A Potenza si indaga su come la procura jonica ha condotto l'indagine relativa alla morte dell'operaio Giacomo Campo, schiacciato dal nastro trasportatore che avrebbe dovuto riparare all'interno dell'Ilva. Tra dissequestri irrituali e repentini e rapporti opachi tra accusa e difesa, storia di un incidente mortale con molte zone oscure
C’è anche il fascicolo per l’omicidio colposo sulla morte dell’operaio Giacomo Campo, rimasto schiacciato nel nastro trasportatore dell’altoforno 4 dell’ex Ilva, tra quelli acquisiti dalla Procura di Potenza che indaga sull’ex procuratore Taranto Carlo Maria Capristo e la sua gestione dell’affare Ilva. Nel processo per l’incidente mortale che vede alla sbarra 9 imputati, infatti, spunta ancora una volta nel collegio difensivo il nome dell’avvocato Giacomo Ragno, condannato nel processo sul “sistema Trani” e ritenuto estremamente vicino a Capristo. Gli inquirenti lucani, guidati dal procuratore Francesco Curcio, stanno cercando di capire se il legame tra Capristo e Ragno abbia consentito al “sistema Trani” (con le condanne del tribunale di Lecce a carico di magistrati e avvocati accusati di aver pilotato indagini e processi in cambio di favori) di estendere la propria influenza anche su Taranto, in particolare sul maxi processo Ambiente svenduto e su alcune inchieste sull’Ilva che proprio Capristo, diventato procuratore a Taranto dopo l’incarico a Trani, guidava come capo dei pubblici ministeri.
Giacomo Campo morì il 17 settembre del 2016: l’uomo, dipendente della ditta dell’appalto Steel Service, quel giorno stava intervenendo per risolvere un inconveniente che rischiava di pregiudicare la funzionalità del nastro trasportatore, ma durante l’intervento rimase schiacciato nell’impianto. A distanza di pochissimi giorni, il nastro fu sottoposto all’esame del consulente della procura, l’ingegner Massimo Sorli, professore ordinario di Meccanica applicata ed aerospaziale del Politecnico di Torino, e immediatamente dissequestrato. Un fatto anomalo, rispetto a quanto accaduto nelle numerose inchieste avviate in fabbrica: in città il provvedimento fu particolarmente discusso visto che il blocco del nastro trasportatore avrebbe interrotto una parte importante dell’attività produttiva della fabbrica.
Fu lo stesso procuratore Capristo a dare la notizia ai giornalisti e in quell’incontro adombrò anche lo spettro di un ipotetico sabotaggio: “Il procuratore Capristo – scrisse il Sole 24 ore pochi giorni dopo il dissequestro – pur non parlando esplicitamente di sabotaggio, ha tuttavia detto che ci sono segnali, attualmente al vaglio dell’autorità giudiziaria, che fanno ipotizzare la presenza di azioni interne ed esterne alla fabbrica contrarie al progetto di risanamento ambientale”. Per giorni la notizia rimbalzò soprattutto tra gli operai sui quali si allungava l’ombra del dubbio per la morte del 25enne. Ma il dissequestro flash servì anche a evitare nuove rogne alla fabbrica, gestita all’epoca dai commissari straordinari: bloccare quel nastro trasportatore per troppo tempo, infatti, avrebbe portato automaticamente allo stop per l’Altoforno 4 che in quel periodo, insieme a Afo1 e Afo2, garantiva la sopravvivenza dello stabilimento.
Insomma una vicenda che la procura potentina intende approfondire per comprendere il ruolo di Capristo nella vicenda e del rapporto con l’avvocato Ragno. Dei rapporti tra i due, proprio ai magistrati di Potenza, ha parlato il giudice Roberto Oliveri Del Castillo, autore del libro “Frammenti di storie semplici” sulla malagiustizia di un ufficio giudiziario che si pensa possa essere quello tranese: il magistrato è stato ascoltato dalla procura lucana come persone informata nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Capristo. Il giudice Del Castillo, che ha svolto la funzione di giudice delle indagini preliminari a Trani, ha infatti raccontato ai colleghi di essere stato invitato proprio da Capristo ad accogliere “velocemente” una richiesta di archiviazione in favore di Ragno: per l’allora procuratore di Trani Capristo “l’accusa era a suo dire infondata e l’avvocato Ragno era un galantuomo vittima di calunnia”. Ma Del Castillo ha raccontato anche che in un’altra occasione si ritrovò un fascicolo nel quale l’avvocato Ragno, difensore di un indagato, gli aveva annunciato un “atteggiamento accusatorio ‘benevolo’ del Capristo” che gli aveva fatto intendere “che il procedimento poteva concludersi in fretta con esito positivo per l’assistito”. A questo, ora si è aggiunto il ruolo di Ragno come difensore in alcune vicende Ilva: quella sulla morte di Campo e soprattutto nel maxi processo Ambiente svenduto, nel quale assiste uno dei massimi dirigenti della fabbrica. Vicende, insomma, su cui ora la Procura di Potenza è intenzionata a fare piena luce.