La crisi di mortalità causata dalla Covid-19 sta trasformandosi in una crisi economica e sociale. La pandemia ha spinto la maggior parte dei Paesi del mondo verso la recessione. L’Fmi e la Ce prevedono, per la fine del 2020, una contrazione del Pil Italiano del 12,8% e 11,2% rispettivamente. L’Ocse stima per il nostro Paese un incremento della disoccupazione fino al 12.4%.
Sono numeri preoccupanti. La crisi economica del 2008 ha causato suicidi e malattie mentali oltre a un pervasivo senso d’ingiustizia, sfiducia politica, rabbia sociale e ricerca di capri espiatori. Purtroppo, è lecito aspettarsi che la crisi risultante dalla pandemia provocherà effetti simili. Ci sono già dei tentativi, espliciti e impliciti, di puntare l’attenzione sui migranti come causa della crisi Covid-19 in Italia.
Le critiche alla recente notizia dell’assegnazione di una o due grandi navi da destinare a future quarantene dei migranti in funzione delle norme anti contagio s’inseriscono in questo contesto. Tra i critici c’è il virologo Massimo Clementi, uno dei partecipanti al recente convegno “negazionista” organizzato da Armando Siri e intitolato “Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti” dove hanno “contribuito” anche Matteo Salvini e Vittorio Sgarbi, noti esperti di epidemiologia e valutazione d’interventi di prevenzione. Secondo Clementi, queste navi sono “ideali per il virus” oltre a essere una “scelta costosa e insensata”.
Una premessa doverosa: viaggi internazionali e migrazioni incontrollate sono questioni molto serie e in grado di minare l’efficacia delle strategie di contenimento del virus. Come spiega Andrea Crisanti: “Tutti (i migranti), indistintamente, vanno testati subito con il tampone appena sbarcano o arrivano in Italia. Bisogna bloccare sul nascere le situazioni a rischio, altrimenti si rischia una diffusione a macchia d’olio del virus, che non se n’è mai andato”.
Tuttavia Clementi, che nei confronti della nave-migranti sembra essere diventato all’improvviso un “allarmista” (la stessa accusa che i “negazionisti” sferzano a chi dice di non abbassare la guardia rispetto a una possibile seconda ondata), dichiarava di recente: “Il coronavirus è mutato e si sta svuotando, sarà innocuo come un raffreddore”.
La posizione di Clementi sfida la logica: se il coronavirus sta diventando davvero “innocuo come un raffreddore”, come dice il virologo, che senso avrebbe allora preoccuparsi delle navi dei migranti come luoghi “ideali per il virus”? Non esiste alcuna evidenza che il Covid-19 si stia trasformando in un raffreddore.
Primo, i casi di Covid-19 sono in costante aumento nel mondo e non c’è ragione di credere che il virus in Italia sia diverso da quello degli altri paesi. Secondo, esiste evidenza solida sull’efficacia del lockdown nel ridurre la diffusione del virus. Terzo, sarà proprio perché l’Italia ha adottato il lockdown più lungo e pervasivo in Europa che ci sono pochi casi in terapia intensiva rispetto ad altri Paesi europei?
La confusione di Clementi sui dati epidemiologici Covid-19 in Italia non sorprende troppo: come spiega Vespignani, virologi e clinici, nella maggior parte dei casi, “sa(nno) poco di epidemiologia“. I virologi si sono specializzati nello “studio dei virus e della loro patogenicità”, ma non nella distribuzione del virus e dei suoi determinanti a livello di popolazione. Inoltre, i virologi sanno pochissimo di strategie di prevenzione e valutazione di efficacia delle politiche sanitarie.
Vespignani aggiunge: “[Domandare a un virologo come andrà l’epidemia Covid-19 nei prossimi mesi] è come chiedere a un meccanico bravissimo con i pistoni e con le centraline delle auto di fare un previsione sul traffico in autostrada al casello di Abbiategrasso”. La differenza tra virologia ed epidemiologia (e salute pubblica), purtroppo, non è stata ancora del tutto recepita neppure da molti giornalisti i quali, per divulgare informazioni sulla diffusione del virus, continuano a intervistare virologi, non esperti in epidemiologia, pandemie e salute globale.
Invece di cercare capri espiatori, o affermare senza alcuna evidenza “che il virus si sta svuotando,” coloro che hanno davvero a cuore la sofferenza socioeconomica degli Italiani dovrebbero proporre o insistere su misure urgenti di aiuto verso piccole realtà economiche e persone che hanno perso il lavoro a causa del lockdown, come ad esempio i lavoratori nel mondo del turismo, ristorazione, partite Iva e gli artisti completamente abbandonati a se stessi. E le risorse economiche per queste misure urgenti?
Il Recovery Fund è senza dubbio un intervento prezioso, tuttavia è ancora troppo poco e troppo tardi. C’è bisogno di altre misure, come ad esempio gli emolumenti diretti alla popolazione e aziende (helicopter money) colpite dal Covid-19, una effettiva progressività delle imposte (ai livelli del periodo post bellico) oltre a misure efficaci contro la fuga di capitali nei paradisi fiscali.