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Re Juan Carlos abbandona la Spagna e si trasferisce all’estero dopo inchieste per evasione

All'origine della decisione di Juan Carlos le indagini avviate dai pubblici ministeri svizzeri e spagnoli sui presunti fondi nei paradisi fiscali. Il suo legale ha assicurato in una dichiarazione che, nonostante la partenza, il suo cliente resta a disposizione della Procura

Non è ancora ufficialmente indagato, anche se fonti giudiziarie svizzere non escludono che lo sarà in futuro. Ma le pesanti ombre dell’inchiesta per evasione fiscale in patria e in Svizzera che lo ha coinvolto hanno spinto il re emerito di Spagna Juan Carlos ad abbandonare la Spagna e a lasciare il palazzo della Zarzuela per trasferirsi all’estero. Lo ha annunciato al figlio Felipe VI, attuale regnante, che ha ricevuto una sua accorata lettera in cui spiega la sua decisione “di fronte alla ripercussione pubblica che alcuni eventi passati nella mia vita privata stanno generando” e ha espresso al suo erede la sua “assoluta disponibilità ad aiutarvi per facilitare l’esercizio delle vostre funzioni con la tranquillità e la calma che richiede la tua alta responsabilità. Lo esigono la mia storia e la mia dignità di persona”. Il re, scrive El Pais, lo ha ringraziato per la sua decisione, esprimendo “sincero rispetto e gratitudine”.

All’origine della decisione di Juan Carlos le indagini avviate dai pubblici ministeri svizzeri e spagnoli sui presunti fondi nei paradisi fiscali. Il suo legale ha assicurato in una dichiarazione che, nonostante la partenza, il suo cliente resta a disposizione della Procura.

Juan Carlos I, re di Spagna dal 1975 al 2014, anno della sua abdicazione a favore del figlio, ma nominalmente re anche al tempo di Francisco Franco che si era però autonominato reggente, esce così di scena in modo apparentemente autonomo, ma sulla sua decisione hanno pesato le molte pressioni in questo senso ricevute nelle ultime settimane, dallo stesso Felipe e dallo stesso governo Sanchez, secondo la stampa spagnola.

I problemi per lui erano cominciati nell’estate del 2018, quando la polizia svizzera ha avviato un’indagine sul gestore di fondi Arturo Fasana. In alcune intercettazioni la sua amante, Corinna Zu Sayn-Wittgenstein, protagonista della cronaca rosa iberica, parlava di commissioni ricevute dal sovrano per un contratto di 6,7 miliardi di euro per la costruzione di un treno ad alta velocità tra La Mecca e Medina verso un consorzio di compagnie spagnole. Dalle registrazioni, sono emerse due fondazioni con conti in Svizzera riconducibili alla famiglia reale spagnola, e denaro approdato per vie traverse alle Bahamas, con sospetti di riciclaggio.

La notizia era stata divulgata solo nel marzo di quest’anno e Felipe aveva preso subito la sofferta decisione di rinunciare all’eredità del padre e ad ogni centesimo proveniente da quei conti. Contestualmente ha privato il padre dell’assegno da quasi 200mila euro all’anno, finanziato da fondi pubblici. Al di là dei dubbi che la decisione sollevava – non si può di norma rinunciare a un’eredità finché una persona è in vita – il messaggio di Felipe era chiaro: rompere i legami con suo padre. A quanto pare, Juan Carlos I non perderà il titolo onorifico di re, che gli è stato concesso da un decreto reale del giugno 2014, pochi giorni prima della sua abdicazione. A questo non aveva voluto rinunciare e Felipe, almeno di questo, non aveva inteso privarlo.