“Bisogna dare indicazioni chiare e autorevoli: non è vero che il virus non esiste più, io non l’ho mai detto così come non ho detto che è mutato. Ho però affermato, e lo sostengo ancora perché questa affermazione si basa sull’osservazione e la cura diretta dei pazienti, che la situazione clinica oggi è diversa“. Così Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione all’Irccs San Raffaele di Milano e prorettore dell’Università Vita-Salute di Milano, torna sulle polemiche che continuano ad accompagnare l’andamento dell’epidemia di coronavirus in Italia.

“Dire che il virus oggi non sta producendo una malattia clinicamente significativa non vuol dire affatto negare l’esistenza del Sars-Cov-2. Rifiuto in tutti i modi la definizione di negazionista”, ha precisato in un’intervista a Repubblica. “Io – spiega ancora il primario – a differenza di alcune nuove ‘star’ televisive, ho curato davvero i pazienti. Sin dal primo giorno. Sono stato tra i primi ad andare nella zona rossa per aiutare i colleghi di Lodi. Qui al San Raffaele abbiamo dedicato ai pazienti positivi a Covid cinque terapie intensive, dove abbiamo assistito 130 malati gravi. E abbiamo prestato cure anche a 1.300 malati, con sintomatologia medio-grave, ricoverati in altri reparti”.

Zangrillo non nasconde poi il fastidio per le accuse che gli sono state mosse, soprattutto dopo la partecipazione al convegno organizzato tre giorni fa al Senato, a cui ha partecipato anche Andrea Bocelli. “Se colleghi universitari milanesi si permettono di dare del negazionista a chi come me è andato in mezzo ai malati e se ne è preso cura, ne risponderanno“, conclude.

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