Alla proclamazione del risultato della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati non ha assistito. E’ partito subito verso il posto che non gli ha portato grande fortuna: il Papeete Beach, dove la scorsa estate iniziò la crisi di governo e dove, soprattutto, la sua curva (di consensi) ha cominciato a scendere fino a perdere almeno una decina di punti. Si è consolato con un bagno in mare a Milano Marittima il segretario della Lega Matteo Salvini, dopo che i suoi colleghi senatori a maggioranza hanno dato il via libera al processo per sequestro di persona. “Scusate – ha detto ai fotografi, finito il bagno con il figlio – Questo non è il momento delle foto né delle dichiarazioni, non sono dell’umore giusto”. E allora in un’intervista a 7 Gold gliel’hanno chiesto di questo umore, perché il Corriere della Sera ci titola pure, “l’umore nero”. Ma lui in 12 ore cambia idea: “Io sono con mio figlio e quindi son felice. L’umore nero lo lascio al Corriere della Sera, che tra l’altro ormai è peggio del Fatto Quotidiano dal punto di vista dell’acrimonia, dell’odio e della scorrettezza. Ormai i giornali li leggo poco e niente ed evito il Tg1 e compagnia bella”.
Ma dopo il consueto attacco ai giornali che non gli piacciono (forse perché non lo difendono) l’ex ministro fa capire che in realtà lo spirito un po’ ne ha risentito. In Aula ieri parlava di “regalo” ma non è proprio felice di riceverlo: “Mi sono svegliato come sono andato a letto ieri, tranquillo, un po’ incazzato, ovviamente, per aver subito un’ingiustizia senza senso“. Il copione si somiglia sempre un po’: “Bloccare gli sbarchi, combattere gli scafisti, ridurre i morti, i dispersi, dimezzare gli arrivi di clandestini. Non chiedevo una medaglia ma rischiare 15 anni di carcere per processo aggravato e continuato mi sembra una follia”. Ribadisce il concetto del “voto politico di Pd e M5s” e si immagina già al banco degli imputati: “In quell’Aula dirò ‘signor giudice, ho difeso l’Italia e gli italiani'” dice sempre a Aria Pulita su 7Gold. “A me regalano un processo – insiste – ma in democrazia gli unici giudici della politica sono i cittadini, quindi potranno scappare dalle elezioni ancora per qualche mese ma prima o poi gli italiani esprimeranno il loro giudizio”.
Nel merito, la difesa è sempre la stessa: tutto il governo Conte I era d’accordo, con me firmarono anche Toninelli e Trenta, cioè due ministri M5s. E soprattutto “c’era il totale accordo con il presidente del Consiglio” Giuseppe Conte. Un passaggio che però già ieri era stato contestato, per esempio, dall’ex presidente del Senato Piero Grasso che in Aula aveva detto che dal carteggio emergeva la contrarietà del capo del governo almeno nell’azione insistita di blocco che per la Open Arms – con un centinaio di persone a bordo – durò 19 giorni. “Visto che c’era la disponibilità di altri Paesi europei – ha spiegato Grasso – non c’era necessità del blocco dello sbarco. Il premier è intervenuto non per sostituirsi ma per riparare alle evidenti inadempienze del suo ministro. Anzi, ci sono dichiarazioni pubbliche in cui Salvini si lamenta del fatto che Conte gli ha scritto per farli sbarcare.
Non manca, infine, l’assoluzione piena per il presidente della Lombardia Attilio Fontana sulla questione dei camici del cognato. “E’ ridicola come la mia, è l’unica inchiesta sulla donazione di camici. E’ surreale è solo un ennesimo attacco alla Lega, alla Lombardia e a Fontana, ma i lombardi hanno reagito eroicamente alla bomba atomica che ci è scoppiata in casa”. In realtà il leader della Lega semplifica un po’ troppo una questione un po’ più delicata della semplice “donazione”, come emerso anche negli ultimi giorni con il sequestro di 25mila camici mai consegnati dalla Dama Spa, l’azienda del fratello della moglie. E soprattutto non dice nulla – come d’altra parte Fontana – sul conto in Svizzera e sui trust delle Bahamas con somme milionarie detenute dal governatore della Lombardia.