Le elezioni ci saranno a settembre se la pandemia continuerà ad essere contenuta, ma 12 degli attivisti pro-democrazia di Hong Kong non potranno partecipare perché sono stati “squalificati”. Decine di loro hanno ricevuto la lettera dai funzionari elettorali e non potranno essere eletti per il rinnovo della LegCo, il parlamentino locale. Tra gli eliminati c’è anche Joshua Wong, leader delle proteste di piazza che, ricorda lui stesso, è stato “il più votato con oltre 30mila consensi” alle recenti primarie democratiche. Esclusi anche Dennis Kwok, Alvin Yeung e Tat Cheng del Civic Party; il localista Ventus Lau e Tiffany Yuen, membro di Demosisto, il partito co-fondato da Joshua Wong e ora sciolto; il consigliere distrettuale Lester Shum. Poi, Cheng Kam-mun del Civic Passion e l’ex giornalista Gwyneth Ho.
La decisione delle autorità locali è stata apprezzata dall’Ufficio di collegamento cinese, convinto che le opinioni politiche dei 12 attivisti “avevano superato la linea di fondo della legalità. Come poteva la camera legislativa autorizzare nella sua assemblea questi delinquenti senza scrupoli che cercano di distruggere il modello ‘un Paese due sistemi’ e la prosperità di Hong Kong?”, ha commentato in una nota.
“La scusa che usano – ha scritto Wong su Twitter – è che descrivo la legge sulla sicurezza nazionale come una legge draconiana, il che dimostra che non sostengo questa legge”, ha sottolineato facendo riferimento al provvedimento approvato nelle scorse settimane che mina le libertà di cui gode l’ex colonia britannica – assenti nella mainland China – e l’indipendenza del suo sistema giudiziario.
“Nonostante oltre 610mila cittadini di Hong Kong abbiano votato nelle primarie, Pechino ora ha messo in atto la più grande repressione di sempre sulle elezioni della città, squalificando quasi tutti i candidati per la democrazia, dai giovani gruppi progressisti ai tradizionali partiti moderati. Chiaramente – continua – Pechino mostra totale disprezzo per la volontà dei cittadini di Hong Kong, calpesta l’ultimo pilastro di autonomia della città e tenta di mantenere la legislatura di Hong Kong sotto la sua stretta presa. Tuttavia, al fine di salvaguardare il futuro della città, non ci arrenderemo. La nostra resistenza continuerà e speriamo che il mondo possa stare con noi nella prossima battaglia”.