Pietre, bottiglie, petardi ed altri esplosivi contro gli agenti. La protesta pacifica di migliaia di manifestanti a Seattle, contro il razzismo e l’uso eccessivo della forza da parte della polizia, si è trasformata in una vera e propria “rivolta”, come l’hanno definita le stesse autorità. Almeno 45 persone sono finite in manette, mentre sono 21 gli agenti feriti, di cui almeno uno raggiunto da un esplosivo alla gamba e ricoverato in ospedale.
Continuano quindi le tensioni nella città dopo che il primo luglio scorso la polizia ha sgombrato la zona che settimane prima il movimento nato per la protesta contro l’uccisione di George Floyd a fine maggio aveva occupato, la cosiddetta Capital Hill Autonomous Zone. Quella di ieri era intesa come una mobilitazione di solidarietà con i manifestanti a Portland, nell’Oregon, dove anche il sindaco della città, il democratico Ted Wheeler, si è unito ai manifestanti contro l’invio di federali voluto da Donald Trump per riportare l’ordine.
Inizialmente non c’era traccia delle forze dell’ordine vicino alla marcia di Seattle. Più tardi, la polizia ha dichiarato via Twitter che circa una dozzina di persone ha violato il cantiere per la struttura di detenzione della Contea di King. A quel punto è scattata la guerriglia, con manifestanti che hanno anche dato fuoco a un rimorchio e hanno appiccato un incendio in un cantiere, ha reso noto la polizia locale in una serie di tweet. Sono inoltre stati anche vandalizzati edifici ed appiccati incendi, riferisce ancora la polizia che ha detto che i disordini della notte scorsa sono stati una vera “riot”, sommossa.
Ma la tensione resta alta anche a Portland, in Oregon: i manifestanti, in piazza ormai da settimane, non mollano aiutati da un ‘muro di veterani’ che li protegge dai federali. I democratici attaccano l’amministrazione, definendo le tattiche autoritarie usate come un’enorme minaccia alla democrazia, “un assalto in stile militare”. La presenza di agenti federali ha esacerbato le tensioni, con i manifestanti radunati davanti all’edificio della corte distrettuale per chiedere formalmente che lascino la città. Le proteste nelle ultime otto settimane non sempre sono state pacifiche: un gruppo di agitatori, secondo le autorità locali, le ha usate a scopi violenti. I manifestanti di Portland, una delle città più bianche d’America e con un passato razzista, chiedono giustizia razziale, una polizia meno violenta e una soluzione alle disuguaglianze di reddito.
(nella foto la protesta di ieri a Portland, Oregon)