Calcio

Juve lenta, senza idee, senza rabbia: batte il Lione, ma è fuori dalla Champions League. Il solo Ronaldo prova a trascinarla ma non basta

Un rigore inventato dall'arbitro condiziona la partita dopo 10 minuti. Ma i bianconeri sono lenti e prevedibili e la reazione è solo nei piedi del suo campione che però non è sufficiente a eliminare i francesi, settimi in un campionato mai finito e alla prima partita ufficiale dopo 5 mesi di lockdown

Qualcuno dirà che la Juventus è uscita dalla Champions League per colpa di un rigore praticamente inventato. Ed in effetti è quel penalty assegnato dall’arbitro nella sua serata grottesca, il cucchiaio di Depay dal dischetto, a fare la differenza nella doppia sfida a distanza di lockdown e nel 2-1 finale, che dopo l’1-0 dell’andata premia i francesi per la regola dei gol in trasferta, davvero assurda in tempi post Covid. Ma sarebbe sbagliato prendersela col caso, o dare le colpe allo sciagurato direttore di gara Zwayer, che per altro ha ampiamente compensato nel corso della partita con un altro rigore altrettanto ridicolo. Ad essere mancata nella serata più importante è la Juventus, da Sarri che adesso il popolo bianconero esigerà come sacrificio sull’altare dell’ennesima delusione europea ai giocatori. La Juventus tutta, tranne Cristiano Ronaldo, che ancora una volta ha provato a trascinarla da solo, col suo carisma, i suoi colpi, la sua doppietta. Ma per il secondo anno di fila Cristiano Ronaldo da solo non basta.

I bianconeri di Sarri, lenti, prevedibili come non mai, non sono riusciti a battere – anzi, a battere sì, ma non ad eliminare – una squadra di metà classifica francese, che nella Ligue 1 mai finita per il Coronavirus è arrivata settima, fuori dalle coppe, e ha giocato una sola gara ufficiale negli ultimi 5 mesi. In campo tutta questa differenza si è vista, ma neanche è troppo. Rudi Garcia, vecchia conoscenza della nostra Serie A, con un’onesta consapevolezza dei propri mezzi, e dei propri limiti, ha replicato l’ottima prestazione dell’andata, dimostrando che i balbettii bianconeri non erano stati un caso. Poi certo, nulla sarebbe stato uguale senza l’irreprensibile Zwayer.

È lui che dopo dieci minuti cambia la partita ancora prima che sia cominciata: fischia e conferma senza neppure andare al Var un rigore che pesa un macigno per una scivolata improvvida in mezzo all’area di Bentancur, che però prende nettamente la palla. Forse viene punito un impercettibile sgambetto di Bernardeschi, in ogni caso l’arbitro non ha nemmeno un dubbio, e invece dovrebbe averlo. Nemmeno Depay dal dischetto, che beffa Szczesny col cucchiaio.

Dopo lo 0-1 è tutto diverso. Quella che era una rimonta difficile ma ampiamente alla portata dei bianconeri, diventa quasi un’impresa. La Juve ha bisogno di tre gol. Uno potrebbe farlo subito con Bernardeschi, che però dopo una magia sulla linea di fondo si addormenta dopo aver dribblato anche il portiere. Ma ci pensa sempre Zwayer a influenzare ancora le sorti del match, con un altro rigore per un colpo di braccio perfettamente attaccato al corpo da parte di Depay.

Pari e patta sui torti arbitrali, ma due errori non fanno una cosa giusta, perché il gol in trasferta dei francesi vale doppio (come si vedrà alla fine). Il copione non cambia, Pjanic procede a ritmi da ex calciatore (anzi, ex bianconero), Higuain non tocca palla, Dybala resta in panchina per l’infortunio e quando entra è costretto subito ad uscire. Senza alternative, e senza gioco, pensa Ronaldo, sempre Ronaldo. Dal nulla, con un tiro da trenta metri di sinistro che si infila all’incrocio piegando le mani del portiere, soprattutto minando le certezze del Lione.

Sul 2-1 la qualificazione è di nuovo alla portata, a un piccolo gol di distanza da segnare a un piccolo avversario. Ma il problema è che la Juve non c’è mai: né quando doveva reagire furiosa ad un torto arbitrale, né quando un regalo l’aveva agevolata, e nemmeno quando il suo campione più pagato l’aveva condotta per mano come un bambino fino a un passo dal traguardo. Niente, non un tiro, non una reazione, non un’idea di come vincere questa strana Champions d’agosto che di Champions ha solo il nome. Il Lione di Garcia soffre, ma passa tutto sommato meritatamente in un ottavo di finale in cui tutti lo davano per spacciato. Sarri si sbraccia, sbraita in inglese maccheronico contro il quarto uomo, suda in panchina. Fino al fischio finale, inutilmente. Forse anche lui adesso ha un po’ paura.

Twitter: @lVendemiale