Si scioglie il nodo che ingarbugliava l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto agosto, ossia la proroga dei licenziamenti. Come preannunciato in mattinata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri il governo ha raggiunto una sintesi che permette di il provvedimento.

Da quanto si apprende il blocco dei licenziamenti proseguirà ma sarà “variabile” in base alle scelte delle aziende sull’utilizzo di Cig Covid e sgravi per fare rientrare i dipendenti al lavoro. Lo stop durerà in ogni caso almeno fino a metà novembre, data fino alla quale sono a disposizione in modo continuativo le nuove settimane di ammortizzatori predisposti per l’emergenza. Il meccanismo prevede infatti 9+9 settimane aggiuntive di Cig Covid a partire dal 13 luglio, che finirebbero appunto al 15 novembre se utilizzate per intero. Quindi, viene spiegato, per tutto il periodo in cui è possibile utilizzare la Cig non si potrà comunque licenziare, indipendente dal fatto che un’azienda scelga o meno di ricorrere all’ammortizzatore. Lo stop slitta invece fino al 31 dicembre per le aziende che usufruiranno degli sgravi per nuove assunzioni disponibili per 4 mesi a partire da settembre.

La bozza del decreto prevedeva invece il divieto di licenziare fino a fine anno ma solo per le aziende che facevano ricorso alla cassa integrazione. Per gli altri, il blocco sarebbe dovuto venire meno il 15 ottobre in concomitanza con la fine dello stato di emergenza. Sul punto si sono concentrate le pressioni contrapposte di Confindustria e sindacato. “Se il governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale”, hanno scritto ieri i segretari di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri in una nota congiunta. Opposto il tenore della presa di posizione di viale dell’Astronomia: “se l’esecutivo intende ancora protrarre il divieto dei licenziamenti, il costo per lo Stato sarà pesante. Come correttamente osservato dall’Ocse e da numerosi economisti, il divieto per legge assunto in Italia – unico tra i grandi paesi avanzati – non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa”. Nella maggioranza Movimento 5 Stelle e Leu puntavano ad estendere il divieto fino a fine anno al contrario di Italia viva. Più sfumata la posizione del Pd, che per bocca del responsabile Lavoro Marco Miccoli si era all’ultimi schierato a favore dell’estensione a fine 2020.

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