La proroga dello stato d’emergenza per il coronavirus fino al 15 ottobre. E la possibilità di introdurre nuove limitazioni anti-contagio solo tramite decreti legge, non più con i Dpcm. Sono i paletti inseriti nella risoluzione di maggioranza depositata in Senato dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte. Un testo che impegna anche il governo a non svolgere l’election day nelle scuole e “a individuare gli spazi più adatti ad accogliere le operazioni di celebrazione della tornata elettorale e referendaria dei prossimi 20-21 settembre, preferendo la scelta di non svolgere dette procedure all’interno degli edifici scolastici“. La maggioranza impegna infine il governo “ad assicurare a settembre” il ritorno degli studenti in aula con la “ripresa in presenza delle attività didattiche”.

Il testo della risoluzione è il frutto della mediazione per far digerire la proroga dello stato d’emergenza ai più scettici tra democratici e renziani. Una proroga che il premier Conte a Palazzo Madama ha difeso a più riprese, definendola “inevitabile. Una volta ottenuto il via libera dell’Aula del Senato, la risoluzione arriverà sul tavolo di un nuovo Consiglio dei ministri che già mercoledì potrebbe ratificare la decisione.La maggioranza impegna appunto il governo “a definire come termine ultimo per lo stato di emergenza nazionale il 15 ottobre 2020” e a “definire, altresì, con norma primaria le eventuali misure di limitazione di libertà fondamentali”. Il riferimento a norme primarie significa la necessità di intervenire con decreti legge e non più con i Decreti del presidente del consiglio dei ministri. L’esecutivo, si legge sempre nel testo della risoluzione di maggioranza depositato in Senato, deve “assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nelle fasi attuative dello stato di emergenza”.

Sul tema della scuola, i parlamentari di maggioranza impegnano il governo innanzitutto a evitare che le scuole siano la sede del voto previsto il prossimo 20-21 settembre, quando si terranno le elezioni regionali e il referendum per il taglio dei parlamentari. Un vincolo che è legato anche all’altro impegno imposto al Consiglio dei ministri: “Assicurare a settembre l’ordinario avvio dell’anno scolastico 2020/2021, con la ripresa in presenza delle attività didattiche nelle istituzioni scolastiche nel rispetto delle necessarie misure sanitarie dovute all’emergenza epidemiologica, nonché la ripresa, nel più breve tempo possibile, delle attività universitarie in presenza“.

La maggioranza, inoltre, impegna il governo a “promuovere un preciso piano con tutte le azioni necessarie al fine di favorire la sempre più ordinata ripresa delle attività economiche e sociali, e di assicurare il più tempestivo ritorno alla normalità, nel pieno rispetto delle condizioni sanitarie di sicurezza”. Si impegna ancora l’esecutivo “a mettere in atto tutti gli interventi più adeguati volti a superare le attuali decisioni in materia di chiusura delle strutture residenziali psichiatriche sull’intero territorio nazionale, anche al fine di ridurre la disomogeneità organizzativa che ha investito la gestione di dette strutture durante l’epidemia a causa delle differenti collocazioni regionali, nonché di consentire ai pazienti delle medesime di usufruire delle cure e dei servizi offerti nella maniera più consona possibile, nel rispetto delle imprescindibili norme igienico-sanitarie finalizzate a contrastare e a prevenire la diffusione dei contagi da Covid-19, salvaguardando altresì la salute di utenti e lavoratori attraverso forme di sostegno e agevolazione nell’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuali e nella predisposizione di tamponi e test sierologici“.

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