Irene Galletti corre alle prossime regionali per diventare governatrice e già in passato si era occupata di birra. Il quotidiano La Repubblica ha sollevato il caso, ma lei rimanda al mittente le accuse, spiegando che "l'aver contribuito in maniera determinante a sollevare il caso dei rimborsi immoralmente presi dai consiglieri regionali durante il lockdown ha scatenato la reazione scomposta di qualcuno. Hanno cercato presunti scheletri nell’armadio e l’unica cosa che sono riusciti a trovare è una mozione di gennaio, mai approvata, che paradossalmente avrebbe favorito i competitor del mio compagno"
“Dallo scorso anno sto lavorando a una legge regionale che istituisca contributi per la creazione di una filiera della birra 100% made in Tuscany e, subito dopo le elezioni, la presenterò in Consiglio regionale”. Irene Galletti è candidata dal Movimento 5 stelle alla guida della regione Toscana e una delle battaglie della sua campagna elettorale riguarda la birra artigianale. Come riferisce La Repubblica Firenze, al termine di una visita presso alcuni birrifici tra Pietrasanta, Pisa e Livorno, ha dichiarato che “si tratta di un’eccezionale opportunità di sviluppo per un settore capace di creare posti di lavoro e di fare innovazione produttiva”. Da qui l’idea di creare un fondo ad hoc per “per garantire agli agricoltori i contributi necessari all’acquisto di macchinari per la maltazione dell’orzo e, in generale, all’innovazione dei modelli produttivi”. Ma il problema, secondo il quotidiano, è che la birra è un affare di famiglia. Il compagno della candidata M5s, Francesco Serretti, è socio amministratore della società “Luppolo di mare” che si occupa di coltivazione di cereali e pure di produzione di birra.
L’azienda in realtà ha ottenuto poco più di 2mila euro di finanziamenti da fondi europei, erogati dall’agenzia regionale Artea, che – fa sapere la stessa Galletti – “non hanno nulla a che fare” con il suo progetto di legge (mai approvato). Ma tutto rischia comunque di creare un caso. Anche perché la pentastellata ha dichiarato di volersi occupare del dossier birra “come primo impegno in Regione per la nuova giunta” qualora dovesse essere eletta. Il motivo è che “la legge era già pronta”, spiega in un video su Facebook datato 18 luglio, e la discussione è saltata causa Covid. Già il 23 gennaio scorso, infatti, aveva presentato una mozione con oggetto: “Verso la realizzazione di una filiera della birra agricola e artigianale in Toscana”.
Galletti però si difende, spiegando che “l’aver contribuito in maniera determinante a sollevare il caso dei rimborsi immoralmente presi dai consiglieri regionali durante il lockdown ha scatenato la reazione scomposta di qualcuno. Hanno cercato presunti scheletri nell’armadio e l’unica cosa che sono riusciti a trovare è una mozione di gennaio, mai approvata, che paradossalmente avrebbe favorito i competitor del mio compagno”. In una nota diffusa alla stampa, la candidata pentastellata rimanda al mittente le accuse di conflitto di interessi. E chiarisce che, se anche la mozione presentata a gennaio fosse stata approvata, “il mio compagno non avrebbe beneficiato di queste risorse, dato che è un agricoltore hobbista che vorrebbe avviare una piccola produzione di birre agricole e che autoproduce quel che serve per la sua azienda”. I destinatari dei contributi, spiega, “sarebbero stati gli agricoltori professionisti interessati a convertire la loro produzione e diventare i fornitori di materie prime dei birrifici della regione”.
“Questa storia dimostra solo due cose – conclude Galletti – che c’è qualcuno in Consiglio regionale che è stato colpito nel vivo ma soprattutto nel portafogli dalla nostra denuncia dei rimborsi a cui il consiglio non ha voluto rinunciare durante il lockdown. E che, in barba al racconto della corsa a due, il Movimento 5 stelle in Toscana dà fastidio. Molto”.