Il primo monito è arrivato già a maggio da Gerusalemme: scuole riaperte senza l’obbligo di mascherina, con l’aria condizionata e le aule affollate. Il risultato: più di 22mila studenti e insegnanti in quarantena e aule di nuovo chiuse. Ora le prime notizie di focolai nelle classi arrivano dagli Usa, dove alcuni Stati hanno deciso di ripartire e sono stati costretti subito alla retromarcia: è il caso di un istituto dell’Indiana, ma anche di una scuola superiore del Mississippi. Visto quanto successo, il Maryland ha scelto di fermare l’inizio dell’anno scolastico in presenza per le scuole private nella contea di Montgomery. Anche Barron Trump, il figlio minore del presidente che frequenta la scuola episcopale di Sant’Andrea, dovrà iniziare con la didattica a distanza. Un po’ più a sud, in Messico, si è optato per stessa soluzione: l’anno scolastico comincerà il 24 agosto ma da remoto.
Quanto successo in Israele, come racconta il New York Times, è un compendio degli errori da non ripetere. Ci sono voluti appena 10 giorni per tornare a chiudere centinaia di scuole. Dopo il lockdown di marzo e aprile, Gerusalemme aveva deciso di far tornare gli studenti in classe dal 17 maggio. Lo stesso giorno in una scuola superiore della capitale, Gymnasia Ha’ivrit, una madre ha denunciato la positività del figlio. Il giorno successivo un altro caso tra gli alunni, non collegato al primo: scuola chiusa e tampone per tutti. Alla fine più di 150 studenti hanno avuto il coronavirus, oltre a 25 docenti. In una settimana a cascata la stessa scena si è ripetuta, con numeri inferiori, anche in altre scuole del Paese, da Tel Aviv a Eilat.
Un rapporto su Eurosurveillance, citato da Repubblica, spiega le ragioni dei focolai scoppiati tra i banchi. Innanzitutto il mancato rispetto della regola del distanziamento: in molte scuole le aule non erano sufficientemente spaziose per contenere, con le dovute precauzione, classi che in Israele arrivano a essere anche di 38 studenti. In più, anche per via del caldo, gli alunni sono stati esentati per alcuni giorni dall’obbligo di indossare la mascherina, mentre nel frattempo veniva utilizzata l’aria condizionata per rinfrescare le aule. Infine, è stato deciso di continuare a utilizzare gli scuolabus, così come di riprendere con le lezioni di educazione fisica.
Se quanto successo a Gerusalemme risale a maggio, i casi di focolai nelle classi e di scuole costrette a chiudere pochi giorni dopo la riapertura sono molto più recenti negli Stati Uniti. Il primo agosto il sovrintendente della Elwood Community School Corporation, nell’Indiana, ha scritto a studenti e genitori: “Primi due giorni di scuola fantastici!”. Dalla mattina successiva sono emersi i primi casi di dipendenti dell’istituto positivi al coronavirus e le classi sono state chiuse: si ritorna alle lezioni online. Rischia la stessa fine anche la Greenfield Central Junior High School, sempre in Indiana: come riporta il Nyt, dopo la positività di un ragazzo è scattata la quarantena di due settimane per tutti gli studenti che sono venuti a contatto con lui. Situazione simile anche in Mississippi, dove in una scuola superiore di Corinto una intera classe è già in quarantena a pochi giorni dalla riapertura della scuola.
L’ultimo caso riguarda invece la Georgia: una scuola elementare della contea di Cherokee è stato chiusa dopo che un bambino è risultato positivo al Covid alla ripresa dell’anno scolastico. L’insegnate e i venti compagni di classe sono finiti in quarantena per due settimane, ma anche gli altri alunni rimarranno a casa in attesa della sanificazione. Gli sviluppi recenti hanno invece convinto il governatore del Maryland, Larry Hogan, ha una retromarcia ancora prima che le lezioni riprendessero: le scuole private della contea di Montgomery, tra le più prestigiose d’America, dovranno iniziare l’anno scolastico a distanza. Lezioni da remoto anche per i 350mila ragazzi che erano pronti a tornare a scuola a Chicago, il terzo distretto del Paese.
È la stessa decisione presa dal ministro dell’Istruzione del Messico, Esteban Moctezuma: l’inizio dell’anno scolastico è stato fissato per il 24 agosto, ma non corrisponderà con il rientro in classe per 30 milioni di studenti. Moctezuma infatti si è convito che non sia sicuro riaprire le scuole con la pandemia ancora in corso e ha deciso per il piano b: saranno quattro emittenti private a trasmettere le lezioni via radio e tv e, ha detto il ministro, ci saranno 4.550 programmi televisivi e 640 programmi radiofonici in spagnolo e altre 20 lingue indigene. Verranno usati anche i computer, che però non sono diffusi come la televisione. Alcuni programmi scolastici prevedono lezioni via email, WhatsApp e classi virtuali su Zoom.