Il boss di Ottaviano è stato trasferito al nosocomio di Parma, dopo l'ultimo ricovero di febbraio. I giudici del tribunale di Sorveglianza di Bologna a giugno hanno respinto la richiesta di scarcerazione per motivi di salute: "Può essere trattato adeguatamente al 41bis". Ma lui rifiuta di sottoporsi agli accertamenti
Si sono di nuovo aggravate, tanto da imporre un nuovo ricovero in ospedale, le condizioni di salute di Raffaele Cutolo, il boss fondatore della Nuova Camorra Organizzata detenuto al 41bis ormai da 25 anni. Cutolo, 78 anni, già a febbraio, all’inizio dell’emergenza Covid, era stato trasferito dal carcere di Parma, dove è rinchiuso, all’ospedale cittadino per problemi respiratori. Gli stessi che giovedì lo hanno costretto a un nuovo ricovero, come conferma il suo legale, Gaetano Aufiero. “Non sappiamo esattamente quali siano le sue condizioni – spiega l’avvocato – Ci dicono che la situazione è sotto controllo e continuano a sostenere che rifiuta di fare gli esami. Ma noi riteniamo che non sia lucido“, continua riferendo che la moglie è andata a trovarlo il 22 giugno e Cutolo non l’ha riconosciuta.
Il 10 giugno scorso, dopo il ricovero di febbraio e la richiesta avanzata dai suoi avvocati, i giudici del tribunale di Sorveglianza di Bologna avevano respinto il ricorso del boss alla sentenza dei magistrati di Reggio Emilia che, il 12 maggio, avevano rigettato la richiesta di detenzione ai domiciliari per motivi di salute, rispedendolo al 41bis. Il tribunale aveva spiegato che “le patologie di cui è portatore Raffaele Cutolo appaiono allo stato trattabili adeguatamente anche in ambiente carcerario“, oltre a tenere conto del fatto che “la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma“.
A spingere i giudici a rigettare la richiesta è stato anche il rifiuto del boss di Ottaviano di sottoporsi ad accertamenti medici che potessero dare maggiori indicazioni sulle sue condizioni di salute. “Abbiamo chiesto ripetutamente al magistrato di sorveglianza – aggiunge l’avvocato – di nominare un perito e non abbiamo risposte. Ho nominato un consulente di parte, un geriatra di Parma, ma il direttore del carcere ha respinto l’autorizzazione alla visita per motivi di opportunità, che non capiamo quali siano. Ho chiesto anche la possibilità di anticipare il colloquio mensile della moglie, previsto a fine mese, ai giorni di degenza, così che la moglie possa provare a convincerlo a fare gli esami e nemmeno questo viene autorizzato. Infine ho sollecitato con una serie di atti la fissazione dell’udienza sul reclamo, a Roma, contro il 41 bis, e ancora niente”.