La Corea del Nord ha sviluppato degli ordigni nucleari miniaturizzati che possono essere inseriti sui suoi missili balistici. Tutto ciò è contenuto in un rapporto riservato delle Nazioni Unite compilato da un panel di esperti che cita diversi Paesi, secondo cui i sei test nucleari condotti dal regime di Kim Jong-un – l’ultimo dei quali a settembre 2017 – sarebbero probabilmente serviti anche alla miniaturizzazione degli ordigni.

Già in passato un servizio della Bbc del marzo 2016 faceva riferimento a questi famosi ordigni nucleari miniaturizzati adattati a dei missili balistici, prendendo come riferimento un dispaccio dall’agenzia coreana Kcna. Inoltre nell’ottobre 2014, il comandante delle forze statunitensi in Corea del Sud, il generale Curtis Scaparrotti, dichiarava ai giornalisti di credere al fatto che il Nord avesse la capacità di miniaturizzare un dispositivo nucleare.

Nel maggio 2015, la Commissione di Difesa Nazionale della Corea del Nord dichiarava che la nazione era riuscita a miniaturizzare le armi nucleari. Al momento la testata nucleare più leggera di cui conosciamo l’esistenza appartiene agli Stati Uniti, si tratta della W54. La miniaturizzazione di cui si parla tutt’oggi riguarda la tecnologia necessaria a caricare una testata nucleare in un missile che la trasporti, non dobbiamo immaginarci dei coreani che vanno in giro con bombe atomiche nello zaino o in valigia come tempo fa qualcuno paventava.

La comunità dell’intelligence statunitense ha affermato che i leader nordcoreani considerano le armi nucleari “fondamentali per la sopravvivenza del regime” e intese alla “deterrenza, prestigio internazionale e diplomazia coercitiva”. Nella dichiarazione di Panmunjom dell’aprile 2018 della Corea del Nord e del Sud e nella dichiarazione congiunta Usa-Corea del Nord del giugno 2018, Kim Jong-un si è impegnato a migliorare le relazioni e “lavorare per la completa denuclearizzazione della penisola coreana”.

Tuttavia, il direttore della National Intelligence (Dni) ha dichiarato al Congresso della sua valutazione circa le minacce del 2019 concludendo di come fosse improbabile che la Corea del Nord rinunciasse a tutte le sue armi nucleari e alle sue capacità di produzione, nonostante cercasse di negoziare passi parziali di denuclearizzazione per ottenere dagli Usa concessioni internazionali.

Il massimo leader nordcoreano Kim Jong-un durante un recente ricevimento per i veterani in occasione del 67esimo anniversario della fine della guerra di Corea del 1950-53 ha dichiarato: “Siamo in grado di difenderci in modo affidabile da qualsiasi forma di pressione ad alta intensità o minaccia militare da parte dei reazionari imperialisti e di altre forze ostili”.

L’enorme potenziale atomico del regime nordcoreano, oltre ad accrescere il potenziale negoziale soprattutto con gli Usa, rappresenta una vera e propria assicurazione sulla vita del regime in un periodo storico molto delicato, viste le sanzioni e la difficile situazione economica del Paese. Ciò che preoccupa le organizzazioni umanitarie – quali Medici Senza Frontiere – sono la malnutrizione cronica che affligge il popolo nordcoreano e la fragilità del sistema sanitario nazionale. A ciò va aggiunto l’isolamento delle sedi diplomatiche finalizzato a nascondere il livello reale di diffusione del coronavirus, per non mostrare segni di debolezza all’esterno in un momento globale così critico.

La denuclearizzazione non sarà mai completa e il nucleare resterà un’arma propagandistica anche con il successore di Kim Jong-un. Caso mai la prossima volta invece di annunciare una presunta morte del leader nordcoreano converrebbe avere maggiori certezze e prove inconfutabili. Del resto però per lo stesso Trump la morte di Kim Jong-un durante questa emergenza Covid e in vista delle elezioni di novembre sarebbe un altro punto perso e fortemente destabilizzante.

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