Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Key 2025 apre i battenti e subito mette in mostra "la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”, per usare le parole del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto.
Da oggi, e fino a venerdì 7 marzo, la Fiera di Rimini ospita infatti Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e nel bacino del Mediterraneo, dedicato al futuro dell’energia.
Fra i padiglioni, più di 1.000 espositori (il 20% in più rispetto al 2024), di cui oltre il 30% internazionali. Grazie al supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice, alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore e a una rete di agenti diffusa capillarmente in tutto il mondo, in fiera sono presenti circa 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da più di 50 Paesi, con Nord Africa, Medio Oriente, Balcani ed Est Europa che costituiscono le aree più rappresentate.
Questa mattina, sotto la Cupola Lorenzo Cagnoni, nella Hall Sud, sì è tenuta l’Opening Ceremony, col ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. Dopo i saluti di Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, sono intervenuti Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia-Romagna, Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica (Ambiente, Sviluppo Sostenibile, Pianificazione e Cura del Verde Pubblico), Blu Economy, Statistica del Comune di Rimini e Paolo Arrigoni, presidente Gse.
Aprendo la manifestazione, il presidente di Ieg Maurizio Ermeti ha descritto uno scenario globale “nel quale il World Energy Outlook ci ricorda che entro il 2030 le rinnovabili e le fonti non fossili saranno destinate a generare più della metà dell’elettricità mondiale. Il nostro Paese si dimostra virtuoso, perché già nel 2024 le rinnovabili hanno raggiunto il 41,2% del fabbisogno nazionale e si avviano a centrare l’obiettivo 2030 del Piano Nazionale Integrato per l’energia e il Clima, che fissa l’obiettivo intorno al 60%. Per un paese virtuoso c’è bisogno di una fiera virtuosa e Key è esattamente quella fiera, che esalta un settore strategico con ripercussioni straordinarie sull’economia e la competitività. Ciò che rende unica questa manifestazione è il suo approccio, che non si concentra su una singola tecnologia o settore, ma affronta in modo integrato ed a 360° il tema della transizione ed efficienza energetica, puntando molto sull’internazionalizzazione, uno dei grandi obiettivi di Ieg. Tanto che oggi, mentre inauguriamo Key qui a Rimini, stiamo parallelamente inaugurando a Guadalajara una grande edizione di Ecomondo Messico”.
“L’Italia - ha spiegato Pichetto - ha intrapreso, attraverso il Pniec, una chiara direzione energetica, orientata alle rinnovabili e al pragmatismo che serve nella gestione delle fonti tradizionali”. “E’ una rotta - ha proseguito - che vuole aprire all’Italia, perno nel contesto mediterraneo, un ventaglio di potenzialità per la decarbonizzazione, tra cui quella di un nucleare pulito e sostenibile. Compito delle istituzioni è accompagnare con attenzione il nostro tessuto produttivo impegnato in questa sfida, che è insieme globale e territoriale: la manifestazione Key anche quest’anno mette in mostra la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”.
Dal canto suo, il presidente della regione Emilia-Romagna Michele De Pascale ha ricordato come “l’Emilia-Romagna è da sempre terra di innovazione e sostenibilità, valori che trovano in Key - The Energy Transition Expo una vetrina d’eccellenza per il confronto internazionale sulle sfide della transizione energetica, un punto di riferimento per imprese, istituzioni e cittadini impegnati nella costruzione di un futuro più sostenibile, favorendo il dialogo tra ricerca, industria e territori. La nostra regione è in prima linea per promuovere un modello di sviluppo capace di coniugare crescita economica, tutela ambientale e coesione sociale”. E sul tema della transizione ecologica ha aggiunto: “è una delle grandi sfide della nostra epoca, per questo motivo, l’Emilia-Romagna intende guidare il percorso per la neutralità carbonica prima del 2050, attraverso un cambio radicale di mentalità e con l’ambizione di mettere in campo una strategia di medio-lungo periodo realista e con obiettivi chiari: sicurezza nell'approvvigionamento e negli impianti, competitività dei costi e minor impronta di carbonio possibile, investendo su rinnovabili, efficienza energetica e infrastrutture resilienti, ambiti in cui la nostra regione è già oggi laboratorio di innovazione. Non possiamo permetterci ritardi: la transizione energetica dovrà essere concreta, equa e compatibile con l’occupazione e lo sviluppo del nostro sistema produttivo”.
Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica del Comune di Rimini, ha sottolineato: "La diffusione e lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle soluzioni per l’efficienza energetica sono tra le sfide decisive per il futuro del pianeta e sebbene si tratti di temi di portata globale, richiedono necessariamente una presa di coscienza e responsabilità individuale oltre che collettiva. Anche le città e le istituzioni locali possono avere un ruolo importante facendosi promotrici di modelli innovativi di crescita che possa essere sostenibile, sia sotto il profilo ambientale, sia dal punto di vista economico e sociale”.
“Il Key di Rimini è uno degli eventi più importanti per rafforzare il dialogo tra istituzioni, imprese e stakeholder del settore. Il Gse è pronto a mettere a disposizione strumenti, competenze e visione per rendere la transizione energetica non solo un obiettivo, ma un’opportunità di crescita economica, una realtà concreta e sostenibile per tutti - ha sottolineato Paolo Arrigoni, presidente del Gse - Per raggiungere questi obiettivi agiamo principalmente secondo tre direttrici: l’operatività, attraverso la gestione di oltre 30 strumenti di incentivazione per accelerare la diffusione delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile e delle Comunità Energetiche; il supporto, tecnico e operativo alle imprese, Pmi, grandi ed energivore e alla Pa; l’innovazione digitale, attraverso l’implementazione di strumenti avanzati come la Mappa Interattiva delle Cabine Primarie per le Cer, la Pun (Piattaforma Unica Nazionale delle infrastrutture di ricarica pubbliche per la mobilità elettrica), la Pai (Piattaforma delle Aree Idonee per impianti Fer), e la Piattaforma di Monitoraggio Pniec, che centralizzano e mettono a disposizione dati essenziali per la pianificazione e l’attuazione delle politiche energetiche del Paese”.
Ambiente & Veleni
Le bonifiche “invisibili” di Taranto: spesi 60 milioni in studi e progetti, ma per la città non sono serviti. “Abbiamo bisogno di tempo”
Vera Corbelli, la commissaria straordinaria per le bonifiche, ha chiesto studi e progetti, firmato protocolli d'intesa, e distribuito fiumi di denaro. Solo all'Autorità Portuale sono andati 18 milioni di euro. I lavori? Le scuole al rione Tamburi, i rifiuti del Mar Piccolo e la messa in sicurezza dell'ex Cemerad, dove sono stoccati rifiuti radioattivi. Lei si difende: "Potevo bonificare con interventi veloci e mirati, ma non avremmo risolto gli atavici problemi: ho scelto di studiare in modo multidisciplinare i danni causati dall’inquinamento per trovare soluzioni efficaci"
“Il gip Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva”. Alle ore 14.14 del 26 luglio 2012, l’Ansa conferma quanto è nell’aria da giorni, con i blocchi degli operai lungo la statale Appia e nel cuore di Taranto. Iniziano 8 anni di promesse evaporate, escamotage giuridici, licenziamenti. Otto anni di piani di rilancio mancati e svolte ambientaliste lasciate in un cassetto, otto anni persi al termine dei quali la più grande acciaieria d’Europa, cuore pulsante della siderurgia italiana e “mostro” tentacolare in grado di soffocare una città, è agonizzante. Questa è la storia di un’occasione persa, insieme a migliaia di posti di lavoro sfumati e decine di vite spezzate. La storia di un’opportunità andata in fumo, dispersa come “minerale” nel vento. (a cura di f.c. e a.t.)
Da un lato una visione, un progetto, un’idea. Dall’altra la realtà, crudele e quotidiana. Il dilemma della bonifica di Taranto dopo il presunto disastro ambientale causato dai veleni dell’Ilva è tutta qui. Da un lato Vera Corbelli, la commissaria straordinaria per le bonifiche nominata dal governo di Matteo Renzi nell’estate 2014 e confermata dal primo governo Conte nell’estate scorsa, dall’altra gli operai e gli abitanti del capoluogo jonico, dilaniato dal dilemma salute-lavoro. In cinque anni dalla sua nomina, Vera Corbelli ha speso oltre 60 milioni di euro, ma per i tarantini quelle bonifiche sono ferme, non si sono mai viste.
Esiste un gap tra l’immenso studio fatto dal commissario e la percezione dei cittadini: un divario apparentemente ciclopico che è spiegabile solo attraverso la conoscenza approfondita delle parti in gioco. Su un estremo c’è la geologa calabrese Corbelli: donna di scienza, di studi, di progetti. Su quello opposto una città esasperata, disillusa e indolente, con il vizio di innalzare o seppellire chiunque si avvicini al suo dramma. “Potevo semplicemente bonificare i siti indicati dal ministero con interventi veloci e mirati, ma non avremmo risolto gli atavici problemi di Taranto: ho scelto di studiare in modo multidisciplinare i danni causati dall’inquinamento per trovare soluzioni efficaci e garantire al territorio la possibilità di produrre anticorpi che possano domani evitare il ritorno a queste drammatiche condizioni”.
Nel suo piccolo ufficio al quinto piano della Prefettura di Taranto, Vera Corbelli per la prima volta spiega in modo dettagliato il suo lavoro. Per due ore parla in modo appassionato ed estremamente tecnico: falde, campionamenti, studi, caratterizzazioni, capping, barrieramenti. Ed è qui che emerge il principale limite di questa vicenda: bonificare Taranto non è cosa semplice, anzi. Il territorio ionico non è stato violentato solo dalle emissioni dell’acciaieria. Ci sono i danni creati in Mar Piccolo dalla Marina militare che qui ha la principale base navale del sud Italia. E poi ancora i danni creati nelle terre della provincia dai privati che hanno interrato tonnellate di rifiuti pericolosi arrivati fino alla falda acquifera. C’è la cosiddetta “bomba Cemerad”: un capannone tra Taranto e il piccolo comune di Statte in cui sono conservati centinaia di fusti radioattivi. Serve tempo, insomma. Tanto tempo.
Ma nell’era dei social non basta studiare e avviare i progetti, bisogna saper raccontare i passi compiuti. Soprattutto a Taranto. “Ma cosa devo raccontare? – chiede quasi sorpresa Corbelli – Io sono una scienziata se non ho una validazione di dati io non posso diffonderli. E poi mi creda, tutte le volte che sono stata invitata a qualche convegno o a qualche incontro pubblico, ho cercato di spiegare anche ai giornalisti presenti quello che stiamo facendo. Ma non basta un’intervista di pochi minuti per descrivere tutto. È troppo grande, troppo complesso”. Già, non basta. Nemmeno quegli interventi sono sufficienti. E per i tarantini quelle manifestazioni diventano passerelle. Le verità svelate dalle inchieste giudiziarie hanno esasperato gli animi e amplificato i pregiudizi: lo Stato, qui, è percepito a prescindere quasi come un complice del disastro.
“Taranto – spiega Corbelli – è come un corpo attaccato da batteri: è necessario lavorare non sugli effetti, ma sulle cause affinché in futuro il problema non si ripresenti”. La scienziata campana non vuole semplicemente sanare i danni, vorrebbe affrontare tutto il “problema Taranto”. Ha coinvolto università e Politecnico, contattato centri di ricerca provenienti da diversi Paesi. Lo Svimez lo ha ritenuto un modello facendo di Taranto un caso unico in Italia e nel mondo.
Corbelli ha firmato decine e decine di protocolli di intesa con gli enti pubblici e sostenuto una serie di progetti distribuendo fiumi di denaro. Tra il 2017 e il 2018, per fare qualche esempio, sono stati trasferiti all’Autorità Portuale di Taranto ben 18 milioni di euro. Altri 2 milioni di euro sono finiti nelle casse del Comune ionico. E poi oltre 700mila euro all’Università di Bari, altri 660mila euro al Politecnico. Complessivamente le risorse a disposizione del commissario ammontano a 214 milioni di euro di cui il 99% è già stata impegnato. Le risorse già trasferite sono ben 138 milioni di euro e quelle già liquidate superano di poco i 64 milioni di euro.
Insomma tanti soldi che, però, agli occhi dei tarantini non sono serviti a nulla. Ma Vera Corbelli non ci sta. Elenca i principali interventi e spiega ogni dettaglio. “Per il Mar Piccolo in particolare è stata definita un’azione di sistema articolata in diverse azioni come gli interventi per la mitigazione degli impatti derivanti dagli scarichi, l’abbattimento delle fonti di contaminazione, la bonifica degli ordigni e residuati bellici, persino la tutela, il monitoraggio e la traslocazione di specie di interesse conservazionistico. Come i cavallucci marini che proprio a Taranto hanno trovato casa”. Ma soprattutto dal Mar Piccolo sono già state recuperate montagne di rifiuti: oltre 86 tonnellate di autovetture, 156 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati e ben 197 tonnellate di relitti metallici, eliche, cavi di acciaio e altro materiale. Ed è quest’ultima parte che spiega meglio di altre come l’inquinamento nelle acque ioniche non sia arrivato solo da Ilva, anzi: il principale indagato della vicenda sembra la Marina militare che con le sue basi navali è stato al centro di una feroce polemica nei mesi scorsi. Ora i lavori si stanno concentrando anche sul Mercato Ittico Galleggiante, intervento inizialmente non previsto nella bonifica: “Doveva risolversi tutto con una colata di cemento e invece – ribatte Corbelli – ho bloccato tutto: ho attivato una progettazione olistica che tenesse conto delle complessità”. Presto saranno assegnati i lavori per la fase successiva e al progetto hanno aderito diverse università tra le più prestigiose al mondo.
Ma soprattutto è dell’ex “Cemerad” che il commissario si vanta. La bomba ecologica che aveva portato a Statte, comune alle porte di Taranto, i fusti contenenti materiale radioattivo e poi sorgenti e filtri industriali che contenevano polveri provenienti dall’esplosione e dalla nube radioattiva di Chernobyl. Un’operazione che oggi è al 90% del suo completamento: “Il deposito oggi è in sicurezza e sono stati allontanati oltre 12mila fusti di circa 16.500″. Completo è invece il progetto di bonifica delle scuole del quartiere Tamburi: il primo e unico progetto definito, però, ha il sapore della beffa.
Poco dopo la consegna degli edifici, la procura di Lecce sequestrò le adiacenti collinette ecologiche: costruite negli anni ’70 per proteggere il rione a ridosso dell’Ilva, erano state realizzate con materiali di produzione ritenuti nocivi per la salute. Le scuole furono chiuse per ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci e riaperte solo quando le autorità sanitarie garantirono per la salute degli alunni. Poi è arrivato il Covid e le scuole hanno nuovamente chiuso i battenti. Insomma a distanza di anni ci sono studi in corso e progetti che sulla carta sarebbero in grado di risolvere atavici problemi di un territorio disperato. Ma ai tarantini tutto questo non basta: sono parole e passerelle. E gli studi, come i protocolli di intesa avallati dalle istituzioni locali con i Riva negli anni scorsi, sono carte vuote. Uno scontro difficile da sanare. Impossibile, forse.
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Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - I nuovi assistenti familiari formati nell'ambito del progetto 'Familiar-mente, il valore della cura', frutto della collaborazione tra Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) e Regione Calabria, hanno ricevuto gli attestati oggi, nel corso di una cerimonia ufficiale presso la Cittadella regionale 'Jole Santelli'. Il progetto si conferma come un modello virtuoso di co-progettazione nel settore socio-sanitario, capace di rispondere efficacemente ai bisogni emergenti della popolazione e dei pazienti con sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e altre patologie neurologiche complesse.
"Questo progetto - afferma Caterina Capponi, assessore alle Politiche sociali della Regione Calabria - rappresenta un esempio concreto di come la sinergia tra istituzioni e Terzo settore possa tradursi in opportunità reali per i cittadini e il territorio. Formare assistenti familiari qualificati significa investire in un welfare che risponde alle esigenze delle famiglie e dei pazienti con Sla". Aisla è da oltre 40 anni punto di riferimento per la comunità Sla in Italia. "Formare assistenti familiari - sottolinea Francesca Genovese, presidente Aisla Reggio Calabria - significa garantire cure qualificate e dignità ai pazienti, offrendo un supporto concreto alle loro famiglie".
Nel marzo dello scorso anno, il corso di formazione per assistenti familiari è stato lanciato con lo slogan 'Specializzati in altruismo, il lavoro più bello che ci sia', sottolineando l'importanza di una preparazione qualificata per rispondere alle esigenze dell'assistenza domiciliare a persone non autosufficienti e con patologie complesse. La co-progettazione tra Regione Calabria e Aisla ha dato vita a un'iniziativa che, coinvolgendo il Terzo settore, affronta le difficoltà nell'accesso a operatori qualificati per l'assistenza a persone con Sla. Un concetto ribadito durante la tavola rotonda moderata da Mario Gatto, funzionario regionale, dove i dirigenti Saveria Cristiano e Cosimo Cuomo del Dipartimento Salute e Welfare, Regione Calabria hanno sottolineato: "Questo progetto risponde ai bisogni del territorio e valorizza le competenze del Terzo Settore, essenziale per intercettare e rispondere alle necessità specifiche della popolazione".
Il corso, suddiviso in 72 ore di formazione teorica, ha trattato temi cruciali come bioetica, comunicazione non verbale, gestione delle problematiche respiratorie, nutrizione domiciliare enterale, supporto psicologico e cure palliative. I docenti, tra cui esperti dei Centri clinici Nemo come Amelia Conte, neurologa; Michela Coccia, fisiatra; Elisa Giove, specialista in comunicazione non verbale; Elisabetta Roma, pneumologa, e Michela Mazzacani, infermiera nurse coach, hanno fornito una preparazione multidisciplinare. A sorpresa, i professionisti hanno realizzato un video-messaggio per i discenti, sottolineando l'importanza di concetti chiave come 'ascolto', 'personalizzazione' e 'squadra', valori fondamentali nell'assistenza domiciliare ad alta intensità.
"Il progetto - osservano Nocera e Mancuso - ha dimostrato un impegno concreto verso un welfare più equo e inclusivo, attraverso una selezione partecipata dei destinatari e un coinvolgimento attivo delle famiglie. La cultura della cura e della relazione sono i principi fondamentali dell'articolo 55 del Codice del Terzo settore". I discenti hanno completato il loro percorso formativo con esperienze pratiche fondamentali. I tirocini residenziali si sono svolti presso la clinica S. Vitaliano a Catanzaro, mentre i tirocini domiciliari sono stati attivati in collaborazione con i provider Home Medicine, Vivisol e l'Asp di Reggio Calabria, coinvolgendo 11 famiglie. Questi tirocini hanno reso concreta l'esperienza dell’assistenza domiciliare per pazienti ad alta complessità.
"Il lavoro di cura non è solo un servizio: è un atto di responsabilità collettiva, un ponte tra fragilità e dignità - conclude Stefania Bastianello, direttore tecnico Aisla - Investire nella formazione degli assistenti familiari non è solo una necessità etica, ma una necessità per un futuro realmente accessibile e inclusivo". La collaborazione tra Aisla e Regione Calabria si conferma quindi un esempio di impegno sociale e innovazione, capace di costruire un welfare partecipato, fondato sulla professionalità e sull'umanità nella cura. Per maggiori informazioni: centroascolto@aisla.it.
Washington, 5 mar. (Adnkronos/Afp) - Gli Stati Uniti hanno sanzionato sette leader Houthi, oltre a un individuo che aveva inviato civili yemeniti a combattere per la Russia in Ucraina. Ieri Washington aveva classificato come 'terrorista' il gruppo militante yemenita.
"Questi individui hanno introdotto di nascosto oggetti di tipo militare e sistemi d'arma nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi e hanno anche negoziato l'acquisto di armi dalla Russia per gli Houthi", ha affermato il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.
Milano, 5 mar. (Adnkronos) - Il filosofo e scrittore Leonardo Caffo, condannato a 4 anni dal Tribunale di Milano per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della sua ex compagna, appare come un "pigmalione moderno" caratterizzato da una "capacità manipolativa" che si infrange contro la forza della donna di reazione e denunciare. Il racconto della vittima "non nasce da volontà di vendetta o di prevaricazione sui diritti paterni, ma dalla volontà di uscire da quella situazione divenuta ormai patologica, deleteria". E' la sintesi delle motivazioni dei giudici della quinta sezione penale che lo scorso 10 dicembre hanno emesso la sentenza di primo grado.
Da parte della parte offesa non c'è volontà di calunniare l'imputato, sostiene la corte, ma di riprendersi piano piano la sua vita. Caffo reagisce con "schemi patriarcali del tutto inaccettabili" alla scelta della compagna di incontrare l'ex o di scegliere per se stessa, mette in atto "comportamenti mortificanti e vessatori tesi a 'emendare' i difetti della persona offesa" tanto da renderla spesso insicura, ma in particolare - per i giudici - "la violenza soprattutto verbale, ma a volte anche fisica, non è un caso, ma un registro comunicativo proprio del Caffo come è emerso fin dall'inizio, ogni volta che la parte offesa si poneva in contrasto con lui o in contrapposizione".
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - "Evitare una pace ingiusta è una responsabilità politica e morale a cui l'Europa non può sottrarsi" lo ha dichiarato oggi a Parigi Piero Fassino nella sua qualità di Rapporteur sulla crisi Ucraina dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa.
"Le modalità con cui il Presidente Trump - ha sottolineato Fassino - ha fin qui affrontato il conflitto ucraino solleva la legittima e vasta preoccupazione che si accettino condizioni di negoziato e di pace che rappresenterebbero una completa resa ai diktat di Mosca, premiando così l'aggressore e umiliando l'aggredito". "Le scelte - ha concluso Fassino - che l'Unione europea sta assumendo in materia di difesa e sicurezza sono perciò assolutamente ineludibile e urgenti, conciliando i tempi di sua realizzazione con l'urgenza di assicurare all'Ucraina tutto ciò che è necessario per non soccombere all'aggressione russa".
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Key 2025 apre i battenti e subito mette in mostra "la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”, per usare le parole del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto.
Da oggi, e fino a venerdì 7 marzo, la Fiera di Rimini ospita infatti Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e nel bacino del Mediterraneo, dedicato al futuro dell’energia.
Fra i padiglioni, più di 1.000 espositori (il 20% in più rispetto al 2024), di cui oltre il 30% internazionali. Grazie al supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice, alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore e a una rete di agenti diffusa capillarmente in tutto il mondo, in fiera sono presenti circa 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da più di 50 Paesi, con Nord Africa, Medio Oriente, Balcani ed Est Europa che costituiscono le aree più rappresentate.
Questa mattina, sotto la Cupola Lorenzo Cagnoni, nella Hall Sud, sì è tenuta l’Opening Ceremony, col ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. Dopo i saluti di Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, sono intervenuti Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia-Romagna, Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica (Ambiente, Sviluppo Sostenibile, Pianificazione e Cura del Verde Pubblico), Blu Economy, Statistica del Comune di Rimini e Paolo Arrigoni, presidente Gse.
Aprendo la manifestazione, il presidente di Ieg Maurizio Ermeti ha descritto uno scenario globale “nel quale il World Energy Outlook ci ricorda che entro il 2030 le rinnovabili e le fonti non fossili saranno destinate a generare più della metà dell’elettricità mondiale. Il nostro Paese si dimostra virtuoso, perché già nel 2024 le rinnovabili hanno raggiunto il 41,2% del fabbisogno nazionale e si avviano a centrare l’obiettivo 2030 del Piano Nazionale Integrato per l’energia e il Clima, che fissa l’obiettivo intorno al 60%. Per un paese virtuoso c’è bisogno di una fiera virtuosa e Key è esattamente quella fiera, che esalta un settore strategico con ripercussioni straordinarie sull’economia e la competitività. Ciò che rende unica questa manifestazione è il suo approccio, che non si concentra su una singola tecnologia o settore, ma affronta in modo integrato ed a 360° il tema della transizione ed efficienza energetica, puntando molto sull’internazionalizzazione, uno dei grandi obiettivi di Ieg. Tanto che oggi, mentre inauguriamo Key qui a Rimini, stiamo parallelamente inaugurando a Guadalajara una grande edizione di Ecomondo Messico”.
“L’Italia - ha spiegato Pichetto - ha intrapreso, attraverso il Pniec, una chiara direzione energetica, orientata alle rinnovabili e al pragmatismo che serve nella gestione delle fonti tradizionali”. “E’ una rotta - ha proseguito - che vuole aprire all’Italia, perno nel contesto mediterraneo, un ventaglio di potenzialità per la decarbonizzazione, tra cui quella di un nucleare pulito e sostenibile. Compito delle istituzioni è accompagnare con attenzione il nostro tessuto produttivo impegnato in questa sfida, che è insieme globale e territoriale: la manifestazione Key anche quest’anno mette in mostra la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”.
Dal canto suo, il presidente della regione Emilia-Romagna Michele De Pascale ha ricordato come “l’Emilia-Romagna è da sempre terra di innovazione e sostenibilità, valori che trovano in Key - The Energy Transition Expo una vetrina d’eccellenza per il confronto internazionale sulle sfide della transizione energetica, un punto di riferimento per imprese, istituzioni e cittadini impegnati nella costruzione di un futuro più sostenibile, favorendo il dialogo tra ricerca, industria e territori. La nostra regione è in prima linea per promuovere un modello di sviluppo capace di coniugare crescita economica, tutela ambientale e coesione sociale”. E sul tema della transizione ecologica ha aggiunto: “è una delle grandi sfide della nostra epoca, per questo motivo, l’Emilia-Romagna intende guidare il percorso per la neutralità carbonica prima del 2050, attraverso un cambio radicale di mentalità e con l’ambizione di mettere in campo una strategia di medio-lungo periodo realista e con obiettivi chiari: sicurezza nell'approvvigionamento e negli impianti, competitività dei costi e minor impronta di carbonio possibile, investendo su rinnovabili, efficienza energetica e infrastrutture resilienti, ambiti in cui la nostra regione è già oggi laboratorio di innovazione. Non possiamo permetterci ritardi: la transizione energetica dovrà essere concreta, equa e compatibile con l’occupazione e lo sviluppo del nostro sistema produttivo”.
Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica del Comune di Rimini, ha sottolineato: "La diffusione e lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle soluzioni per l’efficienza energetica sono tra le sfide decisive per il futuro del pianeta e sebbene si tratti di temi di portata globale, richiedono necessariamente una presa di coscienza e responsabilità individuale oltre che collettiva. Anche le città e le istituzioni locali possono avere un ruolo importante facendosi promotrici di modelli innovativi di crescita che possa essere sostenibile, sia sotto il profilo ambientale, sia dal punto di vista economico e sociale”.
“Il Key di Rimini è uno degli eventi più importanti per rafforzare il dialogo tra istituzioni, imprese e stakeholder del settore. Il Gse è pronto a mettere a disposizione strumenti, competenze e visione per rendere la transizione energetica non solo un obiettivo, ma un’opportunità di crescita economica, una realtà concreta e sostenibile per tutti - ha sottolineato Paolo Arrigoni, presidente del Gse - Per raggiungere questi obiettivi agiamo principalmente secondo tre direttrici: l’operatività, attraverso la gestione di oltre 30 strumenti di incentivazione per accelerare la diffusione delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile e delle Comunità Energetiche; il supporto, tecnico e operativo alle imprese, Pmi, grandi ed energivore e alla Pa; l’innovazione digitale, attraverso l’implementazione di strumenti avanzati come la Mappa Interattiva delle Cabine Primarie per le Cer, la Pun (Piattaforma Unica Nazionale delle infrastrutture di ricarica pubbliche per la mobilità elettrica), la Pai (Piattaforma delle Aree Idonee per impianti Fer), e la Piattaforma di Monitoraggio Pniec, che centralizzano e mettono a disposizione dati essenziali per la pianificazione e l’attuazione delle politiche energetiche del Paese”.
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Key 2025 apre i battenti e subito mette in mostra "la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”, per usare le parole del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto.
Da oggi, e fino a venerdì 7 marzo, la Fiera di Rimini ospita infatti Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e nel bacino del Mediterraneo, dedicato al futuro dell’energia.
Fra i padiglioni, più di 1.000 espositori (il 20% in più rispetto al 2024), di cui oltre il 30% internazionali. Grazie al supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice, alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore e a una rete di agenti diffusa capillarmente in tutto il mondo, in fiera sono presenti circa 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da più di 50 Paesi, con Nord Africa, Medio Oriente, Balcani ed Est Europa che costituiscono le aree più rappresentate.
Questa mattina, sotto la Cupola Lorenzo Cagnoni, nella Hall Sud, sì è tenuta l’Opening Ceremony, col ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. Dopo i saluti di Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, sono intervenuti Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia-Romagna, Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica (Ambiente, Sviluppo Sostenibile, Pianificazione e Cura del Verde Pubblico), Blu Economy, Statistica del Comune di Rimini e Paolo Arrigoni, presidente Gse.
Aprendo la manifestazione, il presidente di Ieg Maurizio Ermeti ha descritto uno scenario globale “nel quale il World Energy Outlook ci ricorda che entro il 2030 le rinnovabili e le fonti non fossili saranno destinate a generare più della metà dell’elettricità mondiale. Il nostro Paese si dimostra virtuoso, perché già nel 2024 le rinnovabili hanno raggiunto il 41,2% del fabbisogno nazionale e si avviano a centrare l’obiettivo 2030 del Piano Nazionale Integrato per l’energia e il Clima, che fissa l’obiettivo intorno al 60%. Per un paese virtuoso c’è bisogno di una fiera virtuosa e Key è esattamente quella fiera, che esalta un settore strategico con ripercussioni straordinarie sull’economia e la competitività. Ciò che rende unica questa manifestazione è il suo approccio, che non si concentra su una singola tecnologia o settore, ma affronta in modo integrato ed a 360° il tema della transizione ed efficienza energetica, puntando molto sull’internazionalizzazione, uno dei grandi obiettivi di Ieg. Tanto che oggi, mentre inauguriamo Key qui a Rimini, stiamo parallelamente inaugurando a Guadalajara una grande edizione di Ecomondo Messico”.
“L’Italia - ha spiegato Pichetto - ha intrapreso, attraverso il Pniec, una chiara direzione energetica, orientata alle rinnovabili e al pragmatismo che serve nella gestione delle fonti tradizionali”. “E’ una rotta - ha proseguito - che vuole aprire all’Italia, perno nel contesto mediterraneo, un ventaglio di potenzialità per la decarbonizzazione, tra cui quella di un nucleare pulito e sostenibile. Compito delle istituzioni è accompagnare con attenzione il nostro tessuto produttivo impegnato in questa sfida, che è insieme globale e territoriale: la manifestazione Key anche quest’anno mette in mostra la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”.
Dal canto suo, il presidente della regione Emilia-Romagna Michele De Pascale ha ricordato come “l’Emilia-Romagna è da sempre terra di innovazione e sostenibilità, valori che trovano in Key - The Energy Transition Expo una vetrina d’eccellenza per il confronto internazionale sulle sfide della transizione energetica, un punto di riferimento per imprese, istituzioni e cittadini impegnati nella costruzione di un futuro più sostenibile, favorendo il dialogo tra ricerca, industria e territori. La nostra regione è in prima linea per promuovere un modello di sviluppo capace di coniugare crescita economica, tutela ambientale e coesione sociale”. E sul tema della transizione ecologica ha aggiunto: “è una delle grandi sfide della nostra epoca, per questo motivo, l’Emilia-Romagna intende guidare il percorso per la neutralità carbonica prima del 2050, attraverso un cambio radicale di mentalità e con l’ambizione di mettere in campo una strategia di medio-lungo periodo realista e con obiettivi chiari: sicurezza nell'approvvigionamento e negli impianti, competitività dei costi e minor impronta di carbonio possibile, investendo su rinnovabili, efficienza energetica e infrastrutture resilienti, ambiti in cui la nostra regione è già oggi laboratorio di innovazione. Non possiamo permetterci ritardi: la transizione energetica dovrà essere concreta, equa e compatibile con l’occupazione e lo sviluppo del nostro sistema produttivo”.
Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica del Comune di Rimini, ha sottolineato: "La diffusione e lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle soluzioni per l’efficienza energetica sono tra le sfide decisive per il futuro del pianeta e sebbene si tratti di temi di portata globale, richiedono necessariamente una presa di coscienza e responsabilità individuale oltre che collettiva. Anche le città e le istituzioni locali possono avere un ruolo importante facendosi promotrici di modelli innovativi di crescita che possa essere sostenibile, sia sotto il profilo ambientale, sia dal punto di vista economico e sociale”.
“Il Key di Rimini è uno degli eventi più importanti per rafforzare il dialogo tra istituzioni, imprese e stakeholder del settore. Il Gse è pronto a mettere a disposizione strumenti, competenze e visione per rendere la transizione energetica non solo un obiettivo, ma un’opportunità di crescita economica, una realtà concreta e sostenibile per tutti - ha sottolineato Paolo Arrigoni, presidente del Gse - Per raggiungere questi obiettivi agiamo principalmente secondo tre direttrici: l’operatività, attraverso la gestione di oltre 30 strumenti di incentivazione per accelerare la diffusione delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile e delle Comunità Energetiche; il supporto, tecnico e operativo alle imprese, Pmi, grandi ed energivore e alla Pa; l’innovazione digitale, attraverso l’implementazione di strumenti avanzati come la Mappa Interattiva delle Cabine Primarie per le Cer, la Pun (Piattaforma Unica Nazionale delle infrastrutture di ricarica pubbliche per la mobilità elettrica), la Pai (Piattaforma delle Aree Idonee per impianti Fer), e la Piattaforma di Monitoraggio Pniec, che centralizzano e mettono a disposizione dati essenziali per la pianificazione e l’attuazione delle politiche energetiche del Paese”.
Tokyo, 5 mar. (Adnkronos) - Scegliere "tra cooperazione e dominio", consapevoli "che soltanto un rapporto tra uguali nella vita internazionale porta vantaggi diffusi" e che "un sempre maggiore sviluppo del commercio internazionale e della interdipendenza garantiscono la pace nel mondo". Un esempio? "La integrazione fra i mercati giapponese ed europeo è sempre più stretta grazie all'accordo di partenariato economico siglato nel 2019 tra Tokyo e Bruxelles, che ha eliminato i dazi delle esportazioni europee verso il Giappone e viceversa: un accordo lontano da protezionismi di ritorno".
Al terzo giorno della visita ufficiale in Giappone, quello che per gli impegni in agenda si annunciava come il più significativo dal punto di vista dei contenuti politici ed economici, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, interviene sulle questioni che dopo il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump rischiano di sconvolgere gli equilibri internazionali.
Nessuna replica, neanche indiretta, nessuna polemica, ma solo la riaffermazione, con toni pacati e fermi, di concetti sempre ripetuti in varie circostanze e che trovano sponda in un Paese da sempre amico dell'Italia e con il quale la collaborazione è destinata a conoscere un "nuovo slancio" grazie al partenariato strategico entrato in vigore nel 2023.
"Abbiamo costruito insieme -sottolinea il Capo dello Stato parlando agli imprenditori italiani e giapponesi riuniti dalla Keidanren, la Confindustria nipponica- la via della democrazia e della pace nel secondo dopoguerra nel contesto internazionale che emergeva, dopo prezzi altissimi, dal drammatico conflitto mondiale. Giappone e Italia hanno saputo affermare lo stretto legame tra democrazia e prosperità, entrando a buon diritto tra i Paesi industrializzati del G7, seguendo principi come libertà, rispetto, multilateralismo".
"Entrambi Paesi trasformatori, abbiamo saputo fare della laboriosità dei nostri due popoli veicolo per un sempre maggiore sviluppo del commercio internazionale e della interdipendenza, elementi che garantiscono la pace nel mondo".
Posizioni che Mattarella ribadisce al termine dell'incontro con il premier del Paese del Sol levante, Shigeru Ishiba. "L'Italia sa di poter costruire con il Giappone un partenariato sempre più solido, a tutto vantaggio non soltanto dei nostri popoli ma di un ordine internazionale basato sulle regole, libero, aperto, inclusivo, pacifico, con norme certe, applicabili a tutti i Paesi, a prescindere da ogni considerazione di potenza economica o militare".
"Il nostro rapporto bilaterale così intenso e così proficuo -evidenzia il Capo dello Stato- si inserisce nel più ampio contesto delle relazioni tra il Giappone e l'Unione europea", che "si sono rafforzate molto negli ultimi anni. Uno sviluppo a cui l'Italia tiene particolarmente e che sostiene con convinzione, nella convinzione che questo partenariato Tokyo-Bruxelles produca risultati importanti in ambito economico e commerciale, così come nella difesa di principi e di valori che entrambi le parti considerano essenziali".
"La speranza di pace -ripete Mattarella- è una speranza che Giappone e Italia condividono, dando un contributo importante a questo riguardo, con la concezione di società aperte, con mercati aperti alla collaborazione, con disponibilità a collaborare su ogni campo, con qualunque altro Paese, con rispetto reciproco e nella fiducia reciproca. Auspichiamo che questo venga adottato in ogni parte del mondo come criterio per garantire l'approccio e la stabilità della pace".
E a questo proposito non può mancare un riferimento all'Ucraina: "Tokyo e Roma -afferma il Presidente della Repubblica- auspicano che una pace giusta, in linea con i principi della Carta dell'Onu, adeguatamente garantita a livello internazionale, possa essere finalmente trovata per l'Ucraina, per porre fine a questa tragedia che l'aggressione russa tre anni fa ha provocato".