Società

Puntuale come un treno giapponese arriva la più temuta: la Peg. Ma non finisce qui

Riprendono “Le avventure di Picc e Peg” cominciate nel post precedente, nel quale abbiamo esaminato il ricovero più lungo del west dal punto di vista delle innumerevoli flebo e dei prelievi e introdotto quella sagoma della Picc: un catetere venoso, del cui posizionamento si è occupata l’incantevole Martina – che traboccante di beltà il mio cuor conquistò.

Nei primi giorni del ricovero – mentre flebo e prelievi impazzavano già – puntuale come un treno veloce giapponese ecco fare capolino una delle notizie tra le più temute che un francesino possa udire: ché poi, non poteva essere puntuale come un Trenitalia nei giorni di sciopero?

Si tratta solo di tre lettere, che a voi non dicono niente, ma per me sono un vero spauracchio: “Hai perso troppo peso Nicolò ed è arrivato il momento della Peg“. Peg: ecco le tanto paventate tre lettere, che significano un buco nello stomaco, un tubicino che protubera in fuori e da collegare a una sorta di flebo nel momento in cui devo alimentarmi e questo finché morte non ci separi.

Accetto, anche perché diversamente avrei dovuto dichiarare bancarotta alla vita nel giro di poco tempo. L’intervento, tranne rari casi, viene eseguito ambulatorialmente in endoscopia… ed ecco a voi uno dei rari casi: “Dalla Tac risulta che dobbiamo intervenire chirurgicamente”, annuncia camice bianco. Ma quanto mi vuole bene la fortuna?

Intanto dalla polmonite procedo a vele spiegate in direzione di una pronta guarigione allorché – un bel dì – comincio a sentire caldo, sempre più caldo: secondo i miei congiunti è solo suggestione, ma io questa “suggestione” intenderei misurarla con un termometro… responso: 40,1 (record personale), ora credo di meritare una standing ovation da parte vostra.

Al crepuscolo il copione si ripete, puntuale anche nei giorni a seguire, questo fintantoché i medici non scoprono mandante – una candida, ma nulla a che vedere con quella vaginale – ed esecutore materiale – la spassosa Picc. Istantaneamente vengo pervaso da un diverso tipo di calore, direi più focoso: “Se cambio la Picc magari rivedrò di nuovo lei: Martina”, e lo striscione d’appendere a uno dei ponti della Valassina – Martina e Nicolò oggi sposi – torna in auge.

Tuttavia a ghiacciare i bollenti ardori ci pensa subito il dottore: “Adesso ti estraiamo la Picc e un collega ti posizionerà un nuovo catetere venoso, il Cvc (Catetere Venoso Centrale)”, tradotto significa che non andrò in endoscopia, il reparto nel quale lavora Martina. Addio occhioni verdi dunque e diamo il “benvenuto” a quel burlone del Cvc, che, in compagnia di Picc e Peg, va a formare un bel triangolo, provocando le gelosie della Picc: “Lui chi è?/Il triangolo no/Non l’avevo considerato” (come da prassi salutiamo il buon Renato, che purtroppo ci segue Zero).

Perdonate la digressione e torniamo al camice bianco che aveva la parola: “Questa volta, però, dovranno darti qualche punto di sutura, perché il catetere si posiziona direttamente sulla giugulare”. Orbene, quindi, bramo dalla voglia di farmi mettere una maglietta: deve essere comodissimo con tre cannucce che ti escono dal collo, e infatti ogni volta è stata ‘na gioia.

Frattanto che la candida tornasse a quell’innocenza e a quella purezza perduta, si progetta l’intervento chirurgico per la Peg con tutti gli annessi e i connessi: persino la data è stata fissata, manco fosse un matrimonio, con tanto di prima notte di nozze da passare in terapia intensiva. Ed ecco che un ulteriore imprevisto si staglia all’orizzonte e il matrimonio si posticipa: comincio a sentire di nuovo caldo, sempre più caldo… e il circo si ripete. Questa volta, memori di quanto accaduto con la candida, i medici individuano subito nel Cvc l’esecutore e il mandante nello stafilococco (ma nulla a che vedere con il “cocco bello”).

Quindi mi liberano da quell’affare infetto, per poi ritrovarmi con un altro Cvc attaccato alla giugulare: “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più […]/Ancora tu, l’incorreggibile/Ma lasciarti non è possibile/No, lasciarti non è possibile” (salutiamo tutti il compianto Lucio Battisti, che mi avrebbe seguito?). Prima di lasciarvi e prima che gli animalisti insorgano rispetto al circo di cui sopra, tengo a precisare: “In questa puntata non sono stati maltrattati animali”, solo un esemplare di disabile…

(continua)