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Case popolari, Tribunale di Milano: “Regione Lombardia cancelli l’obbligo per gli stranieri di presentare documenti aggiuntivi”

Il requisito di 5 anni di residenza in regione era già stato dichiarato incostituzionale. Poi la causa è ripresa di fronte al tribunale che ha esaminato anche l’altra questione: la richiesta di fornire documenti del Paese di provenienza - spesso impossibili da ottenere - che attestino l’assenza di proprietà. Asgi, Naga e Cgil Lombardia: "Ora tutti i Comuni lombardi dovranno modificare i bandi"
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La Regione Lombardia è stata condannata a “cancellare dal regolamento regionale per l’accesso agli alloggi pubblici il vincolo della residenza di cinque anni nella Regione e l’obbligo per gli stranieri di presentare documenti del Paese di origine attestanti l’assenza di proprietà“. E’ la decisione del Tribunale civile di Milano dopo l’azione promossa dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), Naga e Cgil Lombardia contro il “carattere discriminatorio“, scrive il giudice, della condotta della Regione relativa a quella parte del provvedimento. Già censurato peraltro dalla Consulta.

Nella causa le associazioni, assistite dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, avevano contestato anzitutto il requisito di 5 anni di residenza nella Regione previsto peraltro anche dalla stessa legge Regionale che regola la materia. Il giudice – ricostruiscono le associazioni – aveva dovuto investire della questione la Corte Costituzionale che, con una sentenza del marzo scorso aveva dichiarato “incostituzionale il requisito”.

La causa è quindi ripresa davanti al Tribunale che ha esaminato anche l’altra questione dei documenti aggiuntivi richiesti agli stranieri (cioè la medesima questione che già aveva visto la condanna del Comune di Sesto San Giovanni). “Anche questa previsione è stata ritenuta illegittima e discriminatoria dal Tribunale, perché la documentazione da presentare per dimostrare l’assenza di proprietà all’estero (basata sull’ISEE) deve essere la medesima sia per italiani che per gli stranieri , restando poi l’obbligo di verifica in capo alla autorità fiscali”, sottolineano Asgi, Naga e Cigl.

“Si pone cosi termine (come già avvenuto nel caso di Lodi) ad una clamorosa ingiustizia che aveva visto escludere dalle graduatorie di tutta la Lombardia numerosi cittadini stranieri in condizioni di bisogno ai quali veniva richiesto di produrre documenti spesso impossibili da reperire – è scritto in una nota -. Ora tutti i Comuni lombardi dovranno modificare i bandi tenendo conto della decisione del Tribunale di Milano e della modifica del Regolamento Regionale”. Le associazioni esprimono quindi “la piena soddisfazione per un risultato che elimina due ostacoli, non solo discriminatori ma anche del tutto illogici, per la creazione di un sistema di accesso agli alloggi basato su una vera equità e sulla attenzione al bisogno”.

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