“Non esistono dati sperimentali di infettività a varie distanze. Quello che si sa è che queste macro-goccioline si trasmettono fino a due metri di distanza. E infatti la proposta iniziale di distanziamento nei locali chiusi era di circa 2 metri. Dopo un furioso dibattito, si è poi arrivato a un metro di distanza. E questa, di per sé, è una decisione politica“. Lo rivela a “In onda” (La7) Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di virologia e microbiologia dell’Ospedale universitario di Padova, a proposito della trattativa tra governo, Regioni e comitato scientifico sulle norme anti-covid da adottare nel paese.
Il virologo aggiunge: “Ricordo che i due metri o un metro di distanza non è che sono da considerarsi in valore assoluto, cioè non sono valori indipendenti dalla temperatura, dall’umidità, dai ricambi d’aria. Quindi, onestamente penso che non abbia un grande valore scientifico questa paranoia del metro di distanza se non si tiene conto di tutti gli altri fattori”.
Severo il giudizio di Crisanti sul mancato rispetto delle misure relative al distanziamento nei treni regionali, a differenza di quelli a lunga percorrenza: “La mancanza di coerenza è una sciagura. Si sta ripetendo quanto già accaduto per le mascherine: prima erano sconsigliate, poi hanno suggerito di realizzarle da soli, successivamente hanno detto che andavano usate le FFP2 e dopo quelle chirurgiche. C’è stata, insomma, una grande confusione – continua – La stessa cosa sta accadendo con il distanziamento nei treni. Per me il metro di distanza va rispettato anche nei convogli regionali, anche se questo ha un costo economico. Ma se il Cts ha fatto questo suggerimento sul metro di distanza ed è stata adottata una decisione politica, uno Stato serio la fa rispettare a tutti quanti“.