Dopo la pubblicazione di parte del verbale del 3 marzo, il leader della Lega attacca Conte e l'esecutivo. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, fa notare che anche il leghista Attilio Fontana ha responsabilità nella vicenda della zona rossa nella Bergamasca
Arrestati. Non usa mezze parole Matteo Salvini, dal palco di da San Casciano, in Val di Pesa, con la candidata del centrodestra in Toscana, Susanna Ceccardi. “Al governo”, dice ai suoi sostenitori, “dovrebbero essere arrestati”. Il leader della Lega fa riferimento al contenuto, diffuso oggi, del verbale del 3 di marzo in cui il Comitato tecnico-scientifico suggeriva al governo di “adottare misure più stringenti”, come quelle “già prese nei comuni della zona rossa“, per Alzano Lombardo e Nembro, nella Bergamasca.
“Voglio proprio vedere i telegiornali”, esordisce l’ex ministro dell’Interno, “perché quando io mi soffio il naso in maniera sbagliata fanno sei edizioni straordinarie. Oggi sono usciti i verbali. Parrebbe che avessero chiesto di sigillare la Val Seriana. Il governo invece non ha sigillato le zone rosse ma il resto d’Italia: se fosse vero, andrebbero arrestati“. Detto che qui la sua posizione generalmente garantista, in termini giudiziari, verrebbe meno, Salvini punta all’accusa (in voga da ieri, quando grazie alla Fondazione Einaudi sono stati diffusi altri cinque verbali), secondo la quale l’esecutivo avrebbe deciso il lockdown quando gli scienziati proponevano azioni meno drastiche, arrecando, di fatto, un danno all’Italia intera. E non è un caso che i leghisti bergamaschi che siedono in Parlamento (Roberto Calderoli, Daniele Belotti, Simona Pergreffi e Rebecca Frassini) dicano la stessa cosa: “Hanno perso giorni preziosi per contenere la diffusione del virus e hanno istituito una dannosa zona rossa nazionale. Cosa racconterà Conte per non aver bloccato il contagio del virus dai focolai di Alzano e Nembro?”
Sul caso specifico, invece, è Giorgio Gori a ricordare a Salvini che in casa Lega qualche responsabilità c’è: se non altro perché al vertice della Lombardia ci stava (e ci sta) Attilio Fontana, a capo di una giunta a trazione leghista, con poteri legislativi che gli consentivano di isolare, se avesse voluto, la Bergamasca: “La Regione si è chiamata fuori“, ha scritto il sindaco del capoluogo orobico, “dicendo che la zona rossa non le spettava. Eppure non l’ha chiesto nemmeno al governo”. Gori, poi, sottolinea un altro aspetto: “Che il Comitato tecnico scientifico avesse raccomandato la zona Rossa in Val Seriana lo sappiamo dal 3 marzo. Che accade poi? Il governo esita quattro giorni e poi opta per la zona arancione estesa a tutta la Lombardia”.
E a far notare che la posizione assunta in questi giorni dal leader della Lega non è esattamente in linea con quanto affermava nei mesi scorsi, sono i due 5 stelle Alessio Villarosa e Manlio Di Stefano, rispettivamente sottosegretario all’Economia e agli Esteri: “Oggi dice che con il lockdown Conte ha ‘sequestrato’ mezza Italia, ma a marzo proprio lui chiedeva la chiusura totale. Il 10 di marzo, infatti, scriveva: ‘Chiudere tutto’ e ‘se salviamo la salute salviamo l’economia’”.