Sono stati condannati a pene dai 10 ai 12 anni i sei imputati a processo davanti al tribunale di Ancona per la strage di Corinaldo, avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 nella discoteca Lanterna Azzurra, nella quale morirono sei persone, cinque minori e una mamma di 39 anni. La cosiddetta “banda dello spray“, formata da ragazzi tra i 21 e i 23 anni, è stata condannata per omicidio preterintenzionale, lesioni personali ed episodi vari di furti e rapine. Non riconosciuto, invece, il reato contestato di associazione a delinquere.
I sei, provenienti dalla Bassa Modenese, erano stati arrestati nell’agosto del 2019 con l’accusa di aver spruzzato all’interno del locale marchigiano una sostanza urticante. Proprio quella, secondo le indagini, ha causato il fuggi fuggi generale e la conseguente calca che ha portato la morte di Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Emma Fabini, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, e la 39enne Eleonora Girolimini che aveva accompagnato nel locale la figlia, e il ferimento di altre 200 persone. Tutti erano in attesa del dj set del cantante Sfera Ebbasta.
Le pene, rispetto alle richieste del pubblico ministero di condanne dai 16 ai 18 anni, sono state ridotte. Dodici anni e 4 mesi per Ugo Di Puorto, 12 anni e 3 mesi per Raffaele Mormone, 10 anni e 5 mesi per Badr Amouiyah, 11 anni e 3 mesi per Andrea Cavallari, 10 anni e 11 mesi per Souhaib Haddada e 11 anni e 2 mesi per Moez Akari. “Ai miei figli, che sono piccoli, racconterò che giustizia è stata fatta a metà”, ha commentato Paolo Curi, marito di Eleonora in aula insieme a una delle figlie. Presenti all’udienza, l’ultima del processo di primo grado con rito abbreviato, davanti al gup Paola Moscaroli, anche altri familiari: il padre e il fratello di Benedetta, la madre di Daniele e il padre di Mattia. Una settantina in tutto le parti civili in giudizio. “Siamo delusi – ha detto uscendo dall’aula Vitali, riferendosi all’associazione a delinquere non riconosciuta – non ci aspettavamo questa decisione, siamo amareggiati. Aspettiamo l’altro processo”.
L’altro processo è quello inerente al secondo filone d’inchiesta, avviato dalla procura di Ancona per far luce su quanto successo quella notte. L’indagine si concentra sulle condizioni del locale dove è avvenuta la trageda e sulle responsabilità per aver fatto entrare nella discoteca molte più persone rispetto alla capienza. Per questo sono indagate a piede libero 17 persone, tra cui i membri della Commissione di vigilanza dei locali di pubblico spettacolo dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola, i proprietari dell’immobile e i gestori della discoteca, l’addetto alla sicurezza nella notte tra il 7 e l’8 dicembre e due consulenti che, secondo i pm, avrebbero prodotto falsa documentazione. Diversi i reati contestati in questo secondo stralcio, dalla cooperazione in omicidio colposo plurimo aggravato, alle lesioni gravi, fino al disastro colposo e al falso ideologico. Secondo l’accusa, infatti, all’interno del locale non erano garantite le necessarie condizioni di sicurezza in caso di emergenza.
I sei della banda avevano già colpito in passato in diverse parti d’Italia. Due di loro erano già stati arrestati in Francia, il 6 luglio 2019, dopo il furto di alcune collane a Disneyland. Moez Akari e Andrea Cavallari erano con due ragazze: i quattro sono stati bloccati e, dopo esser stati processati davanti al giudice di Chessy per direttissima, sono stati rilasciati.