Via libera di tutto il Parlamento a un altro scostamento di bilancio da 25 miliardi. La Camera autorizza la manovra economica con 326 sì, 1 no e 222 astenuti, mentre al Senato i sì sono stati 170 (con 133 astenuti e 4 contrari). Una votazione che assume un significato politico soprattutto a Palazzo Madama: serviva la maggioranza assoluta dell’assemblea e sono arrivati 10 voti in più del necessario (con 133 astenuti e 4 contrari). Di fatto è una risposta che le quattro forze politiche che sostengono il governo Conte 2 hanno dato alle settimane di retroscena sui numeri in bilico del Senato. “È andata bene, la maggioranza è forte”, ha commentato il premier Giuseppe Conte raggiunto dai cronisti davanti a Palazzo Chigi. I voti extra incassati al Senato arrivano da 8 senatori del Misto, 5 ex pentastellati, l’ex forzista Sandra Lonardo (moglie di Clemente Mastella) e i senatori a vita Monti e Cattaneo, a cui si aggiungono Sandro Ruotolo e i due esponenti del Maie. Il centrodestra, invece – parte del quale aveva dato il via libera ai primi due scostamenti durante il lockdown per le prime misure economiche – si è astenuto in modo compatto in entrambi i casi. Anche se le motivazioni hanno avuto sfumature diverse. Approvato con numeri simili pure il piano nazionale delle riforme, cioè le linee guida dei programmi di spesa delle risorse del recovery fund. A Montecitorio i sì sono stati 324 (due in meno rispetto a quello dello scostamento), mentre al Senato 169 (con 137 no).
Mano tesa del ministro Gualtieri alle opposizioni – Prima della votazione al Senato è intervenuto in aula il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri: “Scostamento e Pnr rappresentano bene le due dimensioni dello sforzo che il governo sta effettuando per misurarsi con gli effetti economici della pandemia e per definire le linee di una azione di riforma più ampia per rendere la ripresa duratura e sostenibile”. Il titolare del Tesoro ha ricordato lo “sforzo enorme” fatto finora con misure “per 6 punti percentuali di Pil”, cioè circa 100 miliardi. Di questi, “35 miliardi sono andati e andranno per il lavoro e gli ammortizzatori, più di 40 per le imprese più di 12 per le regioni e gli enti territoriali, più di 11 a sanità, scuola e servizi sociali”. Per il ministro le misure del governo hanno “posto le basi di una ripresa economica che è già in atto, anche se nel 2020 non potrà compensare la caduta del Pil determinata nei mesi più difficili del lockdown”. In più di un passaggio Gualtieri ha poi tentato di lanciare “messaggi di pace” verso il centrodestra anche per convincere un pezzo di opposizione a votare insieme alla maggioranza per onorare gli appelli del Quirinale all’unità di intenti, pur nella divisione delle opinioni. “Molte delle misure che ho anticipato scaturiscono da un dialogo con il Parlamento e l’opposizione e anche di enti locali, comuni e regioni”, ha detto il ministro. “Credo che in questa Aula nessuno si voglia assumere la responsabilità di non fare approvare i bilanci e garantirne l’equilibrio”.
Punti di vista diversi nel centrodestra – L’appello di Gualtieri non è stato accolto dal centrodestra, che ha deciso compatto per l’astensione. Ma tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia non sono mancati i distinguo. “Noi ci asterremo perché vogliamo tendere la mano all’Italia e a gli italiani, ma abbiamo un’impostazione diversa dall’attuale maggioranza che propone ricette economiche degne dei ‘Piani Quinquennali’ dell’Urss applicato con la tecnologia del XXI secolo”, ha dichiarato il vicepresidente vicario dei senatori di Forza Italia, Lucio Malan, durante la sua dichiarazione di voto. La speranza, ha aggiunto, è di “vedere gli impegni realizzati e siamo pronti fin da ora a dare il nostro contributo con un atteggiamento non ostruzionistico“. Più duri i leghisti: “Il governo invoca la collaborazione solo quando fa comodo. Poi però non accoglie le proposte. Il governo vuol fare da solo, la maggioranza vuol fare da sola. Benissimo lo scostamento ve lo votate da soli”, ha chiosato il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo. “Noi dovremmo votare contro il provvedimento, ma per senso dello Stato e di responsabilità nei confronti del Paese non lo faremo. Per questo il voto di Fdi sarà di astensione sullo scostamento e contrario al Pnr”. Lo ha detto il senatore di FdI, Nicola Calandrini, durante le dichiarazioni di voto. “Quale fiducia possiamo avere se avete dilapidato gran parte dei 75 miliardi di scostamento già ottenuti?”, gli fa eco il senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini.