Solo 64mila persone sulle 150mila previste hanno partecipato all’indagine sierologica condotta dall’Istat e dal ministero della Salute, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, per stimare quanti italiani siano entrati in contatto con il coronavirus dall’inizio dell’epidemia. Il risultato, già anticipato dal Fatto.it, è stato reso pubblico dallo stesso ministero e dall’Istituto di statistica durante una conferenza stampa. Il numero, sottolinea però la stessa direttrice generale dell’Istat, Linda Laura Sabbadini, non è un vero “flop”, anche se solo un terzo dei previsti ha detto “sì”, perché ha permesso comunque di stimare “un milione e 482 mila persone, il 2,5% della popolazione residente in famiglia, con IgG positivo, che hanno cioè sviluppato gli anticorpi per il SarsCov2″. E quindi circa “sei volte in più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia”. L’indagine ha permesso anche di “definire in modo più preciso il tasso di letalità, che scende al 2,5%: è un dato in linea con i dati internazionali”, ha commentato il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli.
L’indagine, spiegano, è stata condotta dal 25 maggio al 15 luglio, nonostante l’idea iniziale fosse quella di portare avanti la campagna per 15 giorni, ed è stata indirizzata “solo alle persone in famiglia”, escluso quindi dalle stime “chi vive nelle Rsa o in convivenze”. Chiave di lettura dei numeri è anche quella su base territoriale, che evidenzia differenze elevate, con una stratificazione simile a quella avuta con i contagi. La prevalenza in Lombardia è del 7,3%, contro, per esempio, lo 0,3% registrato in Sicilia. Dati, continua Sabbadini, che “ci dicono anche che non si deve abbassare la guardia”. Lo sviluppo di anticorpi, inoltre, è “simile per tutte le classi di età”, ma più basso nei bambini piccoli (1,3%) e negli anziani (1,8%), e questo “forse perché c’è un effetto di protezione dei familiari” per questa parte di popolazione. Anche dal punto di vista lavorativo ci sono state alcune differenze: gli operatori della sanità sono i più colpiti, con il 9,8%, e gli addetti alla ristorazione che superano il 4%.
La percentuale più “preoccupante” è quella degli asintomatici: “arrivano al 27,3% che non è una quota bassa”. Quindi, dicono ancora dall’Istat “è molto importante la responsabilità individuale e il rispetto delle misure”. Stesso monito lanciato anche dal presidente dell’Istituto di statistica, Gian Carlo Blangiardo, che evidenzia: “Il 2,5% può sembrare piccolo ma può trasformarsi in qualcosa di problematico se non rispettiamo la prudenza”. Facendo un calcolo approssimativo, infatti, “vuol dire che la probabilità di incontrare una persona positiva è 2,5. Se uno in una giornata incontra 20 persone, ha il 50% circa di probabilità di aver incontrato una persona positiva. Se si fanno i conti in 7 giorni, durante la settimana uno ha mediamente incontrato 3,5 persone positive. Il rischio contagio c’è”. “Siamo soddisfatti della coerenza dei risultati – continua – Tutti gli elementi ci fanno sperare di avere sotto mano una miniera di dati importante: il campione di 64mila è statisticamente importante”. “Come Istat vogliamo mettere in piedi un Osservatorio per l’individuazione di focolai epidemici, anche questo – ha detto – è uno dei compiti”.
“Questo studio è un pezzo importante del puzzle che stiamo costruendo, è uno dei tasselli decisivi per comprende, studiare e analizzare questo fenomeno nel nostro Paese. Conoscenze che ci servono per dare risposte più adeguate”, commenta il ministro della Salute, Roberto Speranza, ringraziando i 60mila italiani che si sono resi disponibili al prelievo. Il ministro ha poi ribadito l’invito alla prudenza: “Il Paese ha saputo assumere decisioni molto ferme, e il comportamento dei cittadini ci ha aiutato. Ma c’è bisogno ancora di cautela e prudenza. Siamo in uno dei momenti più difficili sul piano internazionale: la nostra Europa non è fuori da una stagione difficile, basta vedere quello che accade nei Balcani” e in altre aree dove si “segnala una ripresa piuttosto significativa”. Il lockdown, evidenzia il ministro “è stato fondamentale“. “Senza quelle misure adottate dal Governo nazionale e dai governi regionali e senza il comportamento corretto degli italiani avremmo avuto dati di diffusione del virus molto alti in tutta italia – conclude – Questa indagine ci dice, invece, che, grazie alle misure adottate, siamo riusciti a bloccarlo solo in un pezzo di Paese. E credo che questo sia stato veramente decisivo”.
Il plauso in conferenza stampa va anche ai volontari della Croce Rossa che si sono messi a disposizione per effettuare le chiamate, e spesso i test, per i cittadini. “Voglio esprimere un ringraziamento sincero ai circa 2mila volontari che sin dall’inizio dell’indagine di sieroprevalenza si sono attivati nel corso di circa 50 giorni di attività, tra call center e prelievi svolti sul territorio – dice il presidente dell’associazione, Francesco Rocca – L’utilizzo della mascherina, il distanziamento e il lavaggio frequente delle mani sono fondamentali perché sono in contatto con i miei colleghi all’estero e in molti stanno vivendo quello che noi abbiamo vissuto in primavera, per questo ho difficoltà quando sento dire che il pericolo è passato. Per questo – conclude – è assolutamente importante rispettare queste semplici regole di base che aiutano a contenere la diffusione del virus”.