L’Inter di Conte, la Lazio di Lotito, il Napoli di De Laurentiis (e Ancelotti). Come sempre, se la Juventus ha vinto tutti gli altri hanno perso. Stavolta è solo uno “scudetto di cartone”, che arriva al termine di una stagione irrimediabilmente segnata e probabilmente anche falsata dal coronavirus. Dovrebbe far soffrire meno chi è arrivato dietro, invece è proprio il contrario: il rimpianto non è non aver vinto un campionato che non conta quasi nulla. È non essere riusciti a battere la Juve nemmeno nell’anno in cui era possibile farlo.
Per anni si è detto: il dominio bianconero finirà quando ci sarà una rivale all’altezza, ma anche quando calerà la Juve, perché finché i bianconeri saranno una corazzata da 30 vittorie e oltre 90 punti a campionato, la quota scudetto resterà inavvicinabile. Emblematico l’esempio del Napoli di Sarri: il più bel prodotto del calcio italiano degli Anni Duemiladieci, arrivato a un passo dal titolo perché oltre non si poteva spingere (e per i noti errori arbitrali di quel famoso Inter-Juve, ma è un’altra storia). Quest’anno l’atteso calo è arrivato. La Juve ha perso 5 partite, record negativo delle ultime stagioni, per intenderci più dell’Inter di Conte che di sconfitte ne ha solo quattro (ma tutte decisive e negli scontri diretti…). Non ha più la miglior difesa, con De Ligt che nonostante la folle valutazione di oltre 80 milioni ha fatto rimpiangere per tutto l’anno Chiellini. Ma non ha nemmeno il miglior attacco, dove Ronaldo segna a raffica ma fa quasi solo quello, manca un vero numero nove e tutto è affidato al talento di Dybala. Il gioco latita, la personalità è intermittente, la solidità di un tempo smarrita. Eppure i bianconeri hanno vinto lo stesso. E hanno vinto anche abbastanza facilmente.
La colpa è di chi non ha saputo approfittarne. E il Covid non c’entra: è stata una stagione assurda, completamente falsata. L’Inter ha avuto sfortuna a giocarsi il momento cruciale a cavallo del lockdown, la Lazio si è sgonfiata alla ripresa e non avremo mai la riprova di come sarebbe andata in condizioni normali. Ma in realtà prima e dopo il virus il campionato è rimasto lo stesso, solo più brutto, e anche i limiti delle pretendenti al titolo non sono cambiati.
Innanzitutto dell’Inter, l’unico club che in questo momento può davvero competere o almeno aspirare a farlo. L’arrivo di Conte aveva illuso tutti, anche lui stesso, che si potesse vincere subito. Il percorso a Milano sarà graduale, e questo non necessariamente è un male, ma dall’Inter quest’anno onestamente ci si aspettava di più. I nerazzurri sono mancati sempre in tutti i momenti decisivi: in campionato e in Champions, nelle grandi ma anche nelle piccole partite, prima e dopo il Covid. È stata questa la vera costante della stagione. Senza rimuginare sui due scontri diretti, persi abbastanza nettamente, sarebbe bastato alla ripresa vincere partite praticamente già vinte contro Sassuolo, Bologna, Verona per giocarsi fino alla fine il titolo.
Nella classifica dei rimpianti al secondo posto segue la Lazio. Che non era certo costruita per vincere, è tornata in Champions a distanza di 13 anni dall’ultima volta, ha più che superato gli obiettivi stagionali. Eppure il finale lascia comunque l’amaro in bocca: Lotito ha fatto di tutto per riprendere il torneo, anche perché era convinto di poterlo vincere, e l’ha perso in un paio di partite, come era ovvio che fosse.
Nulla si può imputare alla meravigliosa Atalanta, che ha pagato il debutto in Champions, lasciando per strada ad inizio stagione punti che forse non poteva immaginare avrebbero potuto valere lo scudetto. Semmai sul banco degli imputati ci sarebbe anche il Napoli: è passato così tanto tempo che oggi quasi non ce ne ricordiamo più, ma un anno fa di questi tempi gli azzurri dovevano essere la vera alternativa alla Juventus, prima del fallimento di Ancelotti e della guerra tra spogliatoio e società che ha mandato all’aria tutta la stagione. Con un altro allenatore, e senza l’ “ammuina” di De Laurentiis magari oggi avrebbe potuto esserci il Napoli al posto della Juve. Invece no, ci sono sempre i bianconeri. Sarà pure “di cartone”, ma questo scudetto brucia solo ai rivali.