Distanziamento fisico impossibile a causa del sovraffollamento, nessuna misura di tracciamento, celle isolate per chi ha i sintomi del coronavirus, nessuna protezione per i detenuti anziani e per quelli con malattie pregresse, divieto di procurarsi e indossare mascherine, medicine e disinfettanti disponibili solo quando viene autorizzata la consegna tramite i familiari. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, che fa seguito alle denunce di altre organizzazioni per i diritti umani locali e internazionali, la pandemia da Covid-19 è entrata nelle carceri e nelle stazioni di polizia dell’Egitto.
Il Committee for Justice, citato nel rapporto di Human Rights Watch, parla di 190 sospetti positivi (tra cui una trentina di impiegati e soldati in servizio di vigilanza) in 12 prigioni e 29 stazioni di polizia e di 14 detenuti contagiati in cinque carceri e altrettante stazioni di polizia e poi morti, nella maggior parte dei casi dopo il ricovero in ospedale: due a maggio, 11 a giugno e finora uno a luglio.
Il sistema carcerario egiziano è avvolto dal silenzio. Le visite di familiari e avvocati sono sospese dal 10 marzo, i detenuti che prima svolgevano professioni sanitarie devono occuparsi dei compagni di prigionia ammalati e sono state minacciate azioni legali nei confronti dei giornalisti che parlino o scrivano a proposito della pandemia in modo difforme dalle dichiarazioni ufficiali.
Per contrastare la diffusione della pandemia da Covid-19 nelle carceri, il governo egiziano ha finora disposto il rilascio di 13.000 prigionieri. Troppo pochi, considerando che secondo le Nazioni Unite la popolazione carceraria in tutto il paese è di oltre 114.000 persone.
Salvo pochissime eccezioni, neanche una ventina, i provvedimenti di decongestionamento hanno riguardato solo prigionieri che avevano iniziato a scontare la condanna. Non hanno compreso i detenuti in attesa di giudizio: oppositori, giornalisti, avvocati, attivisti come Patrick Zaky, che ieri a sorpresa ha avuto un’udienza del cui esito si saprà nel corso della giornata, detenuto nel penitenziario di Tora. Che è tra quelli dove il Covid-19 è entrato.