L’obiettivo resta quello di approvare una nuova legge elettorale entro il 20 settembre in un ramo del Parlamento. Nicola Zingaretti ha avvertito gli alleati e non cambia idea. Troppo “rischioso”, per il Pd, dare il via libera definitivo al taglio del numero dei parlamentari con l’approvazione del referendum costituzionale senza prima aver portato a casa i correttivi previsti nell’accordo di maggioranza, dall’ok a un sistema proporzionale fino al superamento della base regionale per l’elezione del Senato, per far fronte ad alcuni problemi di rappresentanza nelle Regioni piccole. Il M5s non si tira indietro, almeno stando alle parole di Luigi Di Maio: “Comprendo le preoccupazioni del Pd, l’accordo era che contestualmente alla riforma avremmo cambiato le regole del gioco: legge elettorale e regolamenti parlamentari. Confido nel fatto che parlandoci, all’interno della maggioranza, troveremo una soluzione“, dice il ministro degli Esteri a Repubblica. Tra i partiti che sostengono il governo le maggiori resistenze arrivano infatti da Italia Viva, che vuole il maggioritario.
Di Maio difende il taglio dei parlamentari, una battaglia vinta dal M5s ma anche “una riforma votata da tutto il Parlamento, di cui si parlava da venti anni e che ci normalizza. Solo l’Italia aveva un così alto numero tra deputati e senatori”, ricorda Di Maio a Repubblica. “Detto questo – aggiunge – sulla legge elettorale c’era un accordo e noi vogliamo rispettarlo“. Il nodo però sono soprattutto i tempi. Il Pd chiede di votare la nuova legge prima del referendum almeno in un ramo del Parlamento: “Noi – risponde Di Maio – non avremmo nessun problema“. Il problema però è trovare i numeri in maggioranza: se LeU chiede delle modifiche sulla legge di sbarramento, Iv per ora si è messa di traverso. Ancora ieri sera Matteo Renzi ha difeso l’idea di una legge elettorale maggioritaria. Secondo Di Maio per far passare il proporzionale però non servono i voti di Forza Italia: “Ripeto che non considero affatto esaurito lo spazio di dialogo sul tema. Sono convinto che le forze politiche di maggioranza sapranno trovare un punto di incontro“.
Tra i democratici si è già costituito un comitato per il No al taglio dei parlamentari e c’è chi pressa il segretario Zingaretti perché vada allo strappo sulla riforma, dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori all’orfiniano Francesco Verducci.. E non aiuta Zingaretti un’uscita come quella del capogruppo Andrea Marcucci, che chiede invece di riparlare di legge elettorale solo dopo il referendum costituzionale. A quel punto, sottolinea, su un sistema proporzionale potrebbero convergere sia i renziani che appunto Forza Italia: Renato Brunetta lo ha dichiarato a più riprese. Sull’ipotesi di un soccorso azzurro è arrivata però la frenata dalla senatrice Anna Maria Bernini: “La maggioranza è impantanata su tutto e non trova ovviamente la quadra nemmeno sulla nuova legge elettorale. I conti ormai li hanno rinviati a dopo le regionali, ma Forza Italia i suoi li ha già fatti, e non ci sarà alcun soccorso azzurro: su questo, come su tutte le altre questioni, ci muoveremo d’intesa con i nostri alleati che stanno nel centrodestra”, dichiara la presidente di Forza Italia a Palazzo Madama.