Cronaca

Coronavirus – I dati, impennata di nuovi casi: 386 in un giorno (un terzo in Veneto), tre i morti. Cts: “Preoccupati da evoluzione curva”

Sono 112 i nuovi positivi della regione guidata da Luca Zaia a causa del focolaio individuato all'interno del centro per migranti di Casier, in provincia di Treviso. Il numero delle vittime è il più basso registrato da febbraio, ma aumentano i ricoveri, in costante calo da aprile, sono 17 in più rispetto a ieri

Nuova impennata di contagi in Italia nelle ultime 24 ore. Secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute sono 386 i nuovi casi registrati, 100 in più rispetto a ieri, di cui un terzo in Veneto, a causa del focolaio all’interno del Centro accoglienza per migranti di Casier, in provincia di Treviso. Aumentano, comunque, anche i tamponi effettuati: sono 61.858, oltre 5 mila più rispetto a mercoledì. Diminuisce, invece, il numero di morti, sono tre nelle ultime ore: è il numero più basso toccato da febbraio. In totale, quindi, le vittime dall’inizio della pandemia arriva così a 35.132.

I dati degli ultimi giorni “destano preoccupazione e richiedono la massima attenzione da parte di tutti”, hanno sottolineato fonti del Comitato tecnico scientifico dopo la diffusione degli ultimi numeri. Il trend è “in crescita” e c’è il rischio “che la situazione possa sfuggire di mano come avvenuto già in altri paesi europei ed extraeuropei”. Per questo, anche se l’individuazione di nuovi focolai “sta funzionando bene”, bisogna avere “massima attenzione” nel rispetto delle misure di prevenzione, dal distanziamento sociale all’uso della mascherina fino al divieto di assembramento.

Come evidenziato anche dal report settimanale della fondazione Gimbe, inoltre, aumentano anche i ricoveri, che da aprile erano in costante calo. Sono 748 i pazienti negli ospedali che presentano sintomi, 17 in più rispetto a ieri. Stesso discorso per i pazienti in terapia intensiva, sono 47, ieri erano 38. Aumento esponenziale, in un solo giorno, anche dei guariti o dimessi dagli ospedali: sono 765 mentre ieri erano stati 275. In totale, dall’inizio del coronavirus, le persone entrate in contatto con il virus, cioè morti, guariti e attuali positivi (ad oggi 12230) sono 247158.

Rispetto al 29 luglio cambiano anche i dati regione per regione. Mentre ieri quelle a quota zero contagi erano solamente due, infatti, oggi passano a cinque. Si tratta di Umbria, Sardegna, Valle D’Aosta, Molise e Basilicata. Anche se, come sottolinea il report della fondazione guidata da Nino Cartabellotta, solo in sei i casi sono in riduzione, mentre in 15 sono in aumento.

Tra quelle che presentano un incremento, appunto, il Veneto. Nella regione guidata da Luca Zaia, infatti, i nuovi casi sono 112, mentre ieri erano stati 42. Il motivo è il focolaio che ruota attorno al centro migranti di Casier, che conta ad oggi 129 positivi. Nella confinante Lombardia, invece, nella regione in cui, secondo il monitoraggio Gimbe si registrano oltre il 40% dei casi italiani dell’ultima settimana, i nuovi casi sono 88, mentre ieri erano stati 46. Preoccupazione in Lazio per i cosiddetti casi di importazione. Su 18 contagiati in 24 ore, infatti, sei vengono dall’estero: due casi da Capoverde, uno da Moldavia, uno da India, uno da Turchia e uno da Belgio. Proprio sulla crescita della curva pandemica all’estero oggi è intervenuto il ministro Roberto Speranza che ha espresso “preoccupazione” per i numeri in crescita in Europa, sottolineando che “la battaglia non è vinta“. Se da una parte le regioni del sud sono quelle meno colpite dall’aumento dei contagi, dall’altra fa eccezione la Sicilia. Sono 39 i nuovi casi, di cui 28, sottolineano fonti dell’assessorato regionale alla Salute, riguardanti migranti nell’Agrigentino. Undici nuovi casi, poi, si registrano in Toscana, di cui 4 provenienti da un piccolo cluster nel Mugello: ci sono 22 positivi e 360 in isolamento. La maggior parte sono ragazzi di età compresa fra i 18 e i 30 anni, ma ci sono anche tre ragazzi di 13 anni, che frequentavano un centro estivo, dove un educatore è risultato positivo, e un cinquantunenne. In base all’indagine epidemiologica, ad avviare il cluster sarebbe stato un ragazzo albanese che con la famiglia ha partecipato a un funerale in patria a fine giugno.