Il documento firmato dai capigruppo di M5S, Pd, Iv, Leu e Autonomie tiene in sospeso il dibattito sul fondo salva-Stati: "Prevedere l’utilizzo, sulla base dell’interesse generale del Paese e dell’analisi dell’effettivo fabbisogno". Il testo che deve essere approvato oggi nell'aula del Senato indica al governo le priorità del Piano per la ripresa: in cima alla lista c'è la riforma del fisco, poi l'assegno unico per le famiglie, il proseguo della "tutela del lavoro autonomo" e la riforma degli ammortizzatori sociali
La maggioranza lascia ancora in sospeso il dibattito sul Mes: “Prevedere l’utilizzo, sulla base dell’interesse generale del Paese e dell’analisi dell’effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall’Unione europea per fronteggiare l’emergenza sanitaria”. Così recita il compromesso raggiunto tra le forze politiche che sostengono il governo nella risoluzione di maggioranza sul Piano nazionale di riforma che sarà votata dal Senato nel pomeriggio. Il documento impegna l’esecutivo a valutare se sia necessario utilizzare il pacchetto di misure approvato a Bruxelles, che comprende lo strumento ‘Sure‘ contro la disoccupazione, il fondo della Bei e appunto il famigerato Mes, o meglio la nuova linea di credito pandemica per le spese sanitarie. Come è noto, i partner di maggioranza su questo strumento la pensano diversamente: il Pd è favorevole, così come Italia viva e il ministro della Salute Roberto Speranza, di Leu. Il Movimento 5 stelle invece resta contrario, ritiene che sia inutile e resta diffidente sulle condizionalità. Di fronte alle pressioni, arrivate anche da importanti quotidiani nazionali, il premier Giuseppe Conte però ha ribadito più volte la sua linea: quei 37 miliardi di euro per le spese sanitarie al momento non sono necessari.
La risoluzione di maggioranza, firmata dai capigruppo di M5S, Pd, Iv, Leu e Autonomie, riguarda il Piano nazionale che sarà la base per utilizzare i soldi che arriveranno dal Recovery Fund. Il testo viene votato a Palazzo Madama nello stesso giorno in cui il governo deve incassare il delicato via libera allo scostamento di bilancio da 25 miliardi di euro per finanziare il decreto agosto. Per lo scostamento è previsto infatti che il voto favorevole debba essere a maggioranza assoluta. Non è il caso invece della risoluzione sul Piano di rilancio, che proprio in tema di sanità, su cui aleggia sempre l’ombra del Mes, chiede al governo di “investire ulteriori fondi, potenziando le misure già adottate” per superare, tra l’altro, “le attuali carenze delle Rsa“. La scelta di utilizzare o meno gli strumenti dell’Ue deve essere inoltre oggetto di “un costante rapporto di informazione e condivisione” con il Parlamento.
Nel testo si legge inoltre che il governo deve “adottare rapidamente un Piano per la ripresa nazionale coerente con gli obiettivi delineati nel Pnr e con le recenti strategie dell’Ue in tema di transizione digitale e green deal, da condividere in Parlamento e far vivere nel Paese”. Il Piano deve porre le basi per l’utilizzo “di tutte quelle risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi”. La risoluzione chiede di procedere “in rapporto di sinergia costante tra governo, Parlamento ed enti territoriali”. Tra le priorità individuate dai parlamentari di maggioranza c’è il proseguimento della “azione di tutela del lavoro autonomo già intrapresa con i provvedimenti finora emanati attraverso l’erogazione di specifiche indennità, anche prevedendo misure specifiche per il sostegno al reddito in favore dei lavoratori autonomi, liberi professionisti e per particolari categorie di lavoratori non inclusi nelle tutele delle ordinarie integrazioni salariali”.
La risoluzione impegna poi il governo ad “adottare interventi di riforma fiscale incentrati, oltre che sulla riforma delle imposte dirette, sulla semplificazione degli adempimenti e sulla riforma della giustizia tributaria, sul miglioramento del rapporto tra contribuente e amministrazione finanziaria, nonché sul contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, anche mediante il potenziamento della tracciabilità dei pagamenti”. Inoltre nel testo si chiede di “assicurare la piena attuazione dell’assegno unico, quale primo step di una complessiva riforma delle politiche familiari“. Quella del fisco è, per la maggioranza, in cima alla lista delle riforme.
Tra gli altri impegni chiesti al governo ci sono anche “la riforma degli ammortizzatori sociali, rafforzando e razionalizzando gli strumenti di integrazione al reddito”, anche “rafforzando le politiche attive”. Poi le “misure strutturali” per il turismo, “con particolare riguardo alla riqualificazione della rete ricettiva, al fine di creare le condizioni favorevoli per una rapida ripresa, il consolidamento e il rilancio della filiera allargata“, e ancora la richiesta di “veicolare il complesso dei valori distintivi dell’offerta nazionale in maniera coordinata sia verso i target interni che verso quelli internazionali, anche attraverso l’adozione di misure che incentivino la destagionalizzazione“.