L’accusa è quella di “illecita influenza sull’assemblea” e riguarda tre riunioni dei soci di Cattolica assicurazioni: quelle dell’aprile 2019, del giugno 2020 e infine quella di venerdì scorso. Quando il 70,7 per cento dei votanti si è espresso a favore della trasformazione in spa spalancando le porte all’ingresso di Generali. Subito dopo l’assemblea la Guardia di Finanza ha perquisito la sede del gruppo per acquisire documenti in seguito ad accertamenti ispettivi della Consob e su mandato della Procura di Verona. E ha notificato tre avvisi di garanzia al presidente del Cda Paolo Bedoni, al direttore generale Carlo Ferraresi e al segretario del Cda Alessandro Lai sull’ipotesi di reato, appunto, di illecita influenza sull’assemblea.
Il reato contestato si configura quando la raccolta dei voti e delle deleghe non avviene correttamente. “Le delibere assunte nell’assemblea del 31 luglio 2020 sono valide a tutti gli effetti e l’importante operazione con Generali proseguirà come previsto”, ha replicato la società, che ha assicurato la correttezza delle procedure seguite, ricordato i meccanismi di garanzia adottato ed evidenziato l’impegno a collaborare con i magistrati.
La prima riunione nel mirino è avvenuta quando ancora alla guida della società era ancora Alberto Minali, le ultime due hanno visto “l’intervento di un rappresentante designato indipendente, quale Computershare Spa”, e – causa Covid -“meccanismi di raccolta e di voto soltanto informatici e senza il coinvolgimento della società e di sue strutture; donde l’impossibilità per queste di intervenire o incidere sul voto espresso dai soci”, è la posizione di Cattolica. La società ha inoltre ribadito di aver “dato immediata e piena collaborazione all’autorità investigativa” e “l’assoluta fiducia su un pronto chiarimento della posizione” e “nella rapida attività dell’autorità giudiziaria”.
L’ingresso delle Generali, che avverrà attraverso la sottoscrizione di una tranche riservata da 300 milioni di euro dell’aumento di capitale da 500 milioni appena approvato, risponde alle richieste dell’Ivass, che a maggio aveva chiesto a Cattolica di rafforzare la solidità patrimoniale a causa del deterioramento delle condizioni di solvibilità del gruppo.