Il governatore della Campania Vincenzo De Luca annunciò, in piena pandemia, che sarebbero stati pronti in 18 giorni. Tanto che i cittadini accolsero tra gli applausi l’arrivo dei primi camion per l’apertura dei cantieri. Ma due dei tre Covid center, finanziati dalla Regione Campania per un totale di 18 milioni di euro, almeno fino a fine luglio non sono entrati in funzione e non hanno accolto alcun paziente. Lo ha rivelato un’inchiesta di Fanpage.it a cui ora si sono aggiunte le indagini della procura di Napoli. I pm hanno già iscritto nel registro degli indagati il consigliere regionale Luca Cascone, fedelissimo di De Luca, il presidente della Soresa Corrado Cuccurullo (la Centrale per gli acquisti in sanità) e un manager dell’Asl. Ora si è aggiunta anche Roberta Santaniello, dirigente dell’ufficio di gabinetto della Giunta regionale e membro dell’Unità di crisi, accusata di turbativa d’asta. Negli ultimi giorni sono scattati in Regione perquisizioni e sequestri di computer, tablet e cellulari. Una tegola giudiziaria sulla giunta a guida centrosinistra che arriva a meno di due mesi dalle elezioni regionali previste a fine settembre.
L’inchiesta, coordinata dai pm Mariella Di Mauro e Simone De Roxas insieme al procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, è partita dalle presunte “criticità” ipotizzate “in relazione alle procedure di aggiudicazione e di esecuzione” dei lavori per le strutture modulari di Ponticelli (Napoli), poi estesa anche alle gare per i centri di Salerno e Caserta. I magistrati ipotizzano per ora i reati di turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture. I Covid hospital hanno consentito alla Regione (almeno sulla carta) di avere a disposizione 72 posti di terapia intensiva in più. Il bando era stato assegnato da Soresa con una procedura d’urgenza consentita dalla legge proprio a causa dell’emergenza a una società di Padova, la Med (“Manufactorimg engineering & development srl”), disposta a far arrivare in Campania i moduli. Un’operazione annunciata dal governatore a marzo: “Avremo la dotazione entro tre settimane”, disse in diretta video in polemica con i proclami della Lombardia sui lavori dell’ospedale in Fiera a Milano (anche lì nel mirino dei pm). Stando all’inchiesta di Fanpage.it, però, tutto si è impantanato: i prefabbricati di Salerno e Caserta non sono stati collaudati e non sono mai entrati in funzione. Lo conferma anche l’ex Commissario dell’ospedale di Caserta Carmine Mariano. Il motivo? Un contenzioso scoppiato tra Med e la Campania sul pagamento della commessa. Stando a un carteggio finora segreto, la Giunta De Luca ha chiesto in corso d’opera all’azienda di cambiare la destinazione d’uso degli ospedali dopo aver visto che la diffusione del virus stava rallentando. La Regione si sarebbe poi rifiutata di pagare le spese extra e la società padovana, in tutta risposta, ha deciso di congelare il collaudo.
Ma c’è dell’altro. A Caserta, riferisce sempre il sito diretto da Francesco Piccinini, l’area su cui dovevano essere installati i prefabbricati non era di proprietà dell’Asl. La Campania è stata costretta a requisirla per decreto a un parcheggio privato. Ma lo ha fatto il 6 aprile, cioè esattamente 18 giorni dopo la gara d’appalto. Un primo ritardo nella tabella di marcia causato proprio dalla Regione, nonostante il 18 aprile De Luca dica alle telecamere che “i tempi sono stati rispettati alla lettera, è una bellissima struttura, non sarà demolita tra due mesi ma resterà in appoggio al lavoro dell’ospedale”. In realtà la struttura non è mai stata aperta, almeno fino a fine luglio. Situazione simile all’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno, dove il nuovo Covid center fino a pochi giorni fa era ancora circondato da materiali edili.
“La mia cliente è un po’ amareggiata, ma serena, tranquilla e come sempre fiduciosa nell’operato della giustizia”, fa sapere Raffaele Bizzarro, avvocato della dirigente indagata. “Non ha concorso in alcuna decisione amministrativa perché faceva parte dell’Unità di crisi regionale, composta da molte persone”. La donna è ingegnere e in passato è stata dirigente del Pd ad Avellino. I carabinieri le hanno sequestrato pc e cellulare su indicazione della Procura, ora impegnata a scandagliare tutti i messaggi di posta elettronica, le chat di whatsapp e gli scambi di documenti avvenuti tra gli indagati nel corso degli ultimi mesi. Sulla vicenda aveva presentato cinque esposti l’ex consigliere regionale di centrodestra Marcello Taglialatela. Come riferito sempre da Fanpage.it, il fedelissimo di De Luca Cascone, ora indagato, avrebbe cercato di di mettere in contatto Soresa con possibili fornitori di mascherine, ventilatori e altro materiale medico nonostante non ricoprisse alcun incarico nell’Unità di crisi regionale contro la pandemia. Fra gli indagati c’è poi il manager dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva. Nei giorni scorsi i Carabinieri, su delega della Procura, hanno perquisito la sua abitazione e sequestrato il cellulare. Nei confronti del presidente della Centrale acquisti Cuccurullo, invece, non è stata disposta alcuna perquisizione, ma il suo computer d’ufficio è finito sotto sequestro.
“È gravissimo il silenzio assordante al cospetto di un’inchiesta giudiziaria che vede coinvolti politici e manager della sanità vicinissimi a Vincenzo De Luca”, commenta la candidata del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Campania Valeria Ciarambino. “Un silenzio che sa di complicità a un sistema di potere che se ne frega delle regole, che lede ogni principio di trasparenza e i cui attori, senza alcun titolo, trattano appalti, forniture, prezzi per conto della Regione Campania”. La pentastellata si chiede: “Come è possibile che il presidente della Regione non sapesse nulla di quanto sta emergendo? Oggi ha il dovere di fare chiarezza. Non può candidarsi a governare la Campania senza aver prima spazzato via ogni dubbio su possibili responsabilità che lo riguardano”. Il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani si spinge anche oltre, chiedendo su Twitter che il governo “commissari” De Luca.