Le critiche feroci verso il prolungamento dello stato di emergenza sono strabilianti, dal momento che lasciano presupporre che chi le muove ritenga “normale” ciò che è avvenuto negli ultimi anni in Italia. Come se lo stato di emergenza che con il Covid è stato proclamato e ora prorogato fosse una novità assoluta, un unicum, un’anomalia da sanare al più presto.
Certo, ogni stato di emergenza è una sporgenza dell’ordinamento oltre l’ordinamento stesso, un modo per cavarsi d’impaccio nelle situazioni impreviste o che richiedono l’esercizio di poteri straordinari che non possono passare al vaglio degli organi costituzionalmente deputati. Ed è dunque uno strumento da regolare e centellinare. Ma non è la prima volta che in Italia assistiamo a provvedimenti emergenziali. E non sempre si trattava di fronteggiare una minaccia pandemica globale.
Ma andiamo con ordine. La sospensione del tempo ordinario è un tema assai battuto della teoria costituzionale e politologica, almeno a partire dalla dittatura come magistratura romana, per passare, in epoca moderna, allo stato d’assedio rivoluzionario francese e poi al modello di stato di eccezione contemporaneo, il famigerato art. 48 della Costituzione di Weimar.
Lì il presidente della repubblica poteva bypassare il Reichstag per fronteggiare situazioni che richiedevano poteri straordinari e urgenti. Il nostro ordinamento, memore di quel rischio, non prevede propriamente uno stato di eccezione. Tuttavia abbiamo già sentito invocare l’eccezionalità.
Intanto, negli ultimi anni alcune figure hanno assunto una curvatura extra-ordinaria. Penso al presidente della Repubblica, il cui potere è cresciuto a dismisura – con l’avallo di forze politiche del tutto delegittimate e annaspanti – con l’argomento di una, per l’appunto, situazione economica eccezionale. Il suo potere di intervento in tutta una serie di decisioni sulle quali ha scritto Marco Travaglio nel suo editoriale, e su cui dunque non tornerò, era abnorme rispetto al dettato costituzionale.
Ma non abbiamo assistito allo stracciarsi delle vesti dei giuristi e dei politologi (per tacere delle forze politiche), che anzi ringraziavano il provvidenzialismo miracolistico presidenziale proprio in ragione dell’eccezionalità della situazione. Ma non è solo questo. C’è un altro filone ed è quello su cui si basano anche i provvedimenti del governo in discussione. Difatti, negli anni è cambiato l’assetto dei poteri di gestione delle emergenze demandato alla protezione civile. La sospensione dei diritti in ragione di situazioni eccezionali non nasce con il Covid-19.
A partire da un certo momento, l’apparato amministrativo ha preteso mani libere per gestire senza legacci non solo i terremoti e le inondazioni: è l’estensione della logica emergenziale, avvenuto per legge (del 2001), dalle catastrofi naturali ai cosiddetti “grandi eventi”. Ciò ha consentito di invocare quei poteri eccezionali per gestire tutto ciò che veniva qualificato come “grande evento”.
E così in Italia tale potere di sospensione delle regole ordinarie è stato usato nei casi più disparati: grandi eventi sono stati la regata della Coppa Louis Vuitton, i Mondiali di nuoto, l’organizzazione del G8 della Maddalena (poi svoltosi all’Aquila), il congresso nazionale eucaristico a Bari, la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. Tutti eventi “eccezionali” che hanno richiesto misure “eccezionali”.
La vaghezza giuridica dei “grandi eventi” e soprattutto lo scollamento temporale, che non richiede un’emergenza “in atto”, conferiscono al potere politico una facoltà “preventiva” di compressione dello spazio-tempo politico-giuridico ordinario. Come ha scritto Andrea Cardone (che ha parlato anche di “portata tendenzialmente eversiva”): “Per la prima volta nella storia dell’ordinamento italiano il legislatore sembra aver autorizzato il governo all’esercizio del potere derogatorio anche in assenza di una situazione emergenziale (qui come sinonimo di contingibile e urgente) in atto”.
Anche in questi casi, non si sono uditi gli alti lai dei giuristi e dei politologi che oggi gridano al colpo di Stato, all’eversione, alla dittatura contiana dei cosiddetti “pieni poteri” (che non sarebbero esistiti per Matteo Salvini e che non esistono neanche per Conte). Quel che accade oggi, dunque, non è una novità. È anzi il precipitato di anni di elusioni dei controlli e bilanciamenti tra poteri. Stavolta tuttavia con qualche ragione, certo più di quante ne avesse la beatificazione di Madre Teresa.
Francescomaria Tedesco
Professore universitario di Filosofia politica, Ph.D.
Politica - 31 Luglio 2020
Lo stato di emergenza non è una novità: chi lo critica deve soffrire di memoria corta
Le critiche feroci verso il prolungamento dello stato di emergenza sono strabilianti, dal momento che lasciano presupporre che chi le muove ritenga “normale” ciò che è avvenuto negli ultimi anni in Italia. Come se lo stato di emergenza che con il Covid è stato proclamato e ora prorogato fosse una novità assoluta, un unicum, un’anomalia da sanare al più presto.
Certo, ogni stato di emergenza è una sporgenza dell’ordinamento oltre l’ordinamento stesso, un modo per cavarsi d’impaccio nelle situazioni impreviste o che richiedono l’esercizio di poteri straordinari che non possono passare al vaglio degli organi costituzionalmente deputati. Ed è dunque uno strumento da regolare e centellinare. Ma non è la prima volta che in Italia assistiamo a provvedimenti emergenziali. E non sempre si trattava di fronteggiare una minaccia pandemica globale.
Ma andiamo con ordine. La sospensione del tempo ordinario è un tema assai battuto della teoria costituzionale e politologica, almeno a partire dalla dittatura come magistratura romana, per passare, in epoca moderna, allo stato d’assedio rivoluzionario francese e poi al modello di stato di eccezione contemporaneo, il famigerato art. 48 della Costituzione di Weimar.
Lì il presidente della repubblica poteva bypassare il Reichstag per fronteggiare situazioni che richiedevano poteri straordinari e urgenti. Il nostro ordinamento, memore di quel rischio, non prevede propriamente uno stato di eccezione. Tuttavia abbiamo già sentito invocare l’eccezionalità.
Intanto, negli ultimi anni alcune figure hanno assunto una curvatura extra-ordinaria. Penso al presidente della Repubblica, il cui potere è cresciuto a dismisura – con l’avallo di forze politiche del tutto delegittimate e annaspanti – con l’argomento di una, per l’appunto, situazione economica eccezionale. Il suo potere di intervento in tutta una serie di decisioni sulle quali ha scritto Marco Travaglio nel suo editoriale, e su cui dunque non tornerò, era abnorme rispetto al dettato costituzionale.
Ma non abbiamo assistito allo stracciarsi delle vesti dei giuristi e dei politologi (per tacere delle forze politiche), che anzi ringraziavano il provvidenzialismo miracolistico presidenziale proprio in ragione dell’eccezionalità della situazione. Ma non è solo questo. C’è un altro filone ed è quello su cui si basano anche i provvedimenti del governo in discussione. Difatti, negli anni è cambiato l’assetto dei poteri di gestione delle emergenze demandato alla protezione civile. La sospensione dei diritti in ragione di situazioni eccezionali non nasce con il Covid-19.
A partire da un certo momento, l’apparato amministrativo ha preteso mani libere per gestire senza legacci non solo i terremoti e le inondazioni: è l’estensione della logica emergenziale, avvenuto per legge (del 2001), dalle catastrofi naturali ai cosiddetti “grandi eventi”. Ciò ha consentito di invocare quei poteri eccezionali per gestire tutto ciò che veniva qualificato come “grande evento”.
E così in Italia tale potere di sospensione delle regole ordinarie è stato usato nei casi più disparati: grandi eventi sono stati la regata della Coppa Louis Vuitton, i Mondiali di nuoto, l’organizzazione del G8 della Maddalena (poi svoltosi all’Aquila), il congresso nazionale eucaristico a Bari, la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. Tutti eventi “eccezionali” che hanno richiesto misure “eccezionali”.
La vaghezza giuridica dei “grandi eventi” e soprattutto lo scollamento temporale, che non richiede un’emergenza “in atto”, conferiscono al potere politico una facoltà “preventiva” di compressione dello spazio-tempo politico-giuridico ordinario. Come ha scritto Andrea Cardone (che ha parlato anche di “portata tendenzialmente eversiva”): “Per la prima volta nella storia dell’ordinamento italiano il legislatore sembra aver autorizzato il governo all’esercizio del potere derogatorio anche in assenza di una situazione emergenziale (qui come sinonimo di contingibile e urgente) in atto”.
Anche in questi casi, non si sono uditi gli alti lai dei giuristi e dei politologi che oggi gridano al colpo di Stato, all’eversione, alla dittatura contiana dei cosiddetti “pieni poteri” (che non sarebbero esistiti per Matteo Salvini e che non esistono neanche per Conte). Quel che accade oggi, dunque, non è una novità. È anzi il precipitato di anni di elusioni dei controlli e bilanciamenti tra poteri. Stavolta tuttavia con qualche ragione, certo più di quante ne avesse la beatificazione di Madre Teresa.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.