“Io mi aspetto che qualcuno esprima dignità, onestà e correttezza, se devo andare a processo non sarà la prima volta. Io ho agito a difesa del mio Paese e quello che ho fatto l’ho fatto in compagnia del premier Conte, ho fatto quello che c’era nel programma di governo non ritengo che ci sia stato un errore o reato. Se qualcuno domani ritiene che sia un reato ne risponderemo in tanti. Vorrà dire che Conte mi accompagnerà un po a Catania e un po’ a Palermo e prenderemo una granita“. Il leader della Lega Matteo Salvini ripete la sua difesa. E lo fa nel corso di una conferenza stampa chi gli chiede cosa si aspetta domani dal voto in Senato sulla richiesta a procedere nei suoi confronti per il caso Open Arms. I senatori, dopo il voto contrario della Giunta per le autorizzazioni, si dovranno esprimere a maggioranza sull’ex ministro dell’Interno leghista, su cui pendono le accuse di “sequestro di persona plurimo aggravato e rifiuto di atti d’ufficio”. L’ex ministro dell’Interno e vicepremier è accusato di plurimo sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver trattenuto a bordo della nave – al largo di Lampedusa – 164 migranti poi fatti scendere su ordine del procuratore di Agrigento, dopo venti giorni. I fatti risalgono all’agosto 2019. L’inchiesta era stata aperta dalla Procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio e poi passata per competenza a Palermo. Per i giudici del Tribunale dei ministri non era possibile invocare ragioni di sicurezza. Un voto che arriva nei giorni in cui la questione migranti, tra sbarchi e denunce di trattamenti inumani, è di nuovo entrata nell’agenda politica.
Per Salvini invece “l’interesse pubblico coinvolto sia di limpida e cristallina evidenza sotto molteplici e svariati profili, che segnano inequivocabilmente la linea su cui si è articolata tutta l’attività della compagine governativa nella gestione dell’evento”. Nella memoria il leader leghista sottolinea che “da un attento esame dei fatti accaduti non può ritenersi sussistere nessuna violazione di norme penali in quanto la condotta che mi viene contestata è insussistente e comunque essa altro non è che un’automatica conseguenza delle scelte politiche effettuate dall’intera compagine governativa nel perseguimento dell’interesse pubblico a un corretto controllo e a una corretta gestione dei flussi migratori nonché a una piena tutela dell’ordine pubblico e, più in generale, un doveroso atteggiamento di salvaguardia delle prerogative costituzionali dello Stato italiano sulla scorta delle relazioni internazionali e del diritto internazionale in condizione di parità con gli altri Stati”. Sulla Open Arms per i giudici i migranti o versavano “in una situazione di grande disagio, fisico e psichico, di profonda prostrazione psicologica e di altissima tensione emozionale che avrebbe potuto provocare reazioni difficilmente controllabili, delle quali, peraltro, i diversi tentativi di raggiungere a nuoto l’isola costituivano solo un preludio”. Ma non solo avevano evidenziato “l’indiscutibile ruolo di primo piano svolto e, per certi versi, rivendicato dal ministro Salvini”.
Pallottoliere alla mano, occorrono 160 voti: sulla carta voti di cui non dispone il leader della Lega, che potrà contare sui suoi 63 senatori, su quelli di Fdi (17) e su quelli di Fi (56): in totale 136 no al processo. Per il sì al processo, invece il Pd (35) e il movimento Cinque Stelle (95) e Leu (5). In totale, di partenza, 135 voti. A cui però si dovrebbero aggiungere i 18 dei renziani che in Giunta, lo scorso 26 giugno, non hanno partecipato al voto, riservandosi una ulteriore valutazione in vista del voto in Aula. È stato lo stesso Renzi ieri sera a ribadire la posizione di Italia Viva: “Su Salvini noi leggiamo le carte e poi decidiamo”. Lo scorso febbraio, Palazzo Madama ha già detto sì al processo per l’analoga vicenda della nave della Guardia costiera, Gregoretti, con 131 migranti bloccati a bordo, lo scorso luglio, al largo di Augusta. In quel caso, in Aula, i voti finali furono 152 a favore del processo, 76 contrari. Un via libera che porterà, a ottobre, l’imputato Matteo Salvini in Tribunale a Catania di fronte al gup. A mandarlo a processo per la vicenda Gregoretti furono i senatori dell’attuale maggioranza giallorossa, dopo una battaglia procedurale scoppiata nella Giunta per il regolamento e il successivo ritiro dei membri di M5S, Pd e Leu dall’ultima seduta della Giunta per le immunità.
Salvini, invece, fu salvato dal processo, – nel febbraio del 2019 – quando ancora era al governo con i 5Stelle e il premier Conte: alla richiesta di processo per il caso Diciotti, sempre relativo allo stop di uno sbarco di migranti in Sicilia, avvenuto nel luglio del 2018, votarono compattamente i senatori dell’allora maggioranza, non prima di un voto su Rousseau che vide la base del movimento M5S chiedere, con il 60% dei voti, di non dare il via libera al giudizio sul leader leghista.
Politica
Open Arms, “ho agito con il premier Conte, era nel programma”. La difesa di Matteo Salvini prima del voto in Senato
Una decisione che arriva a Palazzo Madama nei giorni in cui la questione migranti, tra sbarchi e denunce di trattamenti inumani, è di nuovo entrata nell'agenda politica. Pallottoliere alla mano, occorrono 160 voti di cui non dispone il leader della Lega
“Io mi aspetto che qualcuno esprima dignità, onestà e correttezza, se devo andare a processo non sarà la prima volta. Io ho agito a difesa del mio Paese e quello che ho fatto l’ho fatto in compagnia del premier Conte, ho fatto quello che c’era nel programma di governo non ritengo che ci sia stato un errore o reato. Se qualcuno domani ritiene che sia un reato ne risponderemo in tanti. Vorrà dire che Conte mi accompagnerà un po a Catania e un po’ a Palermo e prenderemo una granita“. Il leader della Lega Matteo Salvini ripete la sua difesa. E lo fa nel corso di una conferenza stampa chi gli chiede cosa si aspetta domani dal voto in Senato sulla richiesta a procedere nei suoi confronti per il caso Open Arms. I senatori, dopo il voto contrario della Giunta per le autorizzazioni, si dovranno esprimere a maggioranza sull’ex ministro dell’Interno leghista, su cui pendono le accuse di “sequestro di persona plurimo aggravato e rifiuto di atti d’ufficio”. L’ex ministro dell’Interno e vicepremier è accusato di plurimo sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver trattenuto a bordo della nave – al largo di Lampedusa – 164 migranti poi fatti scendere su ordine del procuratore di Agrigento, dopo venti giorni. I fatti risalgono all’agosto 2019. L’inchiesta era stata aperta dalla Procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio e poi passata per competenza a Palermo. Per i giudici del Tribunale dei ministri non era possibile invocare ragioni di sicurezza. Un voto che arriva nei giorni in cui la questione migranti, tra sbarchi e denunce di trattamenti inumani, è di nuovo entrata nell’agenda politica.
Per Salvini invece “l’interesse pubblico coinvolto sia di limpida e cristallina evidenza sotto molteplici e svariati profili, che segnano inequivocabilmente la linea su cui si è articolata tutta l’attività della compagine governativa nella gestione dell’evento”. Nella memoria il leader leghista sottolinea che “da un attento esame dei fatti accaduti non può ritenersi sussistere nessuna violazione di norme penali in quanto la condotta che mi viene contestata è insussistente e comunque essa altro non è che un’automatica conseguenza delle scelte politiche effettuate dall’intera compagine governativa nel perseguimento dell’interesse pubblico a un corretto controllo e a una corretta gestione dei flussi migratori nonché a una piena tutela dell’ordine pubblico e, più in generale, un doveroso atteggiamento di salvaguardia delle prerogative costituzionali dello Stato italiano sulla scorta delle relazioni internazionali e del diritto internazionale in condizione di parità con gli altri Stati”. Sulla Open Arms per i giudici i migranti o versavano “in una situazione di grande disagio, fisico e psichico, di profonda prostrazione psicologica e di altissima tensione emozionale che avrebbe potuto provocare reazioni difficilmente controllabili, delle quali, peraltro, i diversi tentativi di raggiungere a nuoto l’isola costituivano solo un preludio”. Ma non solo avevano evidenziato “l’indiscutibile ruolo di primo piano svolto e, per certi versi, rivendicato dal ministro Salvini”.
Pallottoliere alla mano, occorrono 160 voti: sulla carta voti di cui non dispone il leader della Lega, che potrà contare sui suoi 63 senatori, su quelli di Fdi (17) e su quelli di Fi (56): in totale 136 no al processo. Per il sì al processo, invece il Pd (35) e il movimento Cinque Stelle (95) e Leu (5). In totale, di partenza, 135 voti. A cui però si dovrebbero aggiungere i 18 dei renziani che in Giunta, lo scorso 26 giugno, non hanno partecipato al voto, riservandosi una ulteriore valutazione in vista del voto in Aula. È stato lo stesso Renzi ieri sera a ribadire la posizione di Italia Viva: “Su Salvini noi leggiamo le carte e poi decidiamo”. Lo scorso febbraio, Palazzo Madama ha già detto sì al processo per l’analoga vicenda della nave della Guardia costiera, Gregoretti, con 131 migranti bloccati a bordo, lo scorso luglio, al largo di Augusta. In quel caso, in Aula, i voti finali furono 152 a favore del processo, 76 contrari. Un via libera che porterà, a ottobre, l’imputato Matteo Salvini in Tribunale a Catania di fronte al gup. A mandarlo a processo per la vicenda Gregoretti furono i senatori dell’attuale maggioranza giallorossa, dopo una battaglia procedurale scoppiata nella Giunta per il regolamento e il successivo ritiro dei membri di M5S, Pd e Leu dall’ultima seduta della Giunta per le immunità.
Salvini, invece, fu salvato dal processo, – nel febbraio del 2019 – quando ancora era al governo con i 5Stelle e il premier Conte: alla richiesta di processo per il caso Diciotti, sempre relativo allo stop di uno sbarco di migranti in Sicilia, avvenuto nel luglio del 2018, votarono compattamente i senatori dell’allora maggioranza, non prima di un voto su Rousseau che vide la base del movimento M5S chiedere, con il 60% dei voti, di non dare il via libera al giudizio sul leader leghista.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.