Aveva omesso di comunicare che il 19 dicembre era stato arrestato nell’ambito della maxi-inchiesta ‘Rinascita-Scott’ e aveva continuato a beneficiare del reddito di cittadinanza. Per questo motivo, la Guardia di finanza ha denunciato Angelo Accorinti, nipote del boss Giuseppe Accorinti, ritenuto il vertice della cosca di Zungrì federata alla famiglia mafiosa Mancuso. Su richiesta del procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo e del pm Filomena Aliberti, inoltre, il gip ha sequestrato 3mila euro ad Angelo Accorinti. Secondo le fiamme gialle, è la somma di cui, da gennaio a oggi, l’indagato ha indebitamente beneficiato pur non avendone diritto, dal momento in cui è stato destinatario della misura cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Secondo gli inquirenti quindi il denaro sequestrato ad Accorinti rappresenta il profitto illecito derivante dal non aver informato l’Inps del suo arresto disposto, all’epoca, dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che lo ha indagato per associazione mafiosa: lo ritiene partecipe della cosca che fa capo allo zio Giuseppe Antonio. In sostanza, il percettore del reddito di cittadinanza avrebbe collaborato “direttamente e personalmente, con compiti esecutivi per assicurare e mantenere i contatti tra gli associati”. Per conto della cosca, inoltre, Angelo Accorinti si sarebbe occupato del “controllo del territorio”.
“Sei di ronda?”. È una delle frasi dell’indagato intercettato dai carabinieri. Quelle telefonate sono finite nel fascicolo dell’inchiesta ‘Rinascita-Scott’ dalla quale è emerso che Accorinti e gli altri sodali cercavano “di informarsi a vicenda di eventuali controlli del territorio da parte delle forze di polizia”. Il tutto – scrivono i pm – “al fine di evitare controlli a loro carico” e in particolare “al fine di garantire libertà di movimento ai sodali e soprattutto al loro ‘capo’ Peppone Accorinti”.
L’indagato con il reddito di cittadinanza, inoltre, è stato accusato della ricettazione di un trattore agricolo e di pascolo abusivo. Assieme al padre Ambrogio e ad altri familiari, infatti, “per usufruire dei terreni per il pascolo delle loro pecore si impossessavano abusivamente ed arbitrariamente di una strada comunale non permettendo di fatto la libera circolazione dei cittadini e impedendo nella sostanza anche ai legittimi proprietari di coltivare e utilizzare a proprio piacimento i terreni in loro possesso”.
Per quanto riguarda la denuncia legata al reddito di cittadinanza, la Guardia di finanza in una nota spiega che il sequestro è finalizzato “a prevenire e reprimere condotte illecite dall’elevato disvalore sociale in quanto tese a sottrarre risorse alle fasce più bisognose della popolazione, evitando il dispendio di risorse a beneficio di soggetti non aventi diritto, come, ad esempio, i condannati in via definitiva per associazione a delinquere di tipo mafioso”.