Ad accorgersene è stato l'ufficio dell'Inps che si occupa di individuare frodi. Coinvolti anche 2mila amministratori locali, compresi governatori regionali e sindaci. "Quei provvedimenti li abbiamo scritti per aiutare chi davvero stava soffrendo", commenta la viceministra Castelli. Il capo politico M5s Vito Crimi: "Odioso e insopportabile, se sono M5s portino dimissioni". Lezzi: "Se uno è M5s va subito espulso". Zingaretti e Delrio (Pd): "Vergognoso". Mulè (Forza Italia): "Non c'è privacy da tutelare nell’attività di un parlamentare". Salvini: "Sospensione immediata". E attacca: "L'ha permesso il decreto del governo e Inps ha dato i soldi. In qualunque Paese tutti si dimetterebbero"
Lo stipendio netto da 12.439 euro, evidentemente, non era sufficiente. Lo volevano arrotondare con il bonus che il governo, in piena emergenza Covid, ha introdotto per le partite Iva che a marzo e aprile si sono trovate in estrema difficoltà causa lockdown. Così cinque deputati della Repubblica italiana, rivela Repubblica, hanno fatto richiesta all’Inps per ottenere i 600 euro. L’istituto non diffonde i nomi, per motivi di privacy. Ma dalle prime indiscrezioni raccolte dal quotidiano romano, poi confermate da vari ambienti anche al Fatto, si tratta di tre parlamentari della Lega, uno del M5s e uno di Italia viva. Non basta: sarebbero coinvolti anche 2mila amministratori locali e tra loro anche governatori di Regione e sindaci. Immediato il diluvio di reazioni politiche, tra richieste di scuse, di dimissioni e di restituzione dei soldi. Il commento più utilizzato è “vergogna“. E, mentre su twitter diventa trend l’hashtag #FuoriINomi, da più parti arriva la richiesta che sia il presidente della Camera Roberto Fico a rendere noto chi siano i parlamentari coinvolti. Mentre Luigi Di Maio annuncia: “Se serve assumiamo ogni tipo di iniziativa parlamentare” perché i nomi vengano fuori.
M5s: “Vergogna, escano allo scoperto” – Fico dopo la notizia ha auspicato che “questi deputati chiedano scusa e restituiscano quanto percepito. È una questione di dignità e di opportunità. Perché, in quanto rappresentanti del popolo, abbiamo degli obblighi morali, al di là di quelli giuridici. È necessario ricordarlo sempre”. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e fino a gennaio capo politico del Movimento 5 Stelle, su facebook commenta: “È vergognoso. È davvero indecente. I nomi sono coperti dalla legge sulla privacy. Bene, siano loro allora ad avere il coraggio di uscire allo scoperto. Chiedano scusa agli italiani, restituiscano i soldi e si dimettano, se in corpo gli è rimasto ancora un briciolo di pudore”. E “non importa di quale forza politica” siano. Durissimo il capo politico Vito Crimi: “Mi auguro non sia vero che tra i 5 parlamentari che hanno richiesto il bonus Inps possa esserci qualcuno del Movimento 5 Stelle. Se così fosse, chiunque sia, sappia che oltre alla ‘confessione’ è meglio che presenti anche le dimissioni da parlamentare. Per me è già fuori dal MoVimento”.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà sottolinea che “se chiediamo ai cittadini di credere nella politica non possiamo accettare che 5 deputati abbiano usufruito del bonus. Si sta nelle istituzioni con disciplina e onore sempre”. La viceministra all’Economia, Laura Castelli, dal canto suo sottolinea: “Quando abbiamo pensato a questi provvedimenti, li abbiamo scritti per aiutare chi davvero stava soffrendo, chi si era ritrovato di colpo in difficoltà, chi ne aveva bisogno davvero”. “Mi fa arrabbiare, come cittadina prima ancora che come ministro, apprendere che 5 deputati della Repubblica avrebbero chiesto il bonus di 600 euro per le partite Iva”. scrive su Facebook il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. “È un atto grave del quale devono chiedere pubblicamente scusa agli italiani e subito dopo restituire le indennità e dimettersi”.
“La differenza del M5S sta nella reazione”, aggiunge su Facebook la senatrice M5S Barbara Lezzi. “Se è vero, come riportato dalle agenzie di stampa, che uno dei cinque deputati che hanno avuto il barbaro coraggio di intascare 600 euro di sussidio è del M5S, dobbiamo sapere chi è e deve essere immediatamente espulso. Non ci sono spiegazioni che tengano. Dagli uomini di Renzi e Salvini ce lo potevamo aspettare ma dai nostri proprio no”.
Pd: “Restituiscano i soldi” – Dal fronte Pd il segretario Nicola Zingaretti commenta solo: “Posso dire che è una vera vergogna?”. Sulla stessa linea il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio: “E’ un comportamento vergognoso. Non possono essere ammessi comportamenti simili da parte di eletti in Parlamento, soprattutto dinanzi alle difficoltà e alle sofferenze vissute da così tanti italiani in questi mesi. Restituiscano subito gli importi e chiedano scusa al Paese”. Il vicepresidente del Gruppo, Michele Bordo, chiede che Fico “trovi immediatamente la maniera per porre rimedio a questa ingiustizia, che è uno schiaffo enorme nei confronti di chi ha realmente bisogno”. Per Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera, “è giusto che gli italiani conoscano i loro nomi e chi si è comportato in questo modo deve assumersi le proprie responsabilità, incominciando con il restituire subito i soldi. Si faccia dunque chiarezza sulla vicenda e la si faccia subito”. Il portavoce di Sinistra italiana e deputato Leu Nicola Fratoianni auspica dimissioni ma aggiunge: “Si pone un problema più generale che riguarda le migliaia di persone col portafoglio gonfio che hanno approfittato del sostegno che il governo ha messo in campo. Quando abbiamo posto il problema nei mesi scorsi, siamo rimasti inascoltati. È ora di mettere limiti di reddito e patrimonio agli aiuti erogati. Altrimenti continueranno i casi di diseguaglianza, che gli italiani non possono permettersi”.
Forza Italia: “Spieghino se è stato un errore”. Salvini: “Decreto del governo l’ha permesso” – Per Forza Italia esprime “perplessità e sconcerto, per tacere della vergogna”, il portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato Giorgio Mulé: “Chi ha usufruito del bonus esca volontariamente allo scoperto e spieghi se, magari e auspicabilmente, si è trattato di un errore dovuto allo zelo di un consulente. Non c’è alcun segreto da proteggere né alcuna privacy da tutelare nell’attività di un parlamentare”. Matteo Salvini chiede la “sospensione immediata” dei cinque ma non perde occasione per attaccare anche il governo: “Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle Partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna. Che l’Inps (che non ha ancora pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori) abbia dato quei soldi è una vergogna. In qualunque Paese al mondo, tutti costoro si dimetterebbero“, scrive il leader leghista.
Linea seguita anche dalle forziste Mara Carfagna – “è ora ancora più evidente che questo sistema di bonus pensato dal governo è sbagliato, perché permette di richiedere e ricevere un sussidio anche a chi non ne ha assolutamente necessità” – e Mariastella Gelmini secondo cui “magari il governo potrebbe scrivere meglio le leggi per evitare simili storture”. Mentre Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia propone una via per scovare i “furbi”: “Visto che l’Inps non fa i nomi per questione di privacy, invito ogni parlamentare a dichiarare “#Bonus Inps io no!”. In modo che i nomi emergano lo stesso, per esclusione”.
Segnalazione dalla direzione centrale Antifrode dell’Inps – A segnalare i nomi dei deputati che hanno chiesto il bonus – richiesta non illegale ma “solo” totalmente inopportuna – è stata la Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’istituto previdenziale, scrive Repubblica, che ha individuato tra i beneficiari anche un “noto conduttore tv“. Ma per i cinque deputati c’è anche l’ombra del conflitto di interessi, visto che con una mano approvavano lo scostamento di Bilancio per finanziare le misure di aiuto e con l’altra facevano richiesta del bonus. Nonostante, come si sa, in quanto parlamentari oltre allo stipendio godano anche di svariati benefit: dai trasporti gratis ai 3mila euro per le spese telefoniche fino all’assistenza sanitaria.
I 600 euro, previsti dai decreti Cura Italia e Rilancio, erano destinati alle partite Iva e ad alcune specifiche categorie di autonomi. Vista l’emergenza in corso, non c’erano paletti né un reddito massimo da dimostrare per poter fare richiesta. Tuttavia sono stati tanti gli esclusi per cavilli e intoppi burocratici. E tante anche le persone che, pur avendo diritto all’indennità, hanno scelto di non riceverla in considerazione della propria situazione patrimoniale. Non è stato così per i cinque parlamentari. Che nonostante il lauto stipendio hanno incassato il bonus, alla faccia di chi, in quei mesi, ne aveva realmente bisogno.