Come era prevedibile tutto sold out. Morricone dirige Morricone, l’anteprima del Festival di Ravello che non si lascia “imbavagliare” dal Covid, ha incantato tutti. Meno di duecento poltrone davanti al palco “naturale” del Belvedere di Villa Rufolo, il palcoscenico più bello del mondo, sospeso tra il mare e cielo stellato, all’ombra dei pini marittimi secolari. La Roma Sinfonietta, l’Orchestra del maestro Morricone, per la prima volta in scena dopo la clausura forzata del lockdown e dopo la morte del maestro, come il governatore De Luca ha ricordato “sobrio e elegante con uno stile da signor antico”.
La bacchetta è passata al figlio Andrea che ha una conduzione più eclettica. Accompagnato dal sole che si tuffava a mare ha esordito con “Cinque meditazioni per la pace”, tra cui lo struggente omaggio a Giovanni Falcone. Poi è salito sul palco Mariano Rigillo e la sua voce ha tuonato alcuni brani di “Se questo è un uomo” di Primo Levi, parole che devono rimanere scolpite come sulla pietra. Applausi e commozione per il Gran Finale dedicato al leit motif del Nuovo Cinema Paradiso, ovvero il bacio più lungo della storia del cinema.
Anche in piazza era stato allestito un megaschermo per il bello della diretta. Ma la vera chicca è il dehors del Hotel Rufolo, cent’anni di tradizione, ci sono passati da Palmiro Togliatti a Jacqueline Kennedy, ancora a gestione familiare. I proprietari Rosaria e Luigi Schiavo conservano la grazia antica del ricevere, malgrado la perdita netta del 70 % di quota stranieri in meno rispetto agli anni passati. Andrea Morricone e la sua Orchestra erano loro ospiti. La terrazza profumata di gelsomino si affaccia sul giardino e sul palco del Belvedere. L’acustica è quasi perfetta. Richard Wagner ci arrivò a dorso di mulo, e qui, tra fiori esotici e cortine medievali, conobbe la vera estasi e trovò l’ispirazione per il II atto del Parsifal. Il Festival di Ravello o Festival di Wagner, giunto alla 69 edizione, diventa un luogo della memoria.