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Discoteche, i dj spiegano come funziona la regolamentazione degli ingressi e perché gli assembramenti sono “inevitabili”

Divieti, permessi, regolamentazioni diverse da regione a regione: l’estate 2020 è un caos per le discoteche italiane, che spesso però sono aperte, a differenze di molti altri Paesi europei. Ci siamo fatti raccontare come stanno le cose da alcuni tra i migliori dj e organizzatori di eventi in Italia

di Alberto Scotti

“Non immaginavo nemmeno che si potesse tornare a lavorare, visto come si stavano prospettando le cose qualche tempo fa. Io sono di Milano, una delle città più colpite dal Covid, perciò non pensavo di riuscire a fare neanche una data quest’estate, mi ero messo il cuore in pace fino al 2021”. Albertino vive di serate in discoteca, oltre che di radio, da parecchi anni. Dalle grandi cavalcate nelle mega discoteche degli anni ’90 ai club più underground, fino alle piazze e ai palazzetti con il Deejay Time. Il suo è un parere importante, di chi ha visto l’Italia trasformarsi dalla prospettiva privilegiata e anomala della consolle. L’estate 2020 è sicuramente difficile per chi vive di clubbing: tra divieti (vi abbiamo raccontato la situazione di Ibiza), aperture (centro-sud Italia), aperture a metà, distanziamento (obbligatorio), assembramenti (inevitabili?), quali sono le dinamiche con cui si vive la discoteca in questa estate anomala? Si riesce a lavorare? Quali sono le rinunce o i cambiamenti che deve affrontare chi lavora nel settore? Ci sono invece i presupposti per una seria ripartenza in autunno? Per tracciare un bilancio completo e rispondere a questi interrogativi, ci siamo rivolti a personaggi che nel mondo dei club hanno un nome, un peso e un’autorevolezza riconosciuti.

Enrico Sangiuliano, classe 1986, è uno dei dj italiani di nuova generazione più amati nel mondo. Negli ultimi tre anni il suo nome è comparso in cartellone nei festival e nei locali più blasonati del circuito techno del pianeta. Da Berlino a Buenos Aires, dagli Stati Uniti all’Olanda, Sangiuliano è rimbalzato ai quattro angoli del globo fino a pochi mesi fa, quando ha dovuto fermarsi come tutti i colleghi. Ci dice che “è difficile fare delle previsioni. Io ho suonato per la prima volta dopo mesi a Cecina, vicino a Livorno, ed è stato bellissimo ritrovarci, ma sapevamo anche che poteva essere la nostra unica notte insieme per lungo tempo. È tutto appeso a un filo, gli assembramenti sono inevitabili perché il nostro mondo, quello dei club, esista, ma in questo momento sono in contrasto con ciò che sarebbe bene fare”. Un timore condiviso da tutti.

Leonardo Brogi si occupa di management e di booking, con la sua agenzia Reflex gestisce cioè serate di artisti come Sangiuliano, appunto, e altri nomi noti come Ilario Alicante, Luca Agnelli o addirittura tutti gli eventi del marchio Cocoon in Italia, ovvero il mondo di Sven Väth, dj tedesco tra i più acclamati e importanti di tutti i tempi. È lui a spiegarci nel dettaglio alcune delle paure più diffuse tra promoter e organizzatori. “Il primo istinto è quello di tenere tutto chiuso per tutelare la salute del pubblico e degli artisti. Noi delle discoteche siamo stati i primi a chiudere i battenti di nostra volontà ancora prima che ci fosse un’ordinanza in merito, perché la situazione era seria. Abbiamo poi riaperto per ultimi, e male, senza regolamentazioni univoche, perché ogni regione gestisce autonomamente le riaperture e non è proprio positivo, anche se capisco che la Lombardia abbia avuto più contagi della Puglia o della Toscana, o dell’Emilia Romagna”.

A fargli eco, Claudio Coccoluto, un nome che non ha bisogno di presentazioni, veterano dei dj italiani, amatissimo diverse generazioni di fan e da sempre grande protagonista internazionale della consolle: “il pasticcio iniziale parte dalla conferenza stampa Stato/Regioni, perché lo Stato ha lasciato alcune regioni decidere per se stesse, con dei dati clinici che ognuno può gestire che meglio crede, senza univocità. Questo ha creato il caos che vediamo: regioni che lavorano a pieno regime e regioni dove i locali non aprono, infine regioni dove puoi aprire il locale da ballo ma non puoi far ballare, un controsenso”. Dello stesso parere un’altra figura di peso dello show business italiano legato a dj e musica elettronica: Riccardo Lai, l’uomo dietro il successo di Amnesia Milano (club da cui passano ogni stagione i più importanti dj techno e house del mondo) e di Social Music City, una rassegna che ogni anno raduna, tra maggio e settembre, migliaia di ragazze e ragazzi all’ex-scalo ferroviario di Porta Romana, dal pomeriggio fino a mezzanotte, in un format molto europeo nei tempi e nelle modalità. Lai afferma che “c’è una grandissima confusione, non ho mai visto in vita mia cosi tante contraddizioni. Attualmente non è possibile aprire i locali al chiuso, non è possibile aprire locali all’aperto, o meglio, alcuni sì e altri no, alcuni con capienze normali, altri con riduzioni significative, altri ancora – ed è paradossale – al di sopra di qualsiasi capienza consentita pre o post Covid. Vengono avvantaggiate le località turistiche, perché saltando questa stagione, potrebbero tornare a lavorare tra un anno, ma altre città, come Milano, che hanno la possibilità di recuperare in inverno, vengono svantaggiate. Le decisioni sono prese basandosi su fattori prevalentemente economici”.

Infatti, se Milano è bloccata (ed è sufficiente fare una passeggiata per il centro per vedere quanto l’idea stessa della Milano dell’ultimo decennio, quella che aveva messo il turbo ed era lanciata tra le capitali mondiali sotto ogni aspetto, sia messa a durissima prova), le regioni turistiche registrano presenze forti e spesso i locali notturni di vario genere sono aperti. Giorgia Angiuli è una musicista, producer e cantante che con i suoi live ha girato parecchio il mondo degli ultimi anni. Il suo percorso, per certi versi, è simile a quello di Enrico Sangiuliano: grande considerazione della scena, tour intensi ovunque, presenza fissa nelle line up importanti in Italia e fuori. Per lei la parola d’ordine è “incertezza. Ho cancellato uno splendido tour internazionale e sto imparando l’arte dell’accettazione e della pazienza. Di sicuro è il periodo più strano di tutta la mia vita e ho dovuto mettere in discussione le mie certezze. Attualmente sono in Puglia, uno dei pochi luoghi in cui si stanno facendo eventi. Il primo agosto ho fatto la mia prima data post-Covid e mi sono emozionata come una bimba”.

Quasi omonima di Angiuli, Georgia Mos è invece una giovane dj emersa grazie al talent Top DJ su Italia 1. Il suo circuito è concentrato su club dalla programmazione più pop, e solitamente le sue pagine social raccontano di serate di successo con migliaia di fan. Anche lei parla di incertezze per il lavoro e il futuro, ma senza drammi e anzi con una nota di ottimismo: “Purtroppo stiamo vivendo un periodo davvero difficile sia per i club che per gli artisti. Fortunatamente la “giostra” è ripartita anticipatamente a quanto si pensava. Quello che ho riscontrato è la voglia di rimettersi in gioco da parte di alcuni locali che decidono settimanalmente il da farsi, soprattutto nell’avere ospiti o meno, e valutando tutti i pro e i contro. Non è facile per un club aprire dovendo fare entrare il 50% delle persone in meno, e dovendo garantire il distanziamento (ingestibile in una discoteca a mio parere), comprare mascherine, disinfettanti etc. È normale che si debba gestire i costi in maniera differente rispetto a prima anche per quanto riguarda gli artisti”.

Già: come funziona nel dettaglio la regolamentazione degli ingressi? E perché varia tanto da regione a regione? Ce lo spiega Brogi: “In Toscana ci sono delle regole imposte, faccio l’esempio del Tinì Soundgarden: massimo 1200 persone su un club che ha una capienza di 3800. Abbiamo venduto tutto in prevendita senza aprire la biglietteria in cassa. Questo ci ha permesso di gestire gli ingressi secondo le regole, ma anche la sicurezza, i bar, i bagni. Ma poi il problema è la pista, perché lì la gente vuole ballare, stare vicina, toccarsi, abbracciarsi, l’assembramento diventa inevitabile. In Romagna, invece, le regole sono meno stringenti, si possono portare anche 2500 persone in un club”. Un punto su cui torna anche Albertino: “La gestione del nostro settore da parte di governo e regioni non è stata per niente chiara. E lo capisco, perché rispettare le regole e mantenere le distanze in una discoteca è veramente difficile. Alcune date sono saltate perché c’è troppa incertezza, È tutto molto confuso, e soprattutto è difficilissimo “divertirsi ma non troppo”, nel senso che o apri o non apri. Se apri è ovvio che la serata dev’essere una festa. Se non è una festa non è una bella serata”.

Eppure, se c’è grande confusione sotto il cielo, emergono foto e video di serate, club e piccoli festival che cercano di riorganizzarsi, da Milano (Ride a Porta Genova, Cuori Impavidi all’Idroscalo e gli appuntamenti alla Triennale ne sono l’esempio) a VIVA e Locus in Puglia, fino alla riviera romagnola, che sembra tornata a splendere come non accadeva da anni nonostante la pandemia: la Villa Delle Rose, il Samsara Beach e il nuovo arrivato Musica Riccione propongono programmazioni di alto livello con nomi italiani e internazionali. Rispetto a molti Paesi europei, l’estate italiana dei club sembra aver parato in corner i danni peggiori, considerando che Ibiza ha totalmente proibito l’apertura ai suoi club e che i grandi festival europei sono saltati, dal Sónar di Barcellona al Tomorrowland in Belgio, che ha dovuto riparare su una curiosa edizione digitale in un mondo virtuale.

Ma il vero, grande interrogativo è quello sul futuro. “È davvero difficile fare previsioni per il futuro” dice Giorgia Angiuli. “Non mi sento spaventata dall’idea di suonare all’aperto ma non so cosa potrebbe accadere nei club al chiuso. Spero tanto che si possa ripartire quanto prima; una vita senza musica e concerti è come un film in bianco e nero”. Anche Albertino è dubbioso: “Per noi è tutto molto complicato, con i locali all’aria aperta è più semplice rispettare certe norme. In autunno, con i club al chiuso, sarà più difficile e probabilmente torneremo alla situazione di qualche mese fa, dobbiamo metterci il cuore in pace e aspettare il 2021”. Lai è anche più esplicito: “La popolazione Italiana storicamente cerca scorciatoie, se non si può andare in un luogo, si prova a fare un’altra strada, come se il problema fosse il tragitto. Forse succede anche perché abbiamo una classe politica per così dire “variegata” e l’italiano medio crede a chi più gli conviene, senza sforzarsi di avere una visione d’insieme e capire che rispettare le regole porta a risultati migliori. Purtroppo ad ora nessuno può pensare a lungo termine, non so cosa accadrà in autunno, ma il futuro, ad oggi, non promette nulla di buono”. Sul fronte dei pessimisti si inserisce Coccoluto, che ha visto “sfumare le belle parole che tutti ci siamo scambiati in chat durante il lockdown: si parlava di mettere al centro del mondo dei club i dj e i talenti italiani, invece sta tornando tutto come prima. Sulla ripartenza in autunno ho fortissimi dubbi. Non sono molto ottimista, a meno che non avremo buone notizie dai virologi”.

Dal canto suo, Cocco rilancia però con CFC, Club Festival Commission, una task force di settore che si è organizzata in modo serio e strutturato per interloquire con le istituzioni. “È una novità per il nostro mondo, e ho voluto prendermi la responsabilità di esserne portavoce. La nostra categoria non è mai considerata, siamo chiusi da fine febbraio senza prospettive ma in tv si parla solo di ristoranti e stadi”. E ottimista, in qualche misura, è Georgia Mos, secondo cui “i presupposti per una seria ripartenza ci sono se tutti decidono di rispettare le regole, ma la mia visione di solito positivista in questo momento è abbastanza spaventata dall’arrivo dell’inverno, stagione nella quale si può rischiare di richiudere tutto”.

Leonardo Brogi prova a mettere sul tavolo un esperimento. “Abbiamo visto grandi numeri nei club all’aperto? Ok. Assembramenti in pista? Ok. Ma era secondo i permessi e le regole? Sì. E soprattutto: queste situazioni hanno fatto registrare nuovi casi e focolai? Per ora no, quindi? Andrebbero affrontati i progressi di questo comportamento step by step, rilevando e monitorando come va dopo questi esperimenti di riapertura. Perché se è vero che dobbiamo stare molto cauti, non possiamo restare chiusi o aperti con queste forti limitazioni per sempre”. Potrebbe essere un’opzione praticabile. Ma resta il fatto che dopo l’estate si tornerà al chiuso, dove sarà più complicato mantenere le distanze. Enrico Sangiuliano la butta in una similitudine poetica: “l’autunno è un grande punto interrogativo per me, c’è enorme incertezza. mi sento come un foglietto di carta su un tavolino all’aperto sotto un cielo nuvoloso, e potrebbe iniziare a piovere”. Speriamo torni il sereno.

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