Omicidio ed epidemia colposa. Sono queste le ipotesi di reato, per ora a carico di ignoti, sui decessi per coronavirus avvenuti in provincia di Como nei mesi scorsi nelle case di riposo per anziani e in un ospedale. A indagare è la procura da aprile dopo la presentazione di 26 esposti da parte dei familiari delle vittime, dal personale di alcune strutture e anche dal Codacons. Il Nas di Milano, al termine di accertamenti presso 17 Rsa e nella struttura ospedaliera di Cantù, ha acquisito 363 cartelle cliniche di pazienti deceduti tra febbraio e luglio, chiedendo riscontro dei protocolli di prevenzione e delle procedure applicati per il contrasto del Covid-19. Negli esposti veniva denunciata l’assenza dei presidi e dispositivi sanitari necessari ad arginare l’epidemia: dai camici alle mascherine. Non emersi invece trasferimenti di malati da ospedali alle residenze.
La notizia dell’inchiesta era trapelata pochi giorni fa dopo che i carabinieri hanno iniziato i primi controlli nelle strutture. Le indagini sono affidate a un pool di magistrati – Maria Vittoria Isella, Antonia Pavan e Simone Pizzotti – creato appositamente dalla procura per i reati legati al coronavirus. Come riferisce il quotidiano Il Giorno, fra le strutture oggetto di accertamenti ci sono le Rsa Ca’ Prina di Erba, Sacro Cuore di Dizzasco, Residenza Il Ronco di Casasco Intelvi, Croce di Malta di Beregazzo con Figliaro, Croce di Malta di Canzo, Garibaldi Pogliani di Cantù e Le Camelie di Como.
“Bene gli accertamenti nelle Rsa, serve fare luce per una sanità migliore”, commenta il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. “Le indagini e i controlli sono essenziali alla comprensione dei fatti, della responsabilità e soprattutto della giustizia e della verità che si devono ai parenti delle vittime”, aggiunge. “Sono dell’avviso – prosegue – che la magistratura e i Carabinieri del Nas stiano conducendo un lavoro straordinario in tutta Italia e che debbano essere loro il nostro riferimento per l’acquisizione di informazioni utili alla ricostruzione dei giorni più duri della pandemia”. L’inchiesta in corso, al pari di quelle aperte nel resto della Lombardia come anche in altre regioni d’Italia intende far luce sulle eventuali omissioni e correlazioni tra le morti e i contagi nelle strutture. Ma le attività degli investigatori si concentrano anche sull’organizzazione intern oltre che sulle direttive ricevute e sulla loro attuazione.