Nei prossimi giorni sono previsti dei sopralluoghi degli uomini del Ris, per individuare eventuali tracce delle violenze. L'appuntato Montella al giudice ha detto che il comandante era a conoscenza delle modalità degli arresti
A cinque giorni dagli arresti di Piacenza gli inquirenti continuano a indagare, mentre il comandante della stazione, Marco Orlando, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip. “È un momento investigativo importante, non posso rilasciare dichiarazioni” si è limitata a dire lasciando la struttura, insieme al sostituto procuratore Antonio Colonna, Grazia Pradella titolare delle indagini dell’operazione Odysseus, che ha svelato come un gruppo di carabinieri infrangessero le legge con “reati impressionanti”: dagli arresti illegali, allo spaccio di droga, dalla tortura ai falsi. La stazione è sequestrata per ordine del giudice per le indagini preliminari, Luca Milani, su richiesta della procura e nei giorni scorsi la Guardia di finanza ha cominciato ad analizzate ordini di servizio, verbali e documenti relativi agli arresti effettuati dai militari per individuare eventuali ulteriori episodi illeciti oltre a quelli già indicati nell’ordinanza nonché per ricostruire le eventuali responsabilità nella catena di comando.
Nei prossimi giorni, inoltre, sono previsti dei sopralluoghi degli uomini del Ris, per individuare eventuali tracce delle violenze che sarebbero state compiute all’interno della caserma. La caserma resterà sotto sequestro almeno per altri dieci giorni: l’avvocato di uno degli indagati, l’appuntato scelto Angelo Esposito, ha infatti fatto richiesta di incidente probatorio. “Avevamo previsto per oggi l’acquisizione documentale e per domani il sopralluogo dei Ris, per noi la caserma poteva essere dissequestrata già mercoledì – ha spiegato il procuratore Grazia Pradella – l’avvocato ha però fatto riserva di incidente probatorio e questo allunga i tempi”. Secondo il legale, Pierpaolo Rivello, la procura aveva chiesto di poter procedere con un accertamento tecnico urgente per poter accertare la presenza di tracce e dna che poi potessero essere comparate con quelle degli indagati. “Ma i fatti contestati – ha sottolineato l’avvocato – risalgono a diversi mesi fa e dunque non c’è l’urgenza necessaria per procedere con l’accertamento tecnico urgente. L’incidente probatorio consentirà a tutti di essere più garantiti e di formulare con più ampiezza i quesiti peritali”. Ormai, ha aggiunto, “nei processi la prova scientifica è fondamentale e dunque è nell’interesse di tutti fare le cose al meglio”.
“In 30 anni no ho mai avuto una sanzione disciplinare, come pensate si possa stare?” ha detto il maresciallo Marco Orlando, comandante della stazione Levante di Piacenza, rispondendo ai giornalisti all’uscita del Tribunale. Il maresciallo, ha spiegato il suo avvocato Antonio Nicoli, si è avvalso della facoltà di non rispondere: “In questa fase abbiamo preferito non rispondere, valuteremo se essere sentiti più avanti”. Orlando, occhiali da sole e una valigetta in mano, è apparso provato. “Non mi sento di dire nulla, potete immaginare umanamente come ci senta – ha detto – Dopo 30 anni di onorata carriera secondo voi come si può stare? Non ho mai avuto una sanzione disciplinare in 30 anni, le mie note caratteristiche sono eccellenti quindi sapete come posso stare”. Il sottufficiale, che è ai domiciliari, è accusato di falso, arresto e perquisizione illegale, abuso d’ufficio, tutti reati commessi in concorso con gli altri carabinieri. Ma Orlando dovrà anche difendersi da quanto affermato da Montella e dagli altri carabinieri durante gli interrogati di garanzia: secondo la loro versione era a conoscenza delle modalità con cui avvenivano gli arresti ed era sempre informato di quello che avveniva nella caserma. Dopo il comandante della stazione sarà sentita la compagna di Montella, Maria Luisa Cattaneo, anche lei agli arresti domiciliari.
Proprio contro Orlando ha puntato il dito una trans che stando al suo racconto veniva minacciata: “Se non collaborati ti fotto”, “Se non collabori ti rispedisco in Brasile”. “Se non collabori in un modo o nell’altro ti frego”,”Se non collabori ti faccio cacciare dall’Italia, tanto non hai neanche il passaporto” le frasi riportate dalla cittadina brasiliana. Dichiarazioni che oggi il carabiniere potrà confutare. Il maresciallo “diceva che dovevamo dargli lavoro, dovevamo collaborare con lui se volevamo vivere sereni a Piacenza” racconta Francesca. Ma non era solo, Orlando. La trans prende il telefonino e mostra la foto in cui ci sono Montella e Falanga con i due spacciatori e le mazzette con i soldi. Li indica come “gli altri due”. Poi prosegue la sua storia. “Quando venivano a casa di Nikita facevamo i festini. Orlando pagava le prestazioni sessuali con la cocaina. Un altro carabiniere piccolino è venuto a casa mia con il mio fascicolo in mano e mi ha chiesto sesso gratis”. I festini c’erano anche nella caserma Levante, almeno quattro secondo Francesca. I carabinieri chiamavano Nikita e lei chiamava le altre transessuali. “Lo sai dove dobbiamo andare”. Una volta nella stazione la scena era sempre la stessa: “c’era droga a go go, eravamo obbligate a fare sesso con il maresciallo e gli altri”. Una notte l’avrebbero anche picchiata. Erano in due. “Una sera – dice – mi hanno beccato in strada, volevano rompermi le scatole. Mi hanno portato ore in giro per i campi a cercare gli spacciatori e poi siamo finiti in caserma”. E che è successo? “Mi hanno chiusa dentro – risponde Francesca – io ad un certo punto ho risposto in maniera aggressiva perché non avevo fatto nulla e mi tenevano là. Allora uno di loro mi ha dato una spinta e mi ha fatto cadere per terra“. Botte che anche altre hanno dovuto subire. “C’è un’altra trans, una mia amica che ora è a Roma, si chiama Flavia, anche lei è stata picchiata dai carabinieri. Molte trans sono state minacciate se non facevano quel che dicevano loro”.
Ma non solo: Giuseppe Montella, l’appuntato considerato figura di spicco del gruppo, nel suo interogatorio ha anche confermato al gip che non ha mai tenuto all’oscuro il suo comandante degli arresti. Orlando, stando a Montella, conosceva dunque le modalità con le quali agiva la ‘squadra’? Sapeva di quegli “atteggiamenti anomali“, come li ha definiti davanti al gip uno dei carabinieri arrestati, del suo appuntato e li ha appoggiati?