Nel 2015, all'apice degli arrivi dalla rotta balcanica, Furio Honsell utilizzò il grande complesso dismesso come ricovero di emergenza. Nel 2018 il nuovo sindaco leghista Fontanini ha smantellato l'accoglienza diffusa e i nuovi arrivati sono finiti per strada o nella Cavarzerani. Ora ci sono 400 persone, che dopo l'ordinanza di chiusura non possono uscire. Opposizione di centrosinistra ed ex alleati di estrema destra d'accordo: “E' una bomba ad orologeria”. Cittadini esasperati dalle fughe e dal rumoroso gruppo elettrogeno installato per illuminare e controllare l'area
Di una cosa all’attuale amministrazione comunale di Udine a trazione leghista bisogna dar merito: essere riuscita a mettere d’accordo l’opposizione di sinistra e gli ex alleati dell’estrema destra che sono stati depennati dal consiglio comunale. L’ultimo terreno di scontro (o d’incontro), è l’uso dell’ex Caserma Cavarzerani, alle porte del centro cittadino, oggi gigantesco centro di accoglienza dove vengono portate tutte le persone in ingresso in regione dalla rotta balcanica: oggi è al centro del dibattito per la decisione del sindaco Pietro Fontanini – su richiesta del governatore Massimiliano Fedriga – di istituire una “zona rossa” che impedisca ai richiedenti asilo di uscirne, causa Covid.
La storia della Cavarzerani inizia qualche anno fa: il grande complesso dismesso era stato usato per la prima volta dalla precedente amministrazione di centrosinistra, guidata dall’ex sindaco Furio Honsell, nel 2015, per far fronte alla grande ondata di quei mesi. Le prime persone migranti in arrivo a Udine risalgono a luglio 2013. “Abbiamo cercato di prendere il meglio dei buoni esempi dello Sprar – racconta l’allora assessora comunale alle politiche sociali Antonella Nonino – gestendo l’accoglienza con enti che già la facevano”. Gli arrivi però non diminuiscono, fino ai 1000 dell’inverno del 2014. È in questi mesi che si delinea il futuro di Udine come centro regionale dell’accoglienza. L’amministrazione comunale avvia un tira e molla con il governo per trovare un posto che permetta ai migranti di non stare all’addiaccio. “Volevamo localizzare un punto a Udine che fosse un ricovero d’emergenza“, ricorda Nonino. “La Cavarzerani non era un luogo da tenere aperto all’interno di un’area urbana, ma piuttosto che lasciare le persone per strada era meglio così”.
Nell’aprile 2015 il Comune ha finalmente il via libera per aprire le porte di questa immensa area militare dismessa alle porte del centro cittadino. Da qui comincia la vera vittoria della Lega in città: i residenti sono scontenti e così comincia a diffondersi in città un ritornello la cui eco è ancora viva tra le strade di Udine: “Li ha voluti Honsell”. Portavoce delle critiche più feroci era all’epoca il senatore Mario Pittoni, allora consigliere comunale in forza alla Lega. “Per noi era assolutamente sbagliato cercare solamente di tamponare il fenomeno aprendo la Cavarzerani, il nostro unico obiettivo era fermare completamente i flussi“. La Lega già al tempo sosteneva che a decidere degli arrivi erano le organizzazioni internazionali “che volevano lucrare sugli arrivi mentre la sinistra continuava a dire che era impossibile limitare il fenomeno”.
“L’unica cosa che desideravamo era che questa regione avesse un luogo sicuro”, ricorda Nonino. “Ma alla Regione veniva più facile scaricare sul contesto urbano e la Cavarzerani, che avrebbe dovuto essere una sorta di “porta scorrevole”, è diventata un vero e proprio centro di accoglienza”. Il colpo di grazia è arrivato con l’insediamento del centrodestra in Comune nel 2018: come prima mossa, il sindaco leghista Fontanini ha smantellato il sistema di accoglienza diffusa e i nuovi arrivi sono stati tutti dirottati nell’ex caserma o per strada.
A due anni e mezzo dalle sue elezioni, però, anche il primo cittadino salviniano si è dovuto arrendere all’evidenza: il fenomeno migratorio non si combatte a colpi di slogan. La Cavarzerani non è mai più stata chiusa e ora che all’acuirsi degli arrivi dalla rotta balcanica si è aggiunta l’emergenza sanitaria l’amministrazione comunale si è resa conto che un piano strategico per affrontare la questione sarebbe stato più utile della propaganda elettorale. L’allarme l’ha fatto scattare la notizia di tre positivi al Covid tra le persone migranti giunte a Udine nelle ultime settimane. I tre contagiati sono stati portati in un luogo protetto, mentre l’ex caserma è stata dichiarata “Zona rossa”: nessuno entra, nessuno esce.
Opposizione di centrosinistra ed ex alleati di estrema destra sono oggi schierati dietro lo slogan “la Cavarzerani è una bomba ad orologeria”, mentre i cittadini si preoccupano non solo della situazione sanitaria, ma anche del fatto che tante persone chiuse nello stesso luogo (attualmente nell’ex caserma ci sono circa 400 migranti) non sono mai una bella idea. Ad aggiungere rabbia su rabbia è stata nei giorni scorsi l’installazione di un gruppo elettrogeno per illuminare il recinto della caserma ai fini di controllo: l’ordinanza firmata da Fontanini il 22 luglio scorso prevede infatti che l’area sia presidiata 24 ore su 24 dalle forze dell’ordine per evitare fughe, ma non ha fatto i conti con il rumore assordante che i residenti devono sopportare tutta la notte.
Ovviamente gli animi degli udinesi sono esacerbati. Ma lo sono anche quelli di alcune persone chiuse alla Cavarzerani, come testimoniano alcuni tentativi di fuga mal riusciti. “Al tempo – conclude Nonino – abbiamo inviato tutte le stesse richieste che sta facendo oggi Fontanini al governo. Avrei la tentazione di fargliele copiare, così risparmia tempo… la verità è che del Friuli Venezia Giulia non frega a nessuno, perché alla fine ce la dobbiamo sempre cavare da soli”.