Nel 1991 fu condannato a trent’anni di carcere per l’omicidio dei suoi genitori, che uccise appena ventenne per impadronirsi dell’eredità. Oggi Pietro Maso riceve il reddito di cittadinanza, il sussidio riservato dallo Stato a chi guadagna meno di 9.360 euro l’anno. Lo rivela il settimanale Oggi, citando una lista della fine del 2019 in cui compare Maso. Dopo le verifiche del caso, il sussidio potrebbe essere stato sospeso ma, secondo il periodico, per mesi Maso ha percepito un assegno che può arrivare fino a 780 euro al mese.
Secondo la legge, gli unici condannati che non possono godere di “pensioni, assegni e stipendi a carico dello Stato” sono quelli che hanno precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata, al terrorismo o per truffa ai danni dello Stato. Il delitto compiuto quasi trent’anni fa a Montecchia di Crosara, nel Veronese, non rientra in nessuna di queste categorie. Tornato libero nel 2015, a causa della gravità del reato Maso è stato interdetto dai pubblici uffici “in perpetuo”. Lo conferma il suo avvocato, Marco De Giorgio, che ha seguito la parte dell’esecuzione della pena e quindi non direttamente la vicenda del reddito di cittadinanza.
Anche il legale ritiene che il sussidio, se concesso in passato, potrebbe essergli stato sospeso per la gravità della sua vicenda giudiziaria. De Giorgio si limita a sottolineare che, perché sia perseguito penalmente, si dovrebbe dimostrare la malafede del suo assistito che, invece, potrebbe non essere stato a conoscenza delle limitazioni alla concessione del reddito di cittadinanza e che solo dopo, con controlli a campione, potrebbe aver saputo che non gli spettava.
Maso – riferisce il settimanale – non parla. Il suo ex consigliere spirituale, don Guido Todeschini, commenta dicendo che “sta cercando di ricominciare”, l’ex moglie aggiunge che “dopo tanti momenti difficili oggi sta bene, è un uomo umile che sta cercando di vivere tranquillo. E sì, sta lavorando“. Nel 2016 Maso fu ricoverato in una clinica psichiatrica di Verona. Nei mesi precedenti, i rapporti con le due sorelle erano diventati molto tesi, tanto che le due donne erano state costrette a rivolgersi alle forze dell’ordine dopo aver ricevuto, secondo l’accusa, alcune minacce di morte dal fratello.