I numeri sono ancora provvisori, ma il risultato parla chiaro: Ubi banca passa a Intesa Sanpaolo. L’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata da Cà de Sass si è conclusa con un tasso di adesioni superiore al 90% (90,2%, pari a 1,03 miliardi di azioni), battendo tutte le previsioni. In attesa dei dati definitivi, che verranno resi noti entro la mattina del 4 agosto, il ceo di Intesa Carlo Messina parla già di “un’operazione che vede tutti vincitori”. In realtà il traguardo è stato raggiunto tre giorni fa, quando le adesioni all’offerta hanno superato la quota del 66,67% necessaria per controllare l’assemblea straordinaria e quindi procedere alla fusione con Ubi. Ma ora che l’Opas è terminata, l’impresa può dirsi pienamente riuscita. Immediata la reazione in borsa: all’apertura degli scambi il titolo Ubi ha subito guadagnato il 7,6% a 3,68 euro, mentre Intesa Sanpaolo è avanzata dell’1% a 1,75 euro.
La banca guidata da Victor Massiah in realtà ha cercato di opporsi in tutti i modi, sostenendo di voler restare indipendente. La svolta è arrivata nelle settimane scorse, quando Messina ha deciso di rilanciare. Inizialmente l’offerta pubblica di scambio prevedeva 17 azioni di Intesa Sanpaolo di nuova emissione in cambio di 10 di Ubi Banca. Cà de Sass ha poi aggiunto la componente in denaro di 0,57 centesimi per ogni azione, mettendo sul piatto la somma complessiva di 652 milioni di euro. Un rilancio che ha portato molti analisti finanziari a definire “irrinunciabile” l’offerta e che ha convinto i soci di Ubi ad aderire.
Dal momento che è stata superata la soglia del 90%, gli azionisti che fino ad oggi non hanno aderito all’Opas ora hanno la possibilità di chiedere e ottenere da Intesa l’acquisto dei titoli. Come? O incassando il corrispettivo originario dell’offerta, in cambio di un corrispettivo interamente in denaro. In questo caso per stabilire il prezzo di ogni azione bisognerà fare la media del valore del titolo nelle ultime cinque chiusure di Borsa a ritroso dal 30 luglio.
“Siamo convinti che la nostra banca – motore dell’economia reale e sociale – rappresenterà il pilastro della fase di ripresa che il Paese si pone come principale obiettivo”, ha dichiarato Messina. A suo parere, dall’unione fra i due istituti nascerà “una nuova realtà”. Diverse le tappe da rispettare prima di arrivare alla fusione vera e propria con l’ex popolare. La settimana prossima Intesa invierà una lettera al cda di Ubi con la quale si chiederà di convocare l’assemblea dei soci per la nomina di un consiglio d’amministrazione espressione del nuovo socio di maggioranza. L’ipotesi è che l’assemblea si svolga tra il 15 settembre e il 15 ottobre. A fine anno è prevista la cessione di oltre 500 filiali a Bper e delle attività assicurative a Unipol, così come previsto negli accordi già sottoscritti nei mesi scorsi. Mentre si dovrà attendere aprile 2021 per il via libera al progetto da parte di Ubi, in occasione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio. È a quel punto che le nozze saranno completate, dando vita a una banca con in pancia 1,1 trilioni di euro di risparmi degli italiani e ricavi pari a 21 miliardi.