Dunque, sembrava che la storia di M49, alias Papillon, si fosse conclusa con la condanna all’ergastolo nel recinto del Casteller, parco faunistico inserito nel contesto cittadino di Trento. Invece, imprevedibilmente, come tutto ciò che riguarda la Natura, lui ha dimostrato la sua potenza e la sua enorme voglia di vivere la sua vita in libertà. Ha scavalcato, nuovamente, il recinto elettrificato incluso nell’area e poi divelto la recinzione esterna, dandosi alla “fuga da Fugatti”, per la seconda volta.

Mi immagino le facce degli addetti, quando sul monitor di controllo del segnale del radiocollare di Papillon è apparso il puntino al di fuori della recinzione. Sorpresa! L’orso fa di nuovo l’orso e scappa, in barba a tutti. Se ne torna nei boschi della Marzola, montagna che sovrasta Trento dal versante orientale, percorrendo, così pare, lo stesso tragitto che aveva fatto nella fuga precedente.

Pare anche ci sia il sospetto che “qualcuno” abbia aiutato il fuggitivo ad aprire il varco; a detta degli operatori, tale versione pare poco credibile ma, a detta mia, anche loro non è che siano molto credibili, perché hanno sempre impedito qualsiasi forma di trasparenza e informazione sullo stato dell’orso. Quindi chissà dove sta la verità. Molte volte ho chiesto, come consigliere comunale di Trento, di poter accedere alla visita della zona, per verificare come vivesse l’orso e come fosse mantenuto. Top secret, mi è stato risposto, accesso negato, perché l’orso è in gestione alla provincia e non al comune. Bella risposta di trasparenza.

Tant’è che ci ha pensato lui, Papillon, a farci sapere che è vivo, forte e assolutamente non disposto ad accettare la pena dell’ergastolo, inflittagli da un presidente della giunta provinciale incapace di usare razionalità nella gestione della situazione. M49 non ha mai aggredito nessuno, ha però sempre fatto l’orso, cercando cibo anche in malghe e strutture agricole, certamente aggredendo alcuni allevamenti. Siamo di fronte ad un animale che vuole vivere in libertà, come la Natura ha stabilito e, dall’altra parte, abbiamo un livello di capacità gestionale del progetto Life Ursus, che è in decadimento esponenziale da alcuni anni.

Manca la volontà politica di gestire la situazione, con formazione e informazione a cittadini e allevatori, su come convivere con gli orsi, ma direi con i grandi carnivori, dato che lo stesso problema lo abbiamo con la presenza del lupo su altri versanti.

Sono anni che molte associazioni ambientaliste, cito Oipa per puro esempio, rilevano che manca una corretta informazione sui sentieri di montagna e che rilevano che, nelle scuole, non si parla della presenza nei nostri boschi di questi grandi predatori. Eppure sarebbe interessante, nel percorso di scienze della terra, a scuola, inserire lo studio del territorio dove si vive, approfondendo comportamenti e interazioni con gli animali che lo popolano.

Anche questo, però, dovrebbe essere un percorso che parta da una programmazione politica lungimirante, che veda aldilà del “problema orso e lupo” e che invece ne valorizzi la presenza come integrità della biodiversità, patrimonio di un territorio particolarmente ricco di fauna come è il Trentino. Ma qui, ovviamente, entrano in campo schemi diversi da quelli che l’attuale entourage che governa il Trentino vuole mettere in campo. Intanto, Papillon ha ripreso a correre verso la libertà.

Chissà che, forse, data l’eco internazionale della sua storia, anche il presidente Maurizio Fugatti si renda finalmente conto che sarebbe meglio progettare vie diverse dall’abbattimento e dalla cattura. Ma sono un illuso, lo so; il mio timore è che ora abbiano la scusa per procedere all’abbattimento, dato che non risulta “gestibile” e che questo orso non ha accettato la prigionia come avrebbe dovuto. Vedremo l’evoluzione della storia, che promette certamente nuovi episodi a breve.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Non solo soldi ma anche politiche efficaci: così si risolve la questione idrogeologica

next
Articolo Successivo

Australia, Wwf: “Tre miliardi di animali uccisi o costretti a emigrare per via degli incendi. Uno dei peggiori disastri naturali della storia”

next