Formidabile Filippo Facci! E’ “costretto” a riprendere un fatto del 1981 – “Grillo, la vera storia dell’incidente mortale” – ma lo fa controvoglia. Un accenno. Gli dedica solo una pagina intera di Libero. Si capisce subito che gode come un riccio a parlarne, ma simula: “Fa abbastanza schifo – scrive – che nel luglio 2020 si debba tornare su questa vecchia storia”. Dice proprio così, e ci torna su ricordando sadomasochisticamente tutte le volte che ne ha parlato: luglio 2007; aprile 2008; febbraio 2013.
Oggi leggiamo che Beppe Grillo affermò: “L’immagine spaventosa dell’incidente non mi abbandonerà mai.” Il commento dice tutto di Facci: “Non sapeva dei giornalisti pronti a perseguitarlo proprio per quell’immagine.” E’ il suo autoritratto. Completato dal passaggio successivo: “Scriviamo perché qualcuno magari non sa, non ricorda, quindi dobbiamo compiere l’operazione un po’ ipocrita di raccontare tutta la storia da capo.” Si definisce ipocrita da solo e dice che parlare di questa storia, nel 2020, fa schifo. Concordiamo con lui: ipocrisia e schifo, in prima pagina su Libero dove campeggia (anche) una foto di Grillo visto che la notizia è vecchia e non merita risalto.
La verità è che questo giornale spesso travalica i limiti del buon senso, esagera, nega l’evidenza, e fa male alla Comunità che dice di difendere. Senza tasse uno Stato non può funzionare, ovvio, niente entrate addio servizi eccetera. Bene. A Libero sanno tutto questo ma vanno da anni in direzione contraria fino al paradosso estremo: “Personalmente preferirei sperperare i miei averi per retribuire delle prostitute – scrive Feltri – piuttosto che cederli a Conte. Non sarebbe molto diverso, ma almeno mi divertirei di più” (22 luglio).
Capisco la vis polemica e la voglia di contrastare il consenso di Conte, ma che giornalismo è questo? Per vendere qualche copia in più davvero si può oltrepassare ogni limite?