L’indagine era stata aperta nel 2016 e ora il gruppo farmaceutico Sanofi è stato iscritto nel registro degli indagati per “omicidio involontario” nell’inchiesta sulla commercializzazione del farmaco Dépakine impiegato per il trattamento dell’epilessia. L’indagine mira a determinare se il colosso francese può essere ritenuto responsabile della morte, nel 1990, 1996, 2011 e 2014, di quattro neonati di età tra alcune settimane e alcuni mesi le cui madri, durante la gravidanza, avevano assunto il medicinale, che sul feto provoca malformazioni e disturbi dello sviluppo neurologico. Già il 2 luglio il Tar di Montreuil, alle porte di Parigi, aveva condannato l’azienda farmaceutica a risarcire tre famiglie i cui figli sono rimasti pesantemente handicappati dopo essere stati, ancora in utero, esposti agli effetti del farmaco. Per i giudici le responsabilità sono condivise anche dal laboratorio farmaceutico Sanofi e dai medici che hanno prescritto il Depakine. Per la sua commercializzazione il gruppo è già finito sotto inchiesta per “truffa aggravata” e “lesioni involontarie”.
All’apertura dell’inchiesta nel 2016, era stata lanciata anche dall’Apesac, l’associazione delle vittime di cui facevano parte circa duemila famiglie, la prima class action francese in ambito sanitario. Il sodio valproato, il principio attivo presente nel medicinale prodotto da Sanofi dal 1967, aumenta infatti i rischi di malformazioni nei feti. L’Apesac chiedeva che venisse riconosciuta la “responsabilità del laboratorio nel ritardi rispetto alle informazioni sul sodio valproato quando invece ne conosceva i rischi”. Quel principio attivo è considerato fondamentale per curare gli epilettici ma assunto dalle donne in stato di gravidanza può aumentare del 10% la possibilità per i feti di nascere con malformazioni congenite e del 40% i problemi autistici o ritardi psicomotori.
Sanofi è lo stesso gruppo farmaceutico col quale la Commissione europea ha stretto l’accordo per la fornitura di un massimo di 300 milioni di dosi del loro candidato vaccino contro Covid-19, sviluppato dal colosso francese in collaborazione con la britannica GlaxoSmithKline (GSK). Il prodotto si basa sulla tecnologia ricombinante utilizzata da Sanofi per produrre un vaccino antinfluenzale, e sulla tecnologia adiuvante di Gsk.