Una procedura d’urgenza ad hoc per scavalcare la Corte di giustizia europea e assegnare un appalto di 6 anni al Consorzio nazionale servizi. Per un importo totale che si aggira sui 270 milioni. Con buona pace della concorrente Manutencoop, che aveva ottenuto dal Consiglio di Stato una sospensiva sull’esclusione dalla maxi-gara da 475 milioni di euro. Roma Capitale tira dritto sui servizi di global service nelle scuole (pulizie e trasporti, soprattutto), nonostante la feroce guerra in atto fra le cooperative. Con determina dirigenziale 331 del 6 luglio scorso, il Campidoglio dice addio alla Roma Multiservizi e annuncia che i servizi scolastici verranno ereditati fino al 2026 dalla Newco Spa, controllata – proprio come la società precedente – dal Comune attraverso il 51% delle quote, ma di fatto gestita dal Cns, che ne possiederà il 49%. Nel nuovo soggetto confluiranno i circa 2.400 lavoratori oggi impiegati in Multiservizi. Formalmente, il cambio appalto sarebbe dovuto avvenire dal 1 agosto, ma ci sarà una mini-proroga tecnica di 15-20 giorni per formalizzare gli atti della costituzione della nuova società. Entro la fine di agosto la Newco dovrebbe essere totalmente operativa.
La mossa del Campidoglio sta facendo molto discutere. La scelta del socio privato doveva avvenire tramite la gara pubblica “a doppio oggetto” che si è svolta nel 2019, ma alla quale non si è presentato nessuno. L’unica risposta era arrivata proprio dalla Roma Multiservizi in Ati con Rekeep (Manutencoop), ma gli avvocati capitolini l’hanno esclusa perché in quel modo il socio privato sarebbe andato a possedere “solo” il 24% delle quote. Ne è nata una battaglia amministrativa. Il Tar del Lazio ha dato ragione al Comune, ma la procedura è stata bloccata dal Consiglio di Stato, che il 17 febbraio 2020 ha rinviato ogni decisione alla Corte di Giustizia Ue. Considerando i tempi lunghi dell’organo comunitario, l’amministrazione ha quindi deciso di avviare una procedura negoziata – una selezione diretta a chiamata – alla quale ha partecipato proprio il Cns, che si è aggiudicata l’appalto. L’ “affidamento in via d’urgenza” (d.lgs 50/2016, art. 63) è stato lo stratagemma normativo utilizzato per aggirare la sospensiva dei giudici amministrativi. Considerando – spiegano dal Comune – che la Corte dei Conti avrebbe più volte censurato le continue proroghe annuali concesse a Roma Multiservizi e al suo socio privato, ormai dal 2013.
Sulla legittimità dell’assegnazione – che resta sub-judice – è in corso il dibattito. Nel 2014 una corposa relazione del Ministero dell’Economia e Finanze, consegnata all’allora sindaco Ignazio Marino, censurò l’operato della giunta guidata da Gianni Alemanno che nel 2008 assegnò alla Roma Multiservizi un appalto da quasi 150 milioni di euro. Si spiegava che la presenza di soggetti privati rendeva “non configurabile il requisito del controllo analogo che avrebbe consentito l’affidamento senza l’espletamento di una gara”. Sempre nel 2014, il Cns – che all’epoca vedeva la presenza di Salvatore Buzzi nel consiglio di sorveglianza, prima della cacciata in seguito all’esplosione dell’inchiesta Mondo di Mezzo – aveva messo gli occhi sulla prima versione della gara a doppio oggetto, mai svolta per le feroci proteste dei lavoratori e dei consiglieri di opposizione (fra cui l’attuale sindaca Virginia Raggi).
I lavoratori temono che il cambio di società produca una riduzione dei livelli occupazionali effettivi. Il cambio appalto era previsto a 1.800.000 ore contro i 2.100.000 ore attuali. In realtà, spiegano dal Dipartimento capitolino che si occupa delle società partecipate, il contratto vedrà salire le ore a 2.400.000. Fra le coop del consorzio Cns che si occuperà del servizio, al momento si è palesata soltanto la Colaser di Guidonia, che il 27 maggio scorso aveva inviato iniziato una ricognizione fra dipendenti e soci alla ricerca di eventuali motivi ostativi o conflitti d’interesse.