La scoperta è avvenuta grazie a una segnalazione anonima inviata al viceministro: "Episodi simili danno l'idea di una certa cultura che danneggia tutti noi dalle fondamenta. Bisogna cambiare questo modo di fare, bisogna che chi non rispetta le regole capisca che non può più agire impunemente", ha dichiarato l'esponente Cinquestelle, che ha segnalato tutto all'Anticorruzione
Prima di andare in pensione aveva contribuito al rilascio dell’autorizzazione per il conferimento di ramo d’azienda di una società cipriota che si occupa di trivellazioni, ma dopo nemmeno due anni è stato assunto dalla stessa azienda con un contratto di consulenza annuale da 60mila euro più 20mila di bonus. Ma è grazie a una segnalazione anonima arrivata all’ufficio del viceministro dello Sviluppo Economico, Stefano Buffagni, che un ex dirigente del Mise è finito nel mirino dell’Autorità Anticorruzione per aver violato le norme di legge che, per funzionari del suo grado, impongono di non firmare contratti con altre società per almeno tre anni.
Buffagni ha ricevuto una lettera anonima in cui si chiedeva provocatoriamente: “È normale che un direttore generale, il cui parere è stato fondamentale nell’iter di approvazione del conferimento del ramo d’azienda, dopo pochi mesi dal pensionamento cambi casacca ed entri nell’affare come consulente del soggetto poco prima autorizzato? Ma le norme anticorruzione perché vengono scritte se poi vengono tranquillamente trascurate?”.
Così, dal suo ufficio è partita la segnalazione all’Anac grazie alla quale si è potuto accertare che l’ex dirigente andato in pensione a dicembre 2018 aveva ottenuto il contratto di consulenza per un anno dal maggio 2020 per un totale di 60mila euro più 20mila di bonus. E a fargli quell’offerta economica così vantaggiosa è stata proprio un’azienda cipriota impegnata nel settore delle trivellazioni che aveva già incrociato nella sua carriera professionale: l’uomo aveva infatti partecipato all’istruttoria tecnica per le autorizzazioni alle concessioni di quote azionarie della società “per centinaia di migliaia di euro”.
Una pratica vietata dalla legge che, per i dirigenti con poteri organizzativi e negoziali, come in questo caso, impone di non firmare contratti di lavoro con altre società prima che siano passati almeno tre anni dalla fine dell’incarico pubblico. Tanto che, quando l’Anac ha iniziato a svolgere i primi accertamenti, la società cipriota ha deciso immediatamente di stracciare il contratto.
“Una volta raccolta questa segnalazione ci siamo attivati immediatamente proprio per dare un segnale forte. Episodi simili danno l’idea di una certa cultura che danneggia tutti noi dalle fondamenta. Bisogna cambiare questo modo di fare, bisogna che chi non rispetta le regole capisca che non può più agire impunemente. Anche perché arriveranno moltissimi soldi dall’Europa ed è necessario che tutti capiscano che devono essere utilizzati per rilanciare l’Italia e non per gli interessi non puliti di pochi”, ha commentato Buffagni al fattoquotidiano.it.