Non solo il caos sui treni dell’alta velocità per chi ha intenzione di partire per le vacanze. Dopo l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ha reintrodotto l’obbligo di distanziamento a bordo, scoppia il caso dei mezzi pubblici locali. I governatori di centrodestra del Nord fanno blocco comune contro il governo per bypassare il nuovo vincolo sul 50% dei posti deciso dal ministero in base alle indicazioni degli scienziati. Liguria e Lombardia non hanno revocato le ordinanze per il liberi tutti emanate venerdì. E hanno intenzione di fare lo stesso il Veneto di Luca Zaia e il Piemonte guidato da Alberto Cirio. “Ci faremo sentire presso il governo affinché la situazione venga sanata”, afferma il suo assessore ai Trasporti Marco Gabusi, che già il 10 luglio scorso aveva abolito il distanziamento sui treni regionali. “Abbiamo migliaia di utenti che rimarranno a piedi, che non potranno svolgere la loro attività lavorativa e non potranno nemmeno andare in vacanza”. Ma anche all’interno delle singole Regioni regna la confusione. A Milano la società che gestisce bus, tram e metropolitana (Atm) è decisa a mantenere il distanziamento “in attesa di un chiarimento”, mentre Trenord ha comunicato ai passeggeri di aver rimosso ogni limitazione, compresi i cartelli di avviso. De Micheli: “Il decreto legge, quando abbiamo fatto la riapertura, prevedeva che le Regioni avessero la possibilità di stringere o allargare le misure di sicurezza”, spiega, ricordando che Roma “decide sull’alta velocità e sui trasporti interregionali”. Proprio le linee messe in difficoltà tra sabato e domenica con il dietrofront dell’esecutivo e che ora si preannunciano sold out nel weekend vista la scarsa disponibilità di posti.

Il fronte dei governatori: “Impossibile garantire il distanziamento” – In giornata è l’assessore piemontese Gabusi ad attaccare per primo Palazzo Chigi, spiegando che “sabato in poche ore due ministri hanno detto due cose opposte rispetto al distanziamento a bordo dei mezzi pubblici. Siamo rimasti a dir poco basiti. In questo momento stiamo aspettando un parere della nostra avvocatura per interpretare l’ordinanza del ministro Speranza, anche se noi sembra piuttosto chiara”. A suo parere il provvedimento impone a coloro che vogliono eliminare il distanziamento la richiesta di un consulto “da parte del Comitato tecnico scientifico nazionale“. E non solo per l’alta velocità. Il problema, spiega, è che “non siamo nelle condizioni di eliminare il distanziamento a bordo”, specie in vista della ripresa dell’anno scolastico a settembre. Una posizione, quella di Liguria, Lombardia e Piemonte, che riceve pure l’assist del friulano Fedriga e del presidente del Veneto Luca Zaia: “Con il governo è stato firmato un accordo con le parti sociali contenuto nel Dpcm del 13 aprile” riguardo alla sicurezza in fabbrica e in ufficio, spiega il leghista. “Non si capisce perché gli stessi lavoratori che stanno vicini con la mascherina al lavoro non possono stare vicini con la mascherina anche sui mezzi di trasporto“. Da qui la decisione di andare contro la nuova ordinanza di Speranza. “Non è un atto di irresponsabilità. Se si tratta di svuotare del 40% i bus e del 50% i treni, si dica ai cittadini che non ci sono alternative per il trasporto pubblico“. Gli fa eco Giovanni Toti dalla Liguria: “Mi sembra che questo governo continui con una strada e una metodologia veramente spiacevole, con un’ordinanza a metà estate che ci riporta alle conferenze stampa notturne senza che vi siano più quelle urgenze di drammaticità“.

Il caso Lombardia – A testimonianza di quanto sia confusa la situazione in queste ore c’è la decisione contraddittoria presa da Atm e Trenord in Lombardia. L’azienda milanese ha congelato le nuove regole volute dal governatore Attilio Fontana in attesa che il governo detti la linea, mentre la società che gestisce la rete di treni regionali ha pubblicato sulla sua app un avviso molto esplicativo: “Si informano i viaggiatori che dal 1 agosto 2020, in seguito alle nuove disposizioni emanate dalle autorità (quelle del Pirellone, ndr), su tutti i nostri treni viene ripristinata la possibilità di occupare il 100% dei posti a sedere”. Ma non solo. “Sarà possibile occupare il 25% dei posti in piedi mantenendo almeno 1 metro di distanza interpersonale”. Secondo i calcoli, si tratta di circa 12-15 persone a convoglio. Un liberi tutti completo, tanto che è stata decisa pure la rimozione graduale “della segnaletica“, mentre resta obbligatorio l’uso della mascherina a bordo. Dal Pirellone tutto tace, ma l’assessore ai Trasporti Claudia Terzi ha assicurati al Tgr che sul tema “giovedì si troverà un accordo” con il governo, cioè in occasione della Conferenza Stato Regioni.

Tutte le regole da Nord a Sud – Nel frattempo ogni territorio fa di testa sua. Oltre al blocco del centrodestra, nella sostanza fa lo stesso anche il dem Stefano Bonaccini: in Emilia Romagna sui treni regionali si possono occupare tutti i posti già dal 25 giugno e il governatore non ha intenzione di revocare quella decisione. Situazione simile in Alto Adige, dove la liberalizzazione è in vigore dal 26 giugno, e poi in Calabria, Sardegna, Puglia e Sicilia. Sull’isola proprio da oggi è stata ripristinata anche la possibilità di emissione del biglietto cartaceo da fare a bordo, così come avveniva prima dell’emergenza, e le autorità per ora non hanno annunciato l’intenzione di modificare ancora le regole. In Basilicata, invece, il distanziamento su autobus e regionali non è mai venuto meno dall’inizio della pandemia e i mezzi viaggiano ancora a capienza ridotta.

I malumori nella maggioranza – Sullo sfondo restano gli strascichi politici dello scontro che sarebbe avvenuto sabato tra il ministro Speranza – a suo dire non informato del via libera al 100% dei posti sui treni – e la collega Paola De Micheli. Entrambi hanno smentito (con sfumature diverse) i retroscena dei quotidiani che parlavano di una lite accesa tra i due. E ora la titolare dei Trasporti, intervistata su Raitre, precisa: “L’8 luglio abbiamo mandato al ministro della Sanità, alla presidenza del Consiglio, alla Conferenza e ad alcuni soggetti istituzionali” l’ipotesi di una deroga al distanziamento per le compagnie ferroviarie che “non prevedeva il riempimento al 100% dei posti”, bensì “un maggiore riempimento rispetto all’attuale 50% e che sarebbe potuto arrivare tra il 70-75% con alcune regole di protezione sui passeggeri molto forti sul piano organizzativo”. Nell’esecutivo si è deciso di prendere tempo per fare degli approfondimenti “soprattuto sui sistemi di filtraggio dei treni”, fino al via libera deciso a fine luglio e cancellato l’1 agosto. De Micheli affronta poi la questione aerei: sui voli “si può viaggiare non distanziati perché c’è una certificazione europea sul filtraggio dell’aria protettivo nei confronti dei passeggeri”, spiega. In ogni caso, “il sistema dei trasporti italiano è in assoluto il più protetto del mondo”.

Gli scienziati: “Mai autorizzata alcuna deroga ai posti” – Nel braccio di ferro tra Regioni e ministeri si innestano anche le posizioni degli scienziati. “Né io né i miei colleghi del comitato tecnico scientifico possiamo essere considerati dei signor No. Finora la strada verso le riaperture è stata progressiva, ragionata e basata su criteri di sicurezza oggettivi. Noi non procediamo per prese di posizione. La nostra bussola è l’evidenza scientifica”, rivendica con forza il direttore aggiunto dell’Oms e membro del Cts Ranieri Guerra. Riguardo al caso treni, spiega che “non c’era nessuna deroga da noi autorizzata. Le deroghe erano previste nel decreto ma bisogna proporle, non disporne in modo autonomo. L’ordinanza del ministro Speranza ha poi chiarito bene quali fossero le posizioni”. E a chi contesta una presunta discriminazione tra treni e aerei (come l’ad di Ntv Gianbattista La Rocca), lo scienziato spiega che in volo “le sedute non sono mai frontali e gli aerei hanno un ricambio d’aria a pressione positiva. Il rischio infettivo legato alla circolazione d’aria è inferiore rispetto ai treni per volumi e velocità di ricambio. Al momento non c’è motivo di raccomandare il distanziamento, purché le mascherine vengano cambiate ogni 4 ore”.

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