L’arrivo dei migranti via mare continua a preoccupare e far evocare da più parti il rischio di una possibile emergenza sanitaria. Il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci lamenta l’assenza di protocolli per controllare gli sbarcati. I dati sull’effettivo numero di contagiati, però, mancano nelle statistiche ufficiali pubblicate dal Viminale. E anche la Regione Sicilia ha reso pubblici solo i numeri di chi ha fatto test e tamponi, ma non i contagiati.
In una nota del 29 luglio il Viminale scrive che a Lampedusa sono stati effettuati 590 tamponi. “Nelle prossime ore altri 250 migranti – continua il comunicato -, all’esito del tampone, verranno trasferiti dalla tensostruttura di Porto Empedocle”. Inoltre, si legge che “sono 2.500 i test sierologici effettuati sui migranti con un tasso di positività molto basso”. Non fornisce però dati sui contagi e la richiesta via mail di avere informazioni in più non ha mai ottenuto risposta.
La Regione Sicilia fornisce con maggiore dettaglio i dati dei controlli effettuati dalle sua Asp: i test sierologici sono stati 4798, mentre i tamponi 4844 (compresi 1815 della nave-quaratena Moby Zaza). Di questi, tra tamponi e test, 4302 sono stati fatti a Lampedusa, a partire da febbraio. Gli altri dati si riferiscono a giugno e luglio. Eppure, sui positivi, nemmeno la Regione Sicilia ha un quadro certo, tanto che l’assessorato alla Sanità preferisce non fornire dati. Nemmeno la Croce rossa li conosce: l’organizzazione internazionale si occupa, infatti, solo dei trasferimenti e, al massimo, di una prima accoglienza. L’unico dato che è possibile ottenere riguarda gli spostamenti in Sicilia per “biocontenimento” (ossia per “persone molto contagiose”, quindi si desume positive al coronavirus): nelle ultime due settimane ci sono stati “oltre 30 trasferimenti”. In altri termini, la Croce rossa nelle ultime due settimane ha trasferito oltre 30 migranti positivi al coronavirus.
A dispetto della vaghezza dei numeri forniti, il Viminale parla di “contesto senza precedenti, in cui gli sbarchi autonomi sulle coste italiane si sono più che moltiplicati in un brevissimo lasso di tempo” dove “sono evidenti le complessità organizzative legate alla necessità di garantire l’adozione di tutte le misure precauzionali sanitarie necessarie fin dallo sbarco”. Alle parole del Viminale, fanno eco quelle degli amministratori siciliani: nessuno vuole più i migranti. Non solo: per Musumeci grande assente in questa fase è il ministero della Salute che ha in mano la gestione degli Usmaf, gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera. In pratica, presidi che dovrebbero gestire e coordinare lo screening sanitario alle frontiere e che invece in Sicilia lavorano meno di quanto non facciano le Asp.
I dati sugli sbarchi sono ancora bassi, seppur il trend sia in aumento. Il fenomeno, infatti, non è prevedibile più di tanto ed è influenzato soprattutto da fattori interni. Il migliaio di sbarchi, dai dati del “cruscotto giornaliero” del ministero dell’Interno, si supera in maggio (1.654), giugno (1.831) e luglio (6.431). Non prima. Al netto di ciò, tuttavia, resta per il governatore siciliano il tema di dover gestire un fenomeno complesso, complicato ulteriormente dalla pandemia, senza un protocollo adeguato.
Le nuova nave-quarantena
Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto studi politici internazionali (Ispi), ha cercato di tenere traccia, almeno da fonti stampa, delle notizie di sbarchi con migranti “contagiati”. In nove sbarchi contati tra il 12 giugno e il 13 luglio ha trovato 131 casi di persone risultate positive, anche se non è chiaro se al tampone o al test sierologico. Un caso emblematico della confusione è la querelle tra il sindacato di polizia Fsp e il sindaco di Lampedusa Totò Martello. Il 26 luglio la sigla sindacale aveva reso noto l’esito di 25 test sierologici di migranti appena sbarcati, dicendo che erano “positivi”. Una volta però fatto il tampone, che resta l’unico modo per diagnosticare la presenza del coronavirus e non degli anticorpi che scaturiscono dall’averlo contratto in passato, ha detto poi il contrario. In sostanza, i migranti avevano gli anticorpi, non più il virus.
Per risolvere il sovraffollamento degli hotspot siciliani, il Viminale – rispondendo alle stesse richieste degli amministratori locali – ha chiuso il 29 luglio un bando per la nuova nave-quarantena, affidato alla nave Azzurra del gruppo Grandi navi veloci. È la terza nave del genere, dopo la nave Rubattino (attiva dal 12 aprile al 7 maggio) e la Moby Zaza (attiva tra il 12 maggio e il 13 luglio al costo che oscilla tra 900 mila e 1,2 milioni di euro). Il bando vinto da Gnv parla di navi con al massimo 460 cabine (così si legge nel bando, mentre la nota del Viminale parla di “circa 600 posti”), 35 euro per ospite (come fosse un centro di accoglienza), per al massimo 92 giorni di navigazione. In totale, si legge nel bando, il costo massimo previsto è di “4.793.200,00 oltre IVA per 92 giorni”. Il noleggio della nave infatti si chiuderà il 31 ottobre. La stessa soluzione sarà attuata anche da Malta, per la prima volta, dopo che il 29 luglio sono sbarcati sull’isola 65 migranti poi trovati positivi al coronavirus. Così verrà svuotato dai positivi il centro di accoglienza maltese gestito dalla Croce rossa. L’Italia ha fatto scuola.
I Paesi di provenienza
Gli sbarchi di giugno-luglio sono in larghissima maggioranza “autonomi”, ossia giunti sulle coste italiane senza la necessità di un intervento di salvataggio. Approdo principale è Lampedusa. Il principale Paese di provenienza dei migranti è la Tunisia, dove al momento ci sono 1.514 casi di coronavirus con 50 decessi. Più che sanitario, il problema nel Paese nordafricano è di tipo economico: il Fondo monetario internazionale stima una recessione del 6,8% quest’anno. Secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) nel Paese ci sono 13mila migranti provenienti in larga maggioranza da altri Paesi africani che hanno avuto un sostegno economico dall’organizzazione delle Nazioni Unite. Il 27 luglio la ministra Luciana Lamorgese è volata a Tunisi per un incontro bilaterale per rafforzare la collaborazione tra le due sponde del Mediterraneo. In quel caso il dato fornito dal Viminale era di 5.237 tunisini su 11.191 persone sbarcate in totale a quella data in Italia. Dal 13 luglio sono ripartiti i voli di rimpatrio verso la Tunisia, con la quale è operativo un accordo in materia dal 2011.
Caso diverso invece quello dell’Algeria, dove da fine maggio c’è un piccolo ma costante afflusso di barconi che arrivano nel sud della Sardegna, come accade da anni, con poche decine di migranti a bordo. In questo caso la situazione sanitaria è peggiore che in Tunisia: i dati dicono, al 29 luglio, 28.525 contagi e 1.1.74 vittime. Il 31 luglio il ministro della Salute Roberto Speranza ha escluso l’Algeria dalla lista dei Paesi extra Ue dal quale si può fare accesso in Italia, seguendo la decisione presa da Bruxelles il giorno precedente di escludere gli algerini quali possibili turisti in Europa per questa estate, proprio a causa del quadro epidemiologico. In proporzione è minore il flusso dalla Libia, per via degli interventi della Guardia costiera libica, che intercetta e rispedisce nei centri di detenzione del Paese i migranti prima che arrivino sulle coste europee.