Per il governatore lombardo Attilio Fontana è un conto “non operativo da decine di anni, penso almeno dalla metà degli anni Ottanta”, come ha dichiarato in un’intervista a Repubblica. Per la newsletter del quotidiano Domani, invece, a fine anni Duemila le operazioni sono continue: nel 2009 il deposito ha in pancia oltre 4 milioni e mezzo di euro, l’anno successivo aumenta di 129mila euro, nel 2011 decresce di mezzo milione, per poi tornare a salire nel 2012 con altri 442mila euro. A fine 2013 ci sono 4.734.478 euro. Tutto gestito fino al 2015 da due trust alle Bahamas, aperti dall’anziana madre del presidente leghista tra il 1997 e il 2005. È solo alla sua morte che poi Fontana li eredita e li denuncia al fisco italiano grazie alla voluntary disclosure.
Il giallo finanziario è emerso per caso nell’ambito dell’inchiesta sui camici: i pm ne sono venuti a conoscenza dopo che nel maggio scorso Fontana ha tentato di erogare, proprio tramite i suoi conti svizzeri, un bonifico da 250mila euro in favore del cognato, Andrea Dini, per risarcirlo dopo avergli “chiesto” di bloccare l’affare da mezzo milione di euro che aveva stipulato con la Regione. La transazione alla fine salta a causa di un alert all’antiriciclaggio, ma la procura ne viene informata d’ufficio. Che non ha perso tempo: come rivelato dal Fatto Quotidiano, i magistrati hanno già intrapreso colloqui informali con le autorità svizzere e stanno valutando una rogatoria per capire meglio il giro del denaro.
Una questione di cui Fontana non ha parlato nel suo atteso discorso in Consiglio regionale, ma che poi ha affrontato in un’intervista a Repubblica. “Quel conto non solo è perfettamente legale e frutto del lavoro dei miei genitori”, ha spiegato il governatore, “ma è dichiarato, pubblico e trasparente”. Nessuna evasione delle tasse, dice: “Mia madre era super-fifona, figurarsi evadere…”. Lui stesso, però, non sa perché i genitori, una dentista e “un dipendente della mutua”, “portassero fuori i loro risparmi”. Ma ora nuovi dettagli arrivano dai documenti bancari allegati al fascicolo della voluntary disclosure cui Fontana ha fatto ricorso nel 2015, scovati dal giornalista da Giovanni Tizian per Domani. Stando alle carte, il primo conto estero viene aperto dalla madre, Maria Giovanna Brunella, nel 1997. Al figlio, che in quel periodo è sindaco di Induno Olona (Varese), viene affidata la “procura”, cioè la delega a operare. Il secondo passaggio avviene nel 2005, quando il patrimonio presente sul primo conto viene spostato in un secondo deposito collegato a un trust con sede a Nassau, nei Caraibi. In questo caso Fontana risulta “erede beneficiario” ed è proprio qui che, riferisce la newsletter Domani, si registrano i movimenti di cassa negli anni successivi. Un periodo durante il quale, secondo l’Agenzia delle entrate che ha redatto il fascicolo sulla voluntary, sono state commesse le “violazioni oggetto di emersione”. Il motivo? “Mancato assolvimento degli obblighi di monitoraggio fiscale”.