E' il calo maggiore mai registrato e, trattandosi del secondo calo trimestrale consecutivo, porta gli Usa ufficialmente in recessione. La spesa personale sempre nel secondo trimestre è crollata del 34,6%. Il nuovo aumento dei contagi ha fermato le riaperture e costretto milioni di consumatori a ritardare la ripresa di viaggi, shopping e altre normali attività economiche. I disoccupati sono in tutto 17 milioni
Il coronavirus affossa l’economia degli Stati Uniti. Tanto da indurre il presidente Donald Trump a proporre un rinvio delle elezioni presidenziali in programma a novembre per paura di brogli. Nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo si è contratto del 32,9% su base annua, secondo una prima stima diffusa dal Bureau of Economic Analysis. E’ il dato peggiore della storia e, essendo il secondo calo trimestrale consecutivo, porta gli Usa ufficialmente in recessione. Rispetto al precedente trimestre, quando il pil aveva segnato -5%, la diminuzione è stata di circa il 10%. Nel frattempo sono salite a 1,43 milioni le nuove richieste di sussidi di disoccupazione. Il dato segna un incremento di 12mila unità rispetto alla settimana precedente ed è il secondo aumento settimanale consecutivo dopo circa quattro mesi di flessione. I disoccupati sono in tutto 17 milioni, in aumento di 867mila in una settimana.
“Il calo del secondo trimestre riflette la risposta al Covid-19 con gli ordini di ‘stay-at-home’ di marzo e aprile rimossi in alcune aree del paese in maggio e giugno e gli aiuti del governo distribuiti alle famiglie e alle imprese”, afferma il Bureau. La spesa personale sempre nel secondo trimestre è crollata del 34,6%, il calo maggiore mai registrato da quando è iniziata la raccolta dei dati.
La continua ondata di tagli ai posti di lavoro si sta verificando sullo sfondo di un picco di casi di virus che ha portato molti stati a fermare i piani di riapertura delle attività e ha costretto milioni di consumatori a ritardare la ripresa di viaggi, shopping e altre normali attività economiche. Tendenze che hanno costretto molte aziende a ridurre gli addetti o almeno a ritardare l’assunzione.
Dopo la diffusione dei dati la Borsa di Milano, già in rosso come tutti i listini del Vecchio continente complici i pessimi dati economici arrivati dalla Germania, ha ampliato le perdite che in chiusura superato il 3 per cento. Pesa il crollo di Eni che ha chiuso i primi sei mesi del 2020 con una perdita netta di 7,34 miliardi di euro (contro un utile di 1,516 dello stesso periodo dello scorso anno) e una perdita netta di adjusted di 0,66 miliardi.