In un post su Facebook, il Movimento fondato da Beppe Grillo solleva una serie di quesiti alla luce delle dichiarazioni (e delle presunte omissioni) rese dal governatore nel corso del suo intervento in Consiglio di ieri. Vengono toccati tutti i punti caldi dell'inchiesta che lo vede indagato per frode in pubbliche forniture. In chiusura, i pentastellati si chiedono perché Fontana non "prenda atto del suo fallimento" e decida di "dimettersi"
In attesa che la mozione di sfiducia a Fontana sostenuta da quasi tutti i partiti di opposizione (eccetto la renziana Baffi di Italia Viva) venga calendarizzata in Regione, il Movimento 5 stelle nazionale parte all’attacco del governatore lombardo sul caso dei camici che lo vede indagato per frode in pubbliche forniture. E lo fa su Facebook attraverso 10 domande indirizzate al piano più alto del Pirellone. Una sfilza di quesiti che toccano tutti i punti caldi dell’inchiesta, sollevati dai pentastellati alla luce delle dichiarazioni (e delle presunte omissioni) rese da Fontana nel corso del suo intervento in Consiglio di ieri.
1 – “Perché la Regione Lombardia ha chiesto con affidamento diretto la fornitura di camici proprio alla società del cognato e della moglie di Attilio Fontana?”, si chiedono gli esponenti del Movimento. È il punto di partenza dell’inchiesta, svelata da Report e dal Fatto Quotidiano: a metà aprile la Dama Spa, società del cognato di Fontana Andrea Dini e di cui la moglie detiene il 10 per cento delle quote, ottiene senza gara dalla Regione una fornitura di camici e altro materiale medico da mezzo milione di euro. Un mese dopo quella fornitura è stata trasformata in “donazione” (anche se, riferisce il Corriere, la modifica del contratto non è mai stata registrata).
2 – “Perché Fontana avrebbe fatto un bonifico di 250mila euro al cognato se aveva dichiarato di non sapere nulla?”. Il riferimento è al 7 giugno scorso, quando il governatore dichiarò la sua totale “estraneità ai fatti” e di “non sapere nulla” della procedura tra Aria e Dama, salvo poi dichiarare ieri di aver disposto un bonifico (poi bloccato) nei confronti del cognato per “alleviare l’onere dell’operazione” a suo carico. Cioè per risarcirlo dopo avergli “chiesto” di non andare avanti con l’affare stipulato con la Centrale acquisti.
3 – “Perché Fontana, governatore di una regione italiana, possiede un conto in Svizzera, sul quale nel 2015 Fontana aveva fatto uno ‘scudo fiscale’ per 5,3 milioni detenuti fino ad allora da due ‘trust’ alle Bahamas?”. È il punto su cui Fontana non si è soffermato in aula, sostenendo che sono in corso gli accertamenti da parte della magistratura. Il conto era di proprietà della madre ed è passato a Fontana dopo la sua morte. Tutto dichiarato al Fisco nel 2016 (ma non ai cittadini di Varese che lo avevano eletto sindaco).
4 – “E proprio in merito ai paradisi fiscali, Fontana la pensa come il suo leader Matteo Salvini che nel 2015 tuonava sui social contro chi deteneva milioni sui conti in Svizzera mentre sembra aver cambiato opinione quando un’indagine coinvolge un leghista?”
5 – “Perché Fontana deteneva milioni di euro, frutto a quanto pare di un’eredità, depositati in paradisi fiscali?”. I soldi sono tuttora depositati in un conto svizzero presso la Ubs, ma gestito dalla milanese Unione fiduciaria e correttamente dichiarati all’Erario.
6 – “Fontana può spiegare se, quando si parla di questi milioni, si tratta di denaro nascosto e sottratto al fisco italiano?”. Su questo il governatore è intervenuto in un’intervista a Repubblica, dichiarando che sua madre era una “super-fifona” e che è i soldi sono i regolari “risparmi” dei suoi genitori. Lui stesso non sa perché “li portassero” fuori dall’Italia.
7 – “La Regione Lombardia ha stornato l’acquisto di camici in donazioni, come detto ovunque da Fontana e Salvini o, come riportato da alcuni organi di stampa, questo atto non è mai stato portato a termine?”. Stando a quanto riferito dal Corriere, Regione Lombardia non ha speso 1 euro per quei camici, ma la trasformazione della fornitura in “donazione” non è mai stata registrata. Versione sostanzialmente confermata anche dal legale del governatore, secondo cui “chi non ha rispettato il contratto è stato il cognato”.
8 – “Perché Fontana, davanti al Consiglio Regionale, ha taciuto sul trust alle Bahamas?”. Nel corso dell’intervento di ieri in aula il presidente leghista ha evitato di toccare l’argomento perché “la magistratura sta ipotizzando una diversa ricostruzione relativa al mio coinvolgimento”.
9 – “Perché Fontana ha cambiato versione da un giorno all’altro e ha mentito spudoratamente ai cittadini?”. L’accusa dei pentastellati parte dalle diverse versioni che il governatore avrebbe dato della vicenda tra il 7 giugno (data in cui il caso è esploso su tutti i media) e i giorni scorsi.
10 – “Perché Fontana non prende atto del suo fallimento e si dimette immediatamente liberando i cittadini lombardi e salvando la reputazione e l’immagine della Lombardia?”, chiosano i 5 stelle.